A Vicenza il covid brucia 4.700 posti di lavoro

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Vicenza, uno scorcio di piazza dei Signori
Vicenza, uno scorcio di piazza dei Signori

Anche il Veneto ha risentito degli effetti nefasti del Covid sul mercato del lavoro. È la prima volta che il secondo trimestre dell’anno fa registrare un saldo negativo, per effetto dei 6.700 posti di lavoro dipendente che sono stati bruciati tra il mese di aprile e il mese di giugno. La pandemia da coronavirus ha innescato conseguenze negative evidenti, come consentono di capire i dati della Bussola dell’Osservatorio di Veneto Lavoro, che sottolineano il complessivo rallentamento dell’occupazione, spiegato anche dal drastico calo delle assunzioni stagionali. Mai come ora, insomma, è stata importante una piattaforma come www.applavoro.it, che permette a tutti di