Il 73° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza si farà

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Si farà il 73° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza, direzione artistica di Giancarlo Marinelli, il secondo del biennio che porta la firma dello scrittore e regista, vicentino di nascita. Il programma viene presentato oggi – giovedì 11 giugno 2020 – al Teatro Olimpico, con il Sindaco di Vicenza, Francesco Rucco, l’Assessore alla Cultura del Comune, Simona Siotto, il Presidente della Fondazione Teatro Comunale di Vicenza, Roberto Ditri, il Presidente dell’Accademia Olimpica Gaetano Thiene e il Direttore Artistico Giancarlo Marinelli, con alcuni dei protagonisti degli spettacoli in collegamento video dalle loro città.

L’idea di fondo della nuova edizione – completamente rivisitata rispetto al concetto iniziale – è basata sul concetto di Nostos, il ritorno a casa, che diventa il titolo rivoluzionato e rivoluzionario del Ciclo dei Classici, dedicato alla struggente malinconia dell’Olimpico, del Teatro che lì vive con tutti i suoi attori, autori, tecnici, per il pubblico che non c’è stato in questi mesi. Per non dimenticare il tempo passato nel vuoto luttuoso e dolente di uomini e donne che ci hanno lasciato; di storie che dovevano essere e non sono state. “Se ogni vita perduta è uno spettacolo che viene a mancare, ogni spettacolo perduto è tante vite che non vivranno, che non vivremo più. Ripartire dal Teatro Olimpico significa dire al mondo non solo che Vicenza, il Veneto, l’Italia non si fermano. Perché è il mondo che lo dice a se stesso. E se tu non torni (dove il tu è il pubblico, e la citazione è una canzone di Miguel Bosè), l’Olimpico verrà a prenderti” dice agli spettatori il Direttore Artistico dei Classici nel teatro coperto più antico del mondo.

II 73° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico è promosso dal Comune di Vicenza, Assessorato alla Cultura, in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza (a cui è demandata la gestione operativa della rassegna dal 2012) e l’Accademia Olimpica; è realizzato con il sostegno della Regione del Veneto e di Confindustria Vicenza; l’edizione 2020 del Ciclo Classici si avvale delle collaborazioni di Arteven Circuito Regionale Multidisciplinare, Biblioteca Civica Bertoliana, La Milanesiana, Teatro della Toscana, Teatro alla Pergola Porta D’Europa.

“Provo una grande soddisfazione sapere di aver fatto tutto il possibile affinché il Ciclo di Spettacoli Classici possa tenersi anche in questo terribile 2020 – afferma Francesco Rucco, Sindaco di Vicenza -. In questi mesi di chiusura totale della cultura, infatti, mi sono fortemente battuto affinché questo splendido appuntamento non venisse cancellato. Due, principalmente, i motivi che mi hanno spinto in questa sfida: il grande successo ottenuto lo scorso anno e i contenuti della prossima proposta culturale, ancora una volta mirati a presentare un programma classico ma allo stesso tempo estremamente moderno e d’attualità che, sono sicuro, conquisterà ancora l’attenzione di tanti giovani”.

“L’uomo che affronta i limiti che pone a se stesso e agli altri creando dei fantasmi che sono più nella nostra mente che nella realtà, è un tema che diventa un’ulteriore riflessione dopo il duro periodo che abbiamo passato in questi ultimi tre mesi. Un periodo di grande introspezione che si rispecchia alla perfezione in questo programma stupendamente creato dal direttore artistico Giancarlo Marinelli -ricorda l’assessore alla cultura, Simona Siotto -. Come assessorato siamo orgogliosi di essere riusciti a non interrompere un percorso che sta avvicinando sempre più persone a questo mondo meraviglioso legato ai classici, nel luogo più classico di Vicenza”.

“È con profonda convinzione – commenta Gaetano Thiene, presidente dell’Accademia Olimpica, rappresentata nel coordinamento da Maria Elisa Avagnina e Cesare Galla – che partecipiamo alla nuova stagione dei Classici in questo 2020 così drammatico, che rievoca la peste dell’Iliade, che colpì gli Achei con le frecce di Apollo, e ricorda la morte di Pericle, nel tremendo flagello che devastò Atene intorno al 430 a.C. Fare teatro oggi significa davvero essere testimoni dell’umanità e dei suoi valori fondanti. Un grazie particolare, quindi, a chi ha voluto e pensato questo Ciclo di spettacoli: necessariamente diverso nella forma, assolutamente speciale nella sostanza”.

