Il presidente del Consiglio Regionale Veneto Roberto Ciambetti e il 25 aprile

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presidente roberto ciambetti, su trump
Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio Regionale del Veneto

Caro direttore,
“Viva San Marco!” con queste parole Renzo Tramaglino il protagonista dei manzoniani Promessi Sposi saluta la nuova terra, attraversando il fiume Adda, dove finirà per sistemarsi con la sua Lucia diventando cittadini della Serenissima, in uno stato governato con maggior saggezza e con più garanzie, diritti e libertà rispetto alla Lombardia spagnola. Renzo Tramaglino fugge da Milano, scampa alla prigionia e scopre libertà e giustizia nella Repubblica di Venezia. Questo episodio torna alla mente in occasione del 25 aprile quando si celebrano assieme la festività di San Marco e la Liberazione.
Riandando alla lezione di Émile Benveniste, ricordiamo che etimologicamente il termine libertà sia nella radice indoeuropea leuth o leudh, da cui elèutheria in greco e libertas in latino, sia in quella sanscrita frya, che porta a freedom in inglese e Freiheit in tedesco, indica un processo di condivisione e impegno collettivo. Termini individuali per eccellenza come libertà, amore e amicizia, si esaltano nella sfera sociale e in molte lingue condividono le stesse radici: love, friend, Liebe e Freund. In latino i “liberi” sono i figli e ancora oggi noi usiamo il termine “liberalità” per indicare un dono. E’ una coincidenza casuale ma affascinante quella per cui questo legame antico tra libertà e amore rivive nella tradizione secolare veneziana del dono nel giorno di San Marco del bocciolo di rosa di mariti e fidanzati alla propria amata. Il 25 aprile giorno di San Marco parla a tutti della libertà, dell’amore, dell’amicizia e dell’impegno comune che devono ispirare ciascun cittadino, perché la libertà non è il fare ciò che si vuole, ma è l’esercitare un diritto rispettando contemporaneamente il diritto altrui, così come in amore e nell’amicizia non possono esistere sopraffazione, abusi e prepotenze.
Ecco allora la libertà come pilastro di una Nazione e una società come la nostra che pur dovendo fare i conti con la sconfitta, le ceneri e macerie, non solo materiali, della Seconda Guerra Mondiale voleva guardare speranzosa al futuro: 25 aprile, San Marco, Libertà, la nuova rinascita, la parità tra uomo e donna. In questo sguardo fiducioso di allora ritroviamo la forza, la cultura e l’impegno di uomini come Giacomo Matteotti, parlamentare veneto di Fratta Polesine, di cui quest’anno ricorre il centesimo anniversario dell’assassinio il 10 giugno 1924, assassinato perché uomo libero e avversario di ogni oppressore. Antifascista per eccellenza, pacifista convinto ma anche convinto anticomunista, Giacomo Matteotti, divenne il simbolo dell’impegno per la libertà, per la giustizia e la pace, cioè i valori che sarebbero stati i veri pilastri della ricostruzione etica e politica dell’Europa post-bellica.
Temi questi che devono far riflettere in questa giornata, lontani dalla retorica quanto vicini ai problemi sofferti dalla maggioranza della popolazione in un mondo segnato da guerre inaccettabili e da crescenti povertà, con troppi lavoratori soprattutto giovani sottopagati e troppe famiglie che a fatica arrivano alla fine del mese anche nel nostro Paese. Il povero è schiavo e oppresso.
La riflessione sulla libertà è sempre più necessaria: il contrario dell’essere libero è lo schiavo. L’opposto della vita libera è una vita cattiva e il contrario della libertà è la cattività. La stessa cattività da cui, per costruirsi una nuova vita, da Milano fuggiva verso una nuova vita Renzo Tramaglino al grido di “Viva San Marco”.

Roberto Ciambetti, Presidente del Consiglio regionale del Veneto