“Si celebra il 17 ottobre la Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà. È l’occasione per ricordare l’esistenza di una solida rete veneta della solidarietà, dove concorre la nostra Regione attraverso una serie di misure coordinate fra di loro e che valorizza il capitale umano che vede ricchezza nel tempo e competenze di molti volontari impegnati anche su questo tema, della cooperazione sociale oltreché la rete formale dei Comuni e degli ambiti sociali che operano attraverso l’assistenza sociale professionale”.
Con queste parole l’assessore alle Politiche sociali della Regione del Veneto, Manuela Lanzarin, sottolinea l’adesione all’importante appuntamento annuale. Un appuntamento reso più attuale dall’emergenza pandemica. Se il nord est del paese si è sempre dimostrato forte, infatti, a dimostrazione dell’operatività delle organizzazioni e dell’operosità delle persone che qui vivono, la pandemia ha scosso i sistemi produttivi creando un peggioramento della situazione.
“Nel 2020, in Italia, sono oltre due milioni le famiglie in povertà assoluta per un totale di oltre 5,6 milioni di individui, in significativo aumento rispetto al 2019 – sottolinea l’Assessore -. La crescita più ampia si registra nel Nord dove la povertà sale al 7,6% dal 5,8% del 2019; il valore si attesta al 7,1% nel Nord Est. Tale dinamica fa sì che, se nel 2019 le famiglie povere nel nostro paese erano distribuite quasi in egual misura fra Nord e Mezzogiorno, nel 2020 arrivano al 47% al Nord contro il 38,6% del Mezzogiorno, con una differenza in valore assoluto di 167.000 famiglie. Per quanto riguarda invece la povertà relativa[1], si può notare una marcata riduzione della soglia della spesa media mensile familiare per consumi: da 1.094,95 euro del 2019 a 1.001,86 euro del 2020”.
Proprio per far fronte alle difficoltà, la Regione ha sviluppato e sostiene degli interventi a favore delle persone più vulnerabili.
- Reddito di inclusione attiva (R.I.A.) – Sostegno all’Abitare (SoA) – Povertà educativa (P.E.)
- Empori della solidarietà
“Nel dettaglio – prosegue l’Assessore alle Politiche sociali – il Reddito di Inclusione attiva, promuove un modello di welfare di comunità al di là del puro sostegno economico. I dati confermano i risultati positivi: al momento si possono contare più di 4296 beneficiari, la misura è stata estesa a tutti i comuni del Veneto e vede l’impegno economico della Regione con 8,2 milioni di euro sia per il 2020 che per il 2021. È diventato ormai un modello di riferimento per molti Comuni partner. Le esperienze e buone pratiche messe in atto hanno evidenziato infatti come solo attraverso politiche di accompagnamento e sostegno, formazione e recupero delle capacità e potenzialità è possibile reinserire la persona socialmente e lavorativa mente affinché riacquisti una propria dignità”.
Il R.I.A. parte da concetti semplici che stanno alla base dell’agire sociale: mette la persona e il nucleo familiare al centro del percorso, cercando di prevenire la marginalizzazione sociale; lavora sulla comunità e sulla rete ponendo il lavoro dell’assistente sociale e delle professioni sociali al centro del sistema. Il lavoro delle professioni sociali genera welfare di comunità e di prossimità valorizzando le risorse della persona con una presa in carico integrata e multidimensionale.
“In questo senso – aggiunge – il sostegno all’abitare e la povertà educativa diventano parte integrante della misura R.I.A. in quanto componenti di un approccio multidimensionale che fa riferimento alla situazione della persona nella sua interezza. I dati al 31.12.2020 misurano i risultati del progetto a quella data: il numero di beneficiari è stato di 2.170 per il R.I.A. sostegno e 883 per il R.I.A. inserimento per un totale di 3.053 individui. (+ 56%). Il 46% dei beneficiari è di sesso maschile e il 54% di sesso femminile confermando purtroppo un trend in crescita rispetto all’annualità passata per quanto riguarda i nuclei composti prevalentemente da donne sole o mamme con figli (erano 49%)”.
I beneficiari sono per il 64% italiani e 36% stranieri, il trend è in crescita per gli stranieri rispetto all’annualità passata (31%). La fascia di età predominante si conferma quella dai 36 ai 55 anni, dimostrando come il progetto vada a incidere sensibilmente proprio in quella percentuale di beneficiari che hanno difficoltà a inserirsi o reinserirsi nel mondo del lavoro. Per quanto riguarda il livello di istruzione, si tratta di persone con bassa scolarizzazione e scarsa qualificazione professionale (spesso licenza media), questo dato insieme alla fascia di età maggioritaria (dai 36 ai 55 anni) li rende difficilmente inseribili nel mondo del lavoro e con mancanza di risorse personali ed economiche di supporto. L’importo erogato a ciascun cittadino varia dai 450/500 euro mensili per l’Inserimento ai 200/350 per il Sostegno. Il R.I.A. vede il coinvolgimento di più di 760 fra associazioni, parrocchie, fondazioni, forze dell’ordine, cooperative sociali, IPAB, privati, e altre Organismi di Volontariato.
“Altro importante colonna è la Rete degli Empori della Solidarietà, omogeneamente distribuita sul territorio regionale – dice ancora l’Assessore – tutt’oggi sono infatti presenti 28 Empori nelle varie province. Mediante gli Empori è stata valorizzata l’attività di redistribuzione delle eccedenze, il riciclo e l’educazione a stili di vita sostenibili. Dall’ultima rilevazione al 31.12.2020 risultano assistiti a livello regionale 88.267 nuclei familiari per un totale di 67.506,86 quintali di eccedenze alimentari raccolte e redistribuite. In questo particolare momento storico caratterizzato dall’emergenza sociale determinata dal Covid-19, la rete degli Empori della solidarietà ha dimostrato di sapersi adattare alle situazioni e ai bisogni emergenti nel territorio, anche ampliando le sue funzioni Ad esempio potenziando le attività di consegna a domicilio in rete con il Comune, la protezione civile, la croce rossa, altri enti del terzo settore e la comunità”.