“Dobbiamo ripartire, riprendere con determinazione e coraggio le nostre vite, le nostre abitudini, il nostro lavoro – prosegue Roberto Ditri, presidente della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza. – Il Teatro Olimpico, simbolo emblematico e potente della nostra Città e del nostro essere Comunità, è e dev’essere il luogo di questo nuovo inizio, un riappropriarsi vitale delle relazioni tra gli uomini nello spazio ideale e fisico della rappresentazione. Ringraziamo il Comune e i partner che ci affiancano per aver deciso, insieme e con rinnovata energia, di mantenere la forza degli Spettacoli dal vivo all’interno dell’Olimpico: perché il Teatro è Arte, è Passione, è Vita”.

Gli spettacoli

Riprogettata più volte in ragione dello scenario “virale” che ha cambiato le nostre vite in questi mesi, l’edizione numero 73 del Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico è costruita grazie al racconto di personaggi del mito e della tradizione narrativa europea che ritornano alle origini, con titoli anche inconsueti per la scena, ma profondamente legati al mondo classico. I protagonisti, attrici, attori e scrittori, nomi noti e apprezzati non solo nel mondo del teatro, sono lì ad incarnare il canto notturno di “pastori erranti”, eroi e sovente eroine, che invocano, vivono e muoiono nel loro rapporto con il pubblico. “Noi, di questo Nostos, di questo viaggio sulla cresta del male e del mare, siamo stati i remi, i polmoni, la chiglia, il cane Argo tormentato dalle zecche e legato all’albero maestro, Nausicaa che sveglia il guerriero. Qualunque cosa che dice però di una assoluta fedeltà, dedizione per Ulisse che voleva e doveva tornare. Lui ora è pronto a toccare la terraferma, la terra amata, la donna ferma, il regno infermo, la patria amata. (…) Se qualcuno guarderà a questo nostro viaggio riconoscendosi anche solo un poco, sarà il massimo. Sarà spettacolo, sarà la felicità. O qualcosa del genere” (Giancarlo Marinelli).

Il programma del 73° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico prevede otto titoli – di cui sei in prima nazionale – in scena dal 25 settembre al 23 ottobre prossimi, per un totale di 19 repliche; i biglietti per gli spettacoli saranno in vendita – esclusivamente online su www.tcvi.it/it/classici/ – da martedì 30 giugno. Al momento è previsto per gli spettacoli un afflusso di pubblico limitato, come previsto dalle disposizioni emergenziali con una capienza massima di 100 persone all’interno del Teatro Olimpico e 50 persone nel giardino del Teatro; la disponibilità di biglietti sarà quindi notevolmente ridotta rispetto alle edizioni precedenti.

Sarà una produzione originale, il primo adattamento teatrale rappresentato in Italia del romanzo di Virginia WoolfLa Signora Dalloway – ad inaugurare la nuova edizione dei Classici, un lavoro che porta la firma, come scrittura drammaturgica e regia, di Giancarlo Marinelli. Per un “teatro impossibile”, il Direttore Artistico ha scelto un romanzo impossibile da rappresentare, per l’uso estremo del monologo interiore e del dialogo esasperatamente intimo. Eppure la storia ha una consonanza impressionante con la nostra situazione attuale: in un mercoledì di giugno del 1923, Clarissa Dalloway si tuffa, dopo mesi di lontananza dal mondo, nelle strade di Londra per comprare dei fiori; quella sera stessa, nella sua casa borghese ed elegantissima, si celebra il ritorno alla vita di un pezzo di società e forse di un intero continente finalmente libero dal massacro della guerra e della febbre spagnola. La stessa Clarissa è stata vittima della pandemia, ed è sopravvissuta. Nell’arco di quella giornata, una galleria variegata di personaggi, si confronta con il ritorno alla vita; la “festa privata della liberazione”, diventa così una sorta di regolamento dei conti con il proprio passato, le ipocrisie, le promesse disattese, i fantasmi personali e collettivi. Nulla sarà più come prima e nella speranza che tutto sarà meglio di prima, Clarissa e gli altri devono ripulirsi dalle scorie dei loro tormenti per presentarsi alla nuova vita in modo più puro e autentico. Il Nostos amaro di Virginia Woolf è tutto nella sentenza emessa da un dottore: “Quando si sta male, non sempre le persone che ci amano ci fanno del bene”. A portare in scena il flusso di coscienza della protagonista che si riaffaccia alla vita, sarà il volto noto di Anna Galiena, affiancata da un cast di prim’ordine: Ivana Monti, Romina Mondello, Fabio Sartor, Ruben Rigillo e Fabrizio Bordignon. Lo spettacolo, trasposizione teatrale di uno dei più importanti romanzi della letteratura europea del Novecento, una produzione Teatro Ghione, sarà in scena venerdì 25, sabato 26 e domenica 27 settembre, e ancora giovedì 1, venerdì 2 e sabato 3 ottobre alle 21.00.

