50 anni Bandiera del Veneto, Roberto Ciambetti: “Messaggio di speranza e prosperità: Pax Tibi”

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Bandiera della Regione Veneto

Il 9 aprile del 1975 il Consiglio regionale del Veneto approvava, dopo un lungo e travagliato dibattito nella I Commissione consiliare, il logo, lo stemma e la Bandiera della Regione del Veneto, che ancor oggi, con le modifiche apportate nel 1999, rappresenta la nostra Regione e i suoi abitanti.

Relatore in aula del provvedimento in quell’aprile di cinquant’anni fa, il professor Sergio Dalla Volta, grande figura innovativa della cardiologia internazionale, docente dell’Università di Padova, consigliere regionale eletto nella Prima Legislatura nelle file del Partito Repubblicano e promotore di una proposta di legge per l’adozione della bandiera regionale del Veneto.

Mi piace sottolineare il ruolo svolto dal professor Dalla Volta, uomo che meriterebbe adeguato ricordo e valorizzazione non solo come cardiologo ma anche come politico, e che proprio nella sua relazione in aula sottolineò come nella Repubblica Serenissima “sotto la protezione del Leone alato il sistema politico dava ai cittadini la sicurezza della legge e la tutela della libertà” assicurando “lo sviluppo economico e culturale della nostra regione e dello Stato veneto” con la Repubblica di Venezia assunta “alla testa del movimento di rinascita europea”.

Sintesi mirabile e parole che a rileggerle oggi fanno emozionare e riflettere. Se lo Statuto approvato dal Consiglio regionale già nel 1970 fissava il concetto di “popolo veneto” la bandiera, approvata alla fine della prima legislatura, precisava l’identità di quel popolo e il suo legame con la storia della nostra terra: il Consiglio scelse sette fiamme a rappresentare le sette province venete e, come simbolo comune, il Leone di San Marco, quello dipinto su mandato della Repubblica, nel 1415, da Jacobello da Fiore per la Sala dell’Avogaria de Comun in Palazzo Ducale, Leone che reca nel libro aperto il monito “Qui si lascia da parte l’odio, ogni gelosia ed impetuosità, qui si punisce il delitto baciato sull’ago della verità”.

La scelta del Leone di Jacobello non fu propriamente semplice, anzi, il dibattito in commissione consiliare fu aspro e in certi momenti teso, una tensione che traspare anche nel dibattito del 9 aprile del 1975. Lo stesso professor Dalla Volta avrebbe preferito il leone tradizionale veneziano di color oro su sfondo rosso, mentre il Pci avrebbe voluto indire un concorso, per la realizzazione della nuova bandiera: nella Dc prevalse l’orientamento sul Leone del 1415, commissionato dal Senato veneziano proprio negli anni in cui la Serenissima stava conquistando la terraferma veneta dando vita allo stato ‘de tera’.

Con la scelta del Leone di Jacobello, si stabiliva un nesso forte con la Storia della Serenissima, quasi a vedere nella neonata Regione una sorta di continuità della Repubblica di Venezia.

Oggi, la bandiera dei veneti unisce alla storia il presente delle genti venete, quanti vivono in Veneto, quanti vivono in territori a lungo sotto la Repubblica di Venezia e che oggi si riconoscono nella nostra storia comune e i tanti costretti a cercar miglior fortuna all’estero, dove hanno contribuito a creare la ricchezza di intere nazioni.

In un mondo scosso dal riarmo e da minacce di guerra, la nostra bandiera chiama tutti alla lezione della storia: “Pax Tibi”, si legge nella nostra bandiera, speranza e saluto di prosperità, sviluppo e benessere comune, l’esatto contrario della disperazione, imbarbarimento e dolore che ogni guerra porta con sé.

Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio della Regione Veneto