L’atteso e prevedibile pareggio a Frosinone ha dato al Vicenza il punto che mancava per assicurarsi la permanenza in categoria con una giornata di anticipo. L’obbiettivo minimo della società – ricordiamolo: è il primo campionato in Serie B nella storia del club di proprietà di Renzo Rosso – è stato centrato, anche se ciò ha comportato una derubricazione in corso d’opera dell’obbiettivo stesso. Fino alla sosta di gennaio, infatti, consisteva nella parte sinistra della classifica, metafora di un posizionamento fra le dieci squadre migliori del girone, se non nella qualificazione ai play off. Solo dopo un po’ di buon senso è sopravvenuto e si è parlato di salvezza tranquilla.
La conquista di questo traguardo va ascritto a merito di una società che, soprattutto nella sua componente amministrativa, non sembra ancora pienamente sintonizzata con una categoria con cui non si era mai misurata. La riprova è che, nello scorso campionato di Lega Pro, la stessa dirigenza ha centrato la promozione con una certa tranquillità, anche se non si deve dimenticare che è stata agevolata dal concludersi del campionato quando restava da giocare un terzo del calendario, quello tradizionalmente più impegnativo.
La società, che già conosceva bene la Serie C, si era infatti ambientata a Vicenza, aveva capito gli errori commessi nel famoso «anno zero» e si era attrezzata per il salto di categoria. Evidentemente, per crescere, serve esperienza e an-che in questo primo campionato in Cadetteria sono stati fatti molti sbagli, in parte simili a quelli del 2018-2019 e solo in parte fronteggiati da un allenatore di lungo corso come Mimmo Di Carlo, figura che invece non c’era dopo il trasloco da Bassano.
L’annata che sta per concludersi è stata complicata da due fattori negativi non di natura tecnica: l’alto numero di contagi Covid in autunno, che ha decimato la squadra fino alla pausa invernale e, nel Ritorno, l’inconsueto ricorrere di infortuni – quasi tutti guariti in lungodegenza – che ha parimenti impedito l’utilizzo di molti dei giocatori di maggiore qualità.
Pur dando il giusto peso a questa coppia di circostanze aggravanti, è oggettivo riconoscere che la rosa costruita da Magalini e Di Carlo non era in gran parte adeguata a un livello alto di Serie B.
A questo proposito è il caso di dare evidenza a una singolare dichiarazione rilasciata dall’allenatore nella conferenza stampa che ha preceduto la trasferta di Frosinone: Di Carlo si è assunto la responsabilità (e la ha estesa al ds) solo dell’80% delle scelte dei giocatori acquistati quest’anno. Sono parole di una notevole gravità perché significano due cose: primo, che l’area tecnica è stata estromessa da una quota non certo marginale del calciomercato; secondo, che qualcun altro del club (ma chi?) si è invece intromesso in questioni che non erano di sua competenza. Se non è una crepa, questa, nell’immagine della società…
Quali sono gli errori di valutazione che hanno portato a costruire un organico imperfetto e non del tutto adeguato? È stata confermata una difesa che, in Lega Pro, era risultata la migliore del girone ritenendola idonea per la categoria superiore. Non è stato così e ciò è costato molti punti. Il centrocampo è stato costituito quasi solo con mediani, alcuni troppo giovani e altri già stagionati, e si è avvertita fin dall’inizio la mancanza di un regista di ruolo. Con il cambio di modulo a metà campionato, è emersa la necessità di avere in campo delle mezzali, ma la conversione dei mediani disponibili non ha avuto successo. L’attacco è stata la croce: i due acquisti estivi dell’ultimo minuto (Longo e Jallow), per di più contrattualizzati per un triennio, sono arrivati senza preparazione e, nel prosieguo, non si sono mai ambientati; la prima riserva, il giovane Gori, è rimasto una seconda scelta; Guerra e Marotta, che avevano fatto la loro parte in C senza per altro entusiasmare, hanno fallito il loro ritorno fra i Cadetti e sono stati ceduti nella sessione in-vernale di calciomercato; a fine gennaio è arrivato Lanzafame, anche lui non pronto a giocare, ma, sul più bello, si è fatto male. Meno male che Meggiorini ha trovato la sua seconda giovinezza.
La sfortuna, invece, è stata determinante nell’impedire la realizzazione di quello che avrebbe dovuto essere il profilo tattico del Lane edizione 2020-21, quello di una squadra a trazione laterale. Era ben attrezzata per questo, con una coppia di terzini portati alla costruzione del gioco e una doppia coppia di esterni alti a disposizione: Giacomelli, Nalini, Dalmonte e Vandeputte. A parte il capitano, tre di loro a lungo fuori squadra per malanni a lenta guarigione. Mica facile cambiare modulo senza avere gli uomini adatti.
Non ostante tutto la salvezza è arrivata con 90’ di anticipo. Non propriamente una salvezza tranquilla, che equivarrebbe a una posizione più alta in classifica, me nemmeno con l’acqua alla gola. Nella tifoseria c’è chi si accontenta e c’è invece chi mugugna. Non si può dar torto o ragione a nessuna delle due opzioni. Cinicamente si deve dire: va bene così, emotivamente è comprensibile un po’ di delusione e di preoccupazione per il futuro.
Ci sono forti aspettative per il prossimo campionato, che è il quarto della gestione Rosso ed è, quindi, il penultimo step del tanto sbandierato piano quinquennale che dovrebbe portare alla promozione in Serie A. Se è davvero così, l’upgrade necessario per attrezzarsi al salto finale di categoria deve iniziare subito: non si può rinviare oltre la pianificazione di un organico adeguato e stabile. Sarà Di Carlo il tecnico della promozione? Se gli sarà data ancora fiducia, la società dovrà dotarlo di giocatori funzionali alla sua idea di gioco, meglio se giovani e integri. Bisogna, insomma, investire. La via dei prestiti e degli svincolati può andar bene per una squadra senza grandi ambizioni e con un futuro a breve termine, ma per andare in Serie A serve ben altro.
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