5 settembre 1972, strage delegazione israeliana alle Olimpiadi di Monaco: 50 anni dopo Germania risarcisce con 28 mln familiari vittime ma non il dolore

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Olimpiadi di Monaco, 5 settembre 1972: we remember le vittime israeliane
Olimpiadi di Monaco, 5 settembre 1972: we remember le vittime israeliane

Otto uomini del commando di Settembre Nero entrarono in azione poco prima dell’alba del 5 settembre 1972, 50 anni fa, sorprendendo la delegazione dello Stato ebraico alle Olimpiadi di Monaco di Baviera nel sonno. I terroristi spararono e uccisero immediatamente l’allenatore di wrestling Moshe Weinberg e il sollevatore di pesi Josef Romano, che morì dissanguato, mentre altri nove tra atleti e coach israeliani venivano presi in ostaggio e successivamente assassinati.

Il 5 settembre 1938, 33 anni prima, il re Vittorio Emanuele III, mentre si trovava in vacanza nella tenuta di San Rossore, appose la firma sulle vergognose leggi razziali, razziste detto meglio, dando inizio ad un incubo per gli ebrei italiani e gli apolidi dislocati in Italia che di colpo si troveranno privati di tutto.

Coincidenza la data del 5 settembre? Di certo dubito che i terroristi fossero dotati di una così sottile analisi di confronto e soprattutto fossero a conoscenza di quello che firmò re Vittorio Emanuele III. La coincidenza fa comunque riflettere.

Strage alle Olimpiadi di Monaco, foto Ansa Olimpiadi di Monaco del 1972, la squadra israeliana vittima di attentato
Strage alle Olimpiadi di Monaco, foto Ansa Olimpiadi di Monaco del 1972, la squadra israeliana vittima di attentato

Ancora oggi troppi documenti secretati sulla strage alle Olimpiadi di Monaco: alle 4 del mattino circa del 5 settembre 1972 i terroristi si avvicinarono alla recinzione del Villaggio Olimpico, con borse sportive e tute di tipo olimpico con i vari loghi e nello stesso momento (questa è una delle ipotesi su come entrarono, ndr) in cui alcuni rientravano atleti canadesi, che avevano infranto le “regole” intrattenendosi nei locali di Monaco e che, scambiandoli per atleti, li aiutarono a scavalcare la recinzione.

La premier israeliana Golda Meir mise a disposizione un commando israeliano scelto per la liberazione degli ostaggi, proposta subito respinta dal cancelliere tedesco Willy Brandt e la vicenda si concluse il 6 settembre con il massacro degli israeliani. Morirono anche 5 terroristi e un poliziotto.

Strage alle Olimpiadi di Monaco, I funerali in Israele
Strage alle Olimpiadi di Monaco, I funerali in Israele

Dopo cinquant’anni (la giustizia sembra uguale in mezza Europa) si è giunti a un accordo risarcitorio per i famigliari delle vittime israeliane pari a circa 28 milioni di euro (22,5 milioni sarebbero a carico del governo federale, 5 milioni a carico della Baviera e 500mila euro della città di Monaco). L’accordo prevede anche l’istituzione di una commissione di storici tedeschi e israeliani che riesamini i fatti del 1972, e l’ammissione delle responsabilità tedesche nella morte degli 11 atleti. Il dolore non viene mai risarcito, possono passare decenni ma si calcifica dentro, in maniera tanto forte quanto è stato l’amore che ha accompagnato i momenti di vita.

Con ventotto milioni di euro la Germania si ripulisce, crede di sanare il debito, ma dimentica che non c’è denaro che possa coprire la responsabilità morale che ha avuto in questa strage. Gli archivi vanno aperti, messi a disposizione del mondo… i mandanti di questa strage probabilmente furono più di uno. Si sussurra che l’idea dell’attacco sia stata probabilmente concepita a Roma in un bar di piazza della Rotonda, dove s’incontrarono due esponenti di Al Fatah assieme ad Abu Muhammad, dirigente di Settembre Nero.

Strage alle Olimpiadi di Monaco, le bare
Strage alle Olimpiadi di Monaco, le bare

Ricordiamo le vittime israeliane della strage alle Olimpiadi di Monaco:

David Berger, 28 anni, pesista, nato negli Stati Uniti d’America e recentemente emigrato in Israele.

Ze’ev Friedman, 28 anni, pesista, nato in Polonia e sopravvissuto alle persecuzioni razziali naziste.

Yossef Gutfreund, 40 anni, arbitro di lotta greco-romana, padre di due figlie.

Eliezer Halfin, 24 anni, lottatore, nato in Unione Sovietica, cittadino israeliano da pochi mesi.

Yossef Romano, 31 anni, pesista, nato in Libia, padre di tre figli e veterano della guerra dei sei giorni. Famiglia di origine italiana ma residente a Bengasi.

Amitzur Shapira, 40 anni, allenatore di atletica leggera, nato in Israele, padre di quattro figli.

Kehat Shorr, 53 anni, allenatore di tiro a segno, nato in Romania, aveva perso la moglie e una figlia durante la Shoah.

Mark Slavin, 18 anni, lottatore, nato in Unione Sovietica ed emigrato in Israele nel maggio 1972.

André Spitzer, 27 anni, allenatore di scherma, nato in Romania e padre di una bimba di pochi mesi.Yakov Springer, 51 anni, giudice di sollevamento pesi, nato in Polonia e unico sopravvissuto del suo nucleo familiare all’Olocausto.

Moshe Weinberg, 33 anni, allenatore di lotta greco-romana, nato in Israele.

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Paola Farina
Nata a Vicenza il 25 gennaio 1954, studentessa mediocre, le bastava un sette meno, anche meno in matematica, ragazza intelligente, ma poca voglia di studiare, dicevano i suoi professori. Smentisce categoricamente , studiava quello che voleva lei. Formazione turistica, poi una abilitazione all’esercizio della professione di hostess di nave, rimasta quasi inutilizzata, un primo imbarco tranquillo sulla Lauro, un secondo sulla Chandris Cruiser e il mal di mare. Agli stipendi alti ha sempre preferito l’autonomia, ha lavorato in aziende di abbigliamento, oreficeria, complemento d’arredo, editoria e pubbliche relazioni, ha girato il mondo. A trent’anni aveva già ricostruito la storia degli ebrei internati a Vicenza, ma dopo qualche articolo, decise di non pubblicare più. Non sempre molto amata, fa quello che vuole, molto diretta al punto di apparire antipatica. Dove c’è bisogno, dà una mano e raramente si tira indietro. E’ generosa, ma molto poco incline al perdono. Preferisce la regia alla partecipazione pubblica. Frequenta ambienti ebraici, dai riformisti agli ortodossi, dai conservative ai Lubavitch, riesce nonostante il suo carattere a mantenere rapporti equilibrati con tutti o quasi. Sembra impossibile, ma si adegua allo stile di vita altrui, in casa loro, ovviamente.