Come poteva finire la partita fra le due squadre che avevano collezionato più pareggi in Serie B? Ovviamente con un pareggio. Ciò dimostra che le statistiche servono a qualcosa, anche nello sport che rifugge, di suo, al valore delle previsioni e dei numeri.
Il Cosenza vantava, per così dire, 15 pari e il Vicenza due in meno. Della sua quindicina la squadra calabrese ne aveva incamerati ben otto in casa e per contropartita, nella casella delle vittorie domestiche, il conto era rimasto fermo a una. Il Lane versione “away” (come usano dire gli anglofili al posto di “trasferta”) aveva totalizzato, invece, quattro pareggi e, anzi, si distingueva per un successo in più. Insomma, se si giocasse ancora al Totocalcio, sarebbe stata la classica partita da X.Il pareggio, nella realtà, è arrivato ma la partita è stata anomala e, comunque, né l’una né l’altra delle contendenti ha dimostrato di puntare al cosiddetto punticino-e-stop. Il Cosenza cercava la vittoria senza appello contro un avversario teoricamente ancora concorrente nella corsa per la salvezza. Identica la motivazione dei biancorossi, pur avvantaggiati di ben sette lunghezze sulla squadra allenata da Roberto Occhiuzzi, che occupava una delle due piazze che consentirebbero l’accesso ai play out. Una posizione, quella del Lane, di relativa tranquillità e che rendeva gestibile la gara e non disprezzabile il pareggio.
Alla vigilia del match l’allenatore vicentino Mimmo Di Carlo aveva proclamato che si andava a Cosenza per vincere e la scelta fatta nel turno precedente, contro l’Empoli primo della classe, di dare riposo a qualche giocatore pareva indirizzata proprio a presentarsi in Calabria con la migliore formazione e al massimo delle forze.
Un po’ a causa degli infortuni, un po’ per scelta tecnica, il Lane era sceso in campo, invece, con un undici che non rappresentava il top assoluto ma quello della contingenza. Il modulo iniziale era il 4-3-3 (convertibile in 4-5-1 in situazioni difensive) utilizzato nelle due partite precedenti. Poteva risultare efficace improntando la gara sull’aggressività ma dava l’impressione di peccare di eccessiva prudenza in retrovia. Il Cosenza, infatti, era notoriamente ben poco dotato davanti, come dimostravano gli appena 22 centri all’attivo (seconda peggiore del girone), appena 9 dei quali segnati in casa. E nella rosa dei rossoblu non c’era proprio nessun goleador di cui preoccuparsi troppo.
Dopo sei minuti di partita i conti sono saltati perché il Cosenza passava inopinatamente in vantaggio con la innegabile complicità della difesa biancorossa: Barlocco si faceva saltare in fascia con disinvolta facilità da Carretta, su cui poi non c’era alcuna diagonale di un compagno, e metteva a centro area un assist facile facile per Gliozzi, che, lasciato in beata solitudine, segnava un rigore in movimento.
Il Lane doveva cambiare obbiettivo, passando cioè dalla ricerca del vantaggio a quella del pareggio. Ma quello di Cosenza non era il Lane del secondo tempo con l’Empoli e nemmeno quello della vittoria esterna con il Chievo. Non riusciva a dare contenuti al suo prevalente possesso palla anche perché i calabresi si chiudevano nella propria metà campo e presidiavano bene gli spazi sia centrali che laterali. Per farsi largo in area rossoblu ci sarebbero voluti Dalmonte o Nalini, giocatori veloci e mobili, ma il primo – infortunato – era rimasto a Vicenza mentre il secondo, che rientrava dopo l’ennesimo infortunio, stava in panchina. In campo, a completare il trio offensivo imperniato su Lanzafame, c’erano Giacomelli e Vandeputte e non erano propriamente in gran giornata.
Con poco campo a disposizione il Vicenza non trovava velocità né larghezza e tutto era difficile. Era un regalo di un difensore avversario a regalargli una opportunità clamorosa di tornare in pareggio e, magari, di riprendere in mano il discorso agonistico. Giusto venti minuti dopo l’1-0, infatti, Gerbo atterrava (inutilmente) Lanzafame poco dentro l’area e si beccava un sacrosanto rigore. La battuta toccava al rigorista Giacomelli che tirava malissimo facendo fare a Faraone (per altro non nuovo a queste imprese) un paratone che esorcizzava l’1-1.
Dopo lo svarione collettivo iniziale la difesa di Mimmo si consolidava e non concedeva al Cosenza altre licenze offensive e quindi si arrivava alla fine del primo tempo con un parziale che inquadrava la sostanza di quanto le squadre erano riuscite a fare: i calabresi un gol, il Vicenza zero.
La ripresa era ancora più difficile per la squadra di Di Carlo. Allo stesso minuto (il 6°) in cui Gliozzi aveva firmato il vantaggio per i rossoblu, su calcio d’angolo un inatteso Valentini indovinava l’incornata perfetta e segnava il settimo gol stagionale di un difensore vicentino, rimettendo la situazione in equilibrio. Ma non si faceva nemmeno in tempo a riassestarsi: quattro minuti dopo Cappelletti, infatti, si faceva espellere commettendo a centrocampo un fallo che gli costava la seconda ammonizione. Per il Lane si prospettavano trentacinque minuti più recupero da giocare in dieci.
Il Cosenza confermava però di valere la propria posizione in classifica e, pur mettendo in campo tanta volontà, non riusciva a sfruttare il vantaggio di avere un uomo in più. Il Lane si adeguava al nuovo copione e badava a portare a casa il risultato senza correre rischi.