21 luglio 1969: l’uomo è sulla Luna. I ricordi di chi c’era e la pagine della “Voce” dedicate allo storico evento

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«Un piccolo passo per un uomo, un salto da gigante per l’umanità». Sono le prime, storiche, parole pronunciate da Neil Armstrong comandante della missione spaziale Apollo 11, primo uomo a toccare il suolo lunare.

Sono le 2 e un quarto di notte circa del 21 luglio 1969. A seguire l’evento che ha segnato una tappa fondamentale per l’uomo nello spazio ci furono circa 500 milioni di persone incollati alla tv. La prima passeggiata lunare fu, infatti, trasmessa in diretta televisiva per un pubblico mondiale. Anche dal punto di vista della comunicazione fu, dunque, un fatto senza precedenti.

Per l’Italia è rimasta storica la diretta televisiva della missione spaziale commentata da Tito Stagno insieme a Ruggero Orlando da Houston. Si trattò di una vera e propria maratona di 25 ore (“25 ore sulla Luna” il titolo), in cui furono mandate in onda, in diretta, le varie fasi dell’allunaggio. Oltre 20 milioni di italiani seguirono la diretta.

La Terra vista dalla Luna (fonte, Nasa).

I ricordi di un giorno storico

Tra questi anche mons. Lodovico Furian (classe 1940),già vicario generale, oggi collaboratore dell’Up S. Andrea e Araceli, allora insegnante in seminario. «Quando è avvenuto l’allunaggio – racconta – ero al Pordoi nella casa gestita dall’Azione cattolica, con un gruppo di seminaristi. Quella sera abbiamo visto il collegamento con la base americana e poi con ungruppetto di più resistenti abbiamo atteso l’allunaggio, un momento sorprendente, che avevamo il dubbio avvenisse. Ricordo la gioia pionieristica di poter condividere una esperienza eccezionale. Già avevamo seguito i preparativi le settimane precedenti e poi la partenza. Ricordo con nitidezza l’emozione di quei momenti che ci hanno permesso di sentire l’impresa anche un po’ nostra. Ci sembrava di essere lì».

Il vescovo Beniamino Pizziol associa il primo uomo sulla Luna al “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” che in apertura recita “Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, Silenziosa luna?/Sorgi la sera, e vai,/Contemplando i deserti; indi ti posi./Ancor non sei tu paga/Di riandare i sempiterni calli?”. La sera del 20 luglio 1969 lo studente Beniamino Pizziol era in vacanza con altri seminaristi a S. Vito di Cadore dove, con altri compagni, mons. Pizziol vide i primi passi sulla luna. «Immagini non sempre nitide. Sicuramente provammo stupore, meraviglia, ma anche timore e tremore per le domande che questo fatto portava con sé. Non era solo qualcosa di spettacolare, ma anche un segno dei tempi. Le domande erano: “C’erano altre forme di vita nell’universo?” “Che rapporto c’è tra fede e scienza?” “Qual è il senso della salvezza?”».

Apollo 11 concluse la corsa allo spazio intrapresa da Stati Uniti e Unione Sovietica nello scenario più ampio della guerra fredda, realizzando l’obiettivo, che il presidente degli Usa John F. Kennedy aveva definito nel 1961 davanti al Congresso, “di far atterrare, prima che finisca questo decennio, un uomo sulla Luna e farlo tornare sano e salvo sulla Terra”. Questa corsa Usa – Urss era seguita con passione anche da noi, soprattutto da chi si occupava di politica come Luciano Righi (già consigliere regionale e parlamentare), allora trentenne e consigliere comunale a Vicenza. «Questo evento sicuramente ci inorgoglì come europei, amici degli americani». Righi ricorda come questo non fu solo un evento dentro la corsa per gli armamenti. «Sapevamo che questo risultato avrebbe portato grandi benefici anche su molti altri settori da quello medico a quello industriale. In questo senso ero colpito da come l’uomo sapeva superare limiti che potevano sembrare invalicabili».

Comuni i sentimenti anche per Franca Fiaccadori allora giovane trentenne che ricorda l’emozione fortissima di quella notte. «Eravamo a Solda (sullo Stelvio) con l’associazione la Giovane Montagna di cui faccio parte da più di 60 anni. Lì non c’era la tv e, per questo, la notte ci siamo alzati e siamo andati a Gomagoi dove abbiamo trovato un luogo con la televisione. È stato davvero emozionante, soprattutto poi uscire e, nel vedere la luna piena, pensare che lassù era arrivato l’uomo».

Paolo VI assiste al momento dell’allunaggio (fonte, Vatican News).

Le parole del Papa Paolo VI

“Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini del buon volere! – è l’entusiasta saluto di Papa Paolo VI rivolto agli astronauti dell’Apollo 11 -. Noi, umili rappresentanti di quel Cristo, che, venendo fra noi dagli abissi della divinità, ha fatto echeggiare nel firmamento questa voce beata, oggi vi facciamo eco, ripetendola come inno di festa da parte di tutto il nostro globo terrestre, non più invalicabile confine dell’umana esistenza, ma soglia aperta all’ampiezza di spazi sconfinati e di nuovi destini. Gloria a Dio!

E onore a voi, uomini artefici della grande impresa spaziale! (…). Onore a voi, che, (…) notificate al mondo l’opera e l’ora, la quale allarga alle profondità celesti il dominio sapiente e audace dell’uomo. (…) Qui, parla a voi astronauti, dalla sua specola di Castel Gandolfo, vicino a Roma, il Papa Paolo sesto. Onore, saluto e benedizione a voi, conquistatori della Luna, pallida luce delle nostre notti e dei nostri sogni! Portate ad essa, con la vostra viva presenza, la voce dello spirito, l’inno a Dio, nostro Creatore e nostro Padre”.

Le pagine della Voce dei Berici

Nel 1969 La Voce dei Berici dà spazio all’evento che ha cambiato la storia dell’uomo in tre numeri. Il giorno esatto dell’allunaggio – 20 luglio – apre titolando “La fantascienza diventa realtà”. L’allora direttore don Adriano Toniolo dedica all’evento un lungo e tagliente editoriale: «Il nostro occhio che segue il volo dell’Apollo 11 – scrive don Toniolo – non cessa di mirare i fatti sconcertanti del mondo: perché tanti miliardi di dollari (ne furono spesi 16mila miliardi ndr) sacrificati al satellite della Terra, quando con la stessa cifra si potrebbero salvare milioni di uomini vittime dell’ignoranza, delle malattie, della fame, del sottosviluppo economico e morale, dello sfruttamento, dell’odio che genera le guerre?

La conclusione che sarebbe meglio pensare ai continenti terrestri e agli individui che ci vivono è solo apparentemente saggia. Il progresso della scienza non si ferma (sarebbe un suicidio collettivo) e la corsa alla luna – tolto forse il di più di spesa dovuto al non accordo tra le due grandi potenze capaci di simili imprese – aiuta l’umanità a trovare le condizioni per una vita terrestre migliore».

Il nostro settimanale, nel numero successivo (27 luglio), dà ancora spazio all’imponente investimento, raccontando nei dettagli la storica impresa con dettagli curiosi. Dal monitoraggio del battito cardiaco dei tre austronauti (sei al secondo), all’invio dei dati biomedici dalla navicella a Houston. L’efficientissimo controllo medico fu un ‘lavoraccio’ di 80 miliardi di calcoli al giorno, riesci possibili dal computer P101 realizzato dalla italiana Olivetti anche grazie a un vicentino: Gastone Garziera.