84 “nuove leve” per i gruppi ministeriali

364

La Diocesi fa il pieno d’ossigeno. 84 laici, sabato 8 giugno, riceveranno dal vescovo Beniamino il mandato come nuovi membri dei gruppi ministeriali. Succederà all’interno della Veglia di Pentecoste, alle 20.30, in Cattedrale, momento speciale – anche – per celebrare i movimenti e le associazioni ecclesiali. Il lavoro dei laici è al centro del tema “Li chiamò perchè stessero con lui e per mandarli” sulla scia dell’invito di papa Francesco ad essere discepoli-missionari nella vita quotidiana. 

Si tratta del numero più consistente di “nuove leve” per i gruppi ministeriali che la Diocesi abbia mai avuto, composte dal 60% da donne. Ad oggi i membri in servizio sono 193, raggruppati in 62 parrocchie, con una media di tre persone per comunità. Con questa importante sessione di investitura i ministri saliranno a 277, le Unità pastorali coinvolte saranno 31, un terzo del totale (le Up totali in Diocesi sono 95). 

I gruppi ministeriali faranno un bel balzo in avanti, da 62 passeranno a 86. «Conti alla mano una parrocchia su 4 ha un gruppo ministriale – dice Sergio Grande, membro dell’équipe diocesana per i gruppi ministriali, nata cinque anni fa -. C’è ancora molta strada da fare, ma i segnali sono positivi». I primi gruppi ministeriali in diocesi sono nati nel 2001 nell’Up Valli Beriche. L’incremento grosso è avvenuto negli ultimi tre-quattro anni. 

«L’esperienza ci sta dimostrando che i gruppi ministeriali esistono dove ci sono parroci aperti alla collaborazione- spiega don Flavio Marchesini, direttore dell’Ufficio per il coordinamento della pastorale  -. Abbiamo bisogno di preti sinodali perché favoriscono la collaborazione, la corresponsabilità, la valorizzazione di nuovi magisteri per l’annuncio del Vangelo». 

Visto il numero elevato di nuovi membi il corso di formazione di due fine settimane, organizzato dalla Diocesi, è stato diviso in due sessioni.

«I gruppi ministriali sono importanti perché possono sgravare il lavoro del parroco, ma soprattutto rendono il prete sensibile a situazioni che altrimenti gli potrebbero sfuggire perché sempre di corsa – continua il direttore -. Non è un gruppo che fa tante cose concrete, in prima persona, ma è un osservatorio che fornisce al parroco nuove visioni e può coinvolgere altre persone». 

Tra gli 84 nuovi laici che saranno presenti sabato in Cattedrale ci sono Fabio Taberni, 72 anni, e la moglie Maria Cristina, 73, della parrocchia di San Giorgio di Vicenza. «La nostra è un piccola parrocchia, quasi in via d’estinzione – racconta Fabio -. Far parte di un gruppo ministeriale è un impegno nel quale credo molto. C’è la necessità di “aiutare” il parroco ad andare avanti. La presenza di mia moglie, poi è stimolante ed arricchente anche per un percorso di coppia. Abbiamo fatto sempre tutto insieme. I due fine settimana di formazione sono stati intensi, il percorso mi impaurisce un po’, ma so che riusciremo a fare tutto». Ogni parrocchia delll’Unità pastorale di Fabio (oltre a San Giorgio, ci sono Sant’Antonio ai Ferrovieri e Sant’Agostino)  ha il suo gruppo: «In tutto siamo in 13 – dice – riceveremo tutti il mandato sabato. Ognuno deve lavorare per la propria parrocchia, ma nello stesso tempo serve unità. È importante che ogni comunità non vada per conto suo».

Stefania Zorzella, 44 anni, fa parte invece del gruppo ministeriale di Veronella e ha ricevuto il mandato dal vescovo Pizziol due anni fa. Anche nella zona veronese, parte della Diocesi di Vicenza, c’è un gruppo ministeriale per ogni parrocchia (a Veronella si aggiungono San Gregorio, Zimella, Santo Stefano e Bonaldo) : «Siamo in due donne – dice -, è un gruppo piccolino che a breve dovrebbe crescere. Il nostro compito è quello di fare da intermediari tra i parroci e la comunità. Non avendo più un parroco stabile e quindi una figura di riferimento sempre presente, il nostro ruolo è importante, anche se purtroppo non è sempre facile. Ascoltiamo la comunità e ci muoviamo tra i vari gruppi, cercando di mettere in pratica le linee guida del consiglio pastorale. Per il momento c’è un consiglio pastorale per ogni parrocchia, ma stiamo lavorando per crearne uno di unitario.Non è sempre facile perché nelle nostre parrocchie manca la “cultura” dei gruppi ministeriali. La sfida è aiutare la comunità a fidarsi ed affidarsi ai laici in servizio. C’è la necessità di gestire nuovi equilibri. Fino ad ora abbiamo ricucito un po’ di tessuto sociale. Se abbiamo a cuore la comunità dobbiamo provvedere».

Un esempio positivo – pur non senza difficoltà – arriva dall’Unità pastorale di Trissino – Castelgomberto che ha un unico gruppo ministeriale, composto da 14 persone, che raggruppa i rappresentanti delle sei parrocchie (Trissino, Castelgomberto, Lovara, San Benedetto, Selva e Valle). «Oggi non potrei farne a meno – dice il parroco don Lucio Mozzo -. La parola chiave è lavorare insieme con continuità. Ci troviamo ogni primo martedì del mese e, senza ordine del giorno, affrontiamo i fatti, le problematiche della vita quotidiana. Cresciamo insieme. I componenti si prendono la resposabilità, non tanto di fare, ma sono chiamati ad avere uno sguardo generale. Come con i miei due confratelli ogni mattina preghiamo e parliamo della catechista in crisi, del malato o dell’anziano, allo stesso modo una volta al mese il gruppo si riunisce per affrontare la realtà mutevole e spesso difficile all’interno della quotidianità. Cerchiamo di leggere la realtà così come si presenta Di recente ho incaricato uno dei componenti del gruppo a gestire una crisi di rapporto tra i cori parrocchiali». Il mandato dura cinque anni e il “problema” è il passaggio generazionale: «Non è semplice trovare persone disponibili  continua don Lucio -. Il compito viene considerato difficile. Si è vero, bisogna essere preparati: conoscere un po’ di teologia, un po’ di pastorale è utile alla comunità, ma non deve essere un deterrente.  Io li chiamo i miei ministri, non di un settore specifico, ma corresponsabili a 360 gradi. È un gruppo che negli anni ha fatto importanti passi avanti». «Quello che è importante – sottolinea don Lucio – sono le relazioni interne». Tutto questo, ovviamente, in collaborazione con il Consiglio Pastorale che ha funzioni diverse. 

«I nuovi ministri sono un segno di speranza – conclude don Marchesini -. Vedere laici desiderosi di mettersi in gioco, aiutando le comunità con  spirito di comunione, tipico dello Spirito Santo, è motivo di grande gioia».