«Circostanze straordinarie richiedono misure straordinarie». Queste le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron per introdurre l’accordo raggiunto con la Cancelliera tedesca Angela Merkel. I due leader propongono un piano di ripresa «ambizioso, temporaneo e mirato» da 500 miliardi di euro, legato al bilancio pluriennale europeo.
È forse dagli anni novanta che non si assisteva ad una presa di posizione di tale importanza per il futuro dell’Europa. Rappresenta «un vero cambiamento di filosofia» e una «trasformazione molto profonda» sottolinea Macron. È un primo passo, concreto, per affrontare la crisi economica a livello europeo.
Francia e Germania hanno trovato l’accordo per istituire un fondo per la ripresa che, se venisse in seguito accolto dalla Commissione europea, introdurrebbe la prima forma di emissione di debito comune: il fondo per la ripresa infatti si finanzierebbe sul mercato emettendo obbligazioni in nome dell’Unione Europea.
Proprio questo è il tema che da settimane divide l’Europa, con i Paesi del Nord guidati dalla Germania, tramite l’Olanda… portavoce con Austria, Danimarca e Svezia, contrari all’indebitamento comune. Fino a ieri. L’accordo franco-tedesco sembra segnare la fine della fase di stallo seguita all’ultimo Consiglio europeo.
Analizzando il documento diramato, risulta chiaro che le due parti sono giunte non senza qualche difficoltà ad un compromesso. La dotazione ipotizzata per il fondo rappresenta la metà dell’iniziale richiesta dei Paesi del Sud, che premevano per uno stanziamento di 1000 miliardi. Inoltre è esplicitamente richiesto che le risorse vengano concesse sulla base di «un chiaro impegno degli Stati membri ad applicare politiche economiche sane e un’ambiziosa agenda di riforme».
Tuttavia, la novità più interessante è nella conferenza stampa si è parlato di sovvenzioni a fondo perduto anche se nel testo scritto non mancano al riguardo passaggi non proprio chiari su quelli che sarebbero non più prestiti, ma aiuti a fondo perduto, che oltretutto «non saranno rimborsati dai destinatari, ma dagli Stati membri».
Le risorse raccolte tramite le obbligazioni, quindi, verrebbero trasferite ai «settori e alle regioni più colpiti, sulla base dei programmi di bilancio dell’UE e in linea con le priorità europee», mentre i contributi al bilancio della Commissione europea sarebbero dovuti in proporzione al PIL.
Le risorse che potrebbero arrivare in Italia, se l’accordo venisse accettato all’unanimità dai Paesi dell’Unione, sono stimate a circa 100 miliardi di euro.
Nel documento presentato dai due leader il fondo per la ripresa si inserisce in un programma articolato in quattro punti. Oltre al suddetto fondo si propone il recupero della «sovranità sanitaria», intesa come lo sviluppo dell’industria europea nel settore medicale e la ricerca per un vaccino europeo; una riforma delle leggi sulla concorrenza europea per favorire la nascita di campioni industriali transnazionali; infine si parla di transizione tecnologica e informatica, accelerando sulle reti di quinta generazione e rinnovando l’impegno del Green New Deal comunitario.
La reazione dei mercati è stata decisamente positiva, specialmente per l’Italia visto che lo spread Btp-Bund ha segnato un calo di 30 punti base dopo l’annuncio di Parigi e Berlino.
Palazzo Chigi considera la proposta «un buon punto di partenza», anche se ancora «da ampliare». Il governo fa sapere che il documento «è frutto del lavoro congiunto con altri partner europei, in primis l’Italia».
Tra i Paesi rigoristi invece si leva fin da subito il dissenso del Cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che su Twitter scrive «la nostra posizione rimane invariata», ricordando che l’Austria e altri Paesi del Nord sono sì disposti ad aiutare i Paesi più colpiti, ma attraverso la concessione di prestiti, non aiuti a fondo perduto.
Ci sarà molto da discutere nei prossimi giorni, poiché le posizioni degli altri Paesi appaiono ancora distanti. Ma sembra che l’asse Parigi-Berlino abbia saputo ritrovare l’intesa nel momento decisivo, dopo le divergenze emerse negli ultimi 2 mesi. «Non è un accordo dei 27 paesi dell’Unione Europea, è un accordo franco-tedesco. Ma non c’è accordo fra i 27 se prima non c’è un accordo franco-tedesco» sottolinea Macron, rimarcando che con ogni probabilità questo sodalizio avrà un ruolo determinante per il futuro dell’Europa. Ora tocca alla Commissione europea presentare la sua proposta, cercando di costruire un’unanimità attorno a questo accordo.
«C’è ancora del lavoro da fare, ma è un passo avanti senza precedenti».