Una lectio olimpica, in prima nazionale, di uno degli autori più celebrati della narrativa contemporanea, critico letterario e traduttore, sarà invece il secondo titolo dei Classici in programma “fuorisede” (a Palazzo Cordellina della Biblioteca Bertoliana) martedì 29 settembre alle 18.00. Elena e Penelope, di e con Giorgio Montefoschi e con Romina Mondello, racconterà la personalissima visione del “ritorno a casa” del grande romanziere, attraverso le voci di donna di due eroine, tra i miti fondativi della civiltà occidentale, solo apparentemente antitetiche: Elena la donna che seduce e tradisce il marito e Penelope, la moglie fedele che aspetta il suo ritorno. Non solo attraverso i “luoghi” omerici della loro presenza, nell’Iliade e nell’Odissea, ma anche nelle parole della tragedia Elena di Euripide, si snoderà il racconto di questa apparente diversità.

Un potente monologo al femminile è previsto per il terzo appuntamento con Ecuba e le streghe. Castracagna la strega del Po, di e con Ivana Monti, in scena martedì 29 settembre alle 21.00. La performance, una riscrittura per l’Olimpico di un lavoro che l’attrice ha già interpretato con successo, intreccia fantasia, tragedia e realtà, a partire da Euripide e Seneca, in un’indagine acuta ed appassionata che non è solo il ripercorrere le gesta di donne del mito e della storia, ma una riproposizione sempre attuale di temi come l’ingiustizia, le sofferenze, i soprusi, le pestilenze causate dalle guerre infinite. Protagonista assoluta è Castracagna, la strega del Po, processata e giustiziata sul rogo nel 1493, con l’accusa di aver provocato il tragico straripamento del fiume dell’anno precedente: in una lingua padana ricca di sfumature e potenza affabulatrice, in cui la vis comica sfocia in tragedia, la narrazione serrata del monologo smonta, una dopo l’altra, le tesi dell’Inquisizione.

Ancora un’intensa interpretazione al femminile, un omaggio a Shakespeare, è in programma con Noi. Dialoghi shakespeariani di e con Anna Galiena – che dello spettacolo firma anche la traduzione e la drammaturgia – in scena mercoledì 30 settembre alle 21.00. La pièce ad una voce, anche in questo caso una riscrittura per l’Olimpico, propone un gioco teatrale in versi, di rimandi e seduzione in cui gli opposti si fronteggiano in un percorso di grande fascino: amore, odio, potere, gelosia, lussuria e tutte le passioni cantate dal Bardo, sono espressione dell’ambivalenza umana. Il gioco di registri è multiforme, dai passaggi più appassionati a quelli più violenti, dall’ironia alle infinite variazioni del sentimento, per esprimere il doppio del teatro e della vita e per segnare simbolicamente il passaggio dal teatro classico (gli uomini con e contro gli dei), a quello elisabettiano, (gli uomini con e contro gli uomini).

Dedicato alle famiglie, e al loro ritorno all’Olimpico, per spettatori a partire da cinque anni, il quinto titolo, ancora una prima nazionale – Palladio magico di Carlo Presotto (che è anche l’interprete dell’originale messa in scena) e Davide Venturini – una nuova produzione de La Piccionaia, programmata nelle domeniche di ottobre, il 4, l’11 e il 18 alle 17.30 nel giardino dell’Olimpico. Il lavoro teatrale è una narrazione su Palladio e il Teatro Olimpico, la storia raccontata ai più piccoli dell’architetto, con il nome di un angelo, che progetta un’opera che contiene l’immagine e l’anima della città che lo ha adottato e reso famoso; e ancora la creazione del teatro che è un gioiello magico, su cui è scolpito il celebre motto “Hoc opus, hic labor est” qui sta il difficile, qui è la vera fatica; e così l’Olimpico diventa la storia delle costruzioni fatte per sfidare il tempo e durare nei secoli. Racconto e leggenda prendono vita in una narrazione interattiva con gli spettatori, dotati di radioguide, che diventeranno anche attori di brevi azioni sceniche, piccoli tableaux vivants.

Un completo cambio di registro è previsto con il sesto lavoro in scena, un originale ed unico Il lupo e la luna di e con Pietrangelo Buttafuoco, una ripresa teatrale del “cuntu” che lo scrittore e giornalista ha dato alle stampe nel 2011. Una prima assoluta a teatro, nella forma dell’antica narrazione orale della Sicilia, che vede protagonista il giovane Scipione Cicalazadè, comandante degli eserciti Ottomani di terra e di mare, sempre accompagnato da un lupo che ulula la sua passione per la sua dama palermitana alla luna, che è la voce dell’eroe per gridare la sua rabbia, il tradimento e l’utopia. Ma anche un ritorno alle origini da una civiltà all’altra, da quella ottomana alla cristiana, che ha il sapore di una lezione esemplare, profezia e parabola insieme, come si conviene ai cantastorie: in un’esistenza forgiata da tutti i dolori, il lupo e la luna ci racconta di quando gli uomini riuscivano ad essere fieramente consapevoli della propria anima, del proprio sangue e del proprio cuore. L’evento speciale, accompagnato dalle videoproiezioni di Francesco Lopergolo, sarà proposto in data unica, sabato 10 ottobre alle 21.00.

Un mito rivisitato in modo rivoluzionario, sarà al centro del penultimo titolo del programma, Clitennestra. I morsi della rabbia di e con Anna Zago, una nuova produzione Theama Teatro, realizzata con la consulenza artistica e regia di Piergiorgio Piccoli. Clitennestra è il prototipo dell’infamia femminile: crudele, violenta, adultera e assassina è l’incarnazione del male e delle scelte scellerate. Emarginata e confinata dal mito nel girone infernale dei colpevoli e dei reietti, Clitennestra rovescia questo gioco, sfrutta la nostra necessità di sentir perdonate le nostre colpe attraverso lo specchio oscuro delle sue, per spiegarci cosa l’ha condotta dentro la gabbia dell’onta e del disprezzo. Noi torniamo da Clitennestra per liberarci dal male; Clitennestra viene a noi e ci chiede, a sua volta, di liberarla. E in questo feroce, disperato rapporto, c’è tutto il senso sacro del teatro. La pièce sarà rappresentata, per un numero limitato di spettatori, nel giardino del Teatro Olimpico (o nell’Odeo in caso di maltempo), venerdì 16 e sabato 17, lunedì 19 e martedì 20 ottobre alle 21.00.

A chiudere il 73° Ciclo dei Classici sarà ancora una prima nazionale, che vede impegnato un artista veneto proprio sul tema fondante della nuova edizione, il ritorno a casa del più celebre eroe errante, ma anche il ritorno dell’autore alla sua infanzia. Una Piccola Odissea di e con Andrea Pennacchi, con le musiche di Giorgio Gobbo, eseguite dal vivo dall’autore (chitarra e voce), da Annamaria Moro (violoncello) e da Gianluca Segato (lap steel guitar), in programma giovedì 22 e venerdì 23 ottobre alle 21.00 è il titolo della nuova produzione di Boxer Teatro, la compagnia teatrale creata e guidata da Pennacchi. Se l’Odissea è il racconto dei racconti, la piccola Odissea è il gioco dei giochi. Ulisse come un padre operaio e gli eroi greci come un coro di figure familiari ed antiche ad un tempo; la storia di un bambino che diventa attore, e di un attore che ri(torna) bambino. Un racconto orale a più voci, che parte dalla capanna dei racconti del principe e guardiano dei porci, dove inizia la riconquista di Itaca, del prode Odisseo (e dove è nato l’amore per sempre per il racconto, di Andrea Pennacchi).

Non solo un programma “emergenziale”, ma il senso vero di un ritorno: Nostos per chiudere il viaggio, che è nostalgia, vagare alla ricerca, ri-cercare, cercare qualcosa che sembra nuovo ma che in verità è stato perduto. Ogni viaggio è un viaggio a ritroso. Ogni viaggio è un ritorno a casa. E’ un ritorno all’Olimpico.

“Nella volontà infrangibile di assicurare a tutti i costi una vita teatrale all’Olimpico, in questo programma abbiamo voluto sostenere e salvaguardare in primo luogo i lavoratori dello spettacolo dal vivo di Vicenza e del Veneto. Tornare a noi, significa tornare a loro. Difendere noi stessi vuol dire difendere loro. Che da sempre, in mezzo a molteplici difficoltà, e sovente in una situazione di umbratile periferia, assicurano ai teatri di vivere, al pubblico di partecipare, alla civiltà di progredire. Di questo, siamo profondamente convinti. (…) Non chiedetemi come. Ma ce la faremo.”

(Giancarlo Marinelli)