Morti sul lavoro, anche il 2019 è un anno orribile

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Da inizio anno al 1 dicembre i morti per infortunio nei luoghi di lavoro sono 658. Complessivamente, considerando anche i decessi in itinere, il totale sale a 1326 persone decedute.

Rispetto al 2018 si registra, per il momento, un calo di circa l’1%. Praticamente niente. Drammaticamente ininfluente, specialmente se si tiene conto che il 2018 è stato l’anno nel quale si è registrato il picco massimo da quando l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro ha iniziato la sua puntuale e precisa rilevazione (1 gennaio 2008). Questa piccola diminuzione è, quindi, un dato tutt’altro che positivo. Basta pensare che nel 2017 i lavoratori morti nei luoghi di lavoro in tutto l’anno furono 634, per rendersi conto dell’impressionante aumento della precarietà estrema (dai ritmi di lavoro, alle retribuzioni insufficiente, al ricatto occupazionale, all’ambiente di lavoro insicuro …) nella quale è, spesso, costretto a operare chi vive del proprio lavoro. Quella della sicurezza sul lavoro è una questione che spesso, se non sempre, viene minimizzata, nascosta o addirittura ignorata.

Sembra quasi che si faccia di tutto perché si pensi che sia normale infortunarsi, ammalarsi e morire perché si lavora. Che sia quasi una “tassa” che si deve pagare al “dio mercato”, alla competitività, al profitto. Ma più di 15.000 morti in poco più di 10 anni non può essere qualcosa alla quale ci si può abituare. Non deve esserlo!

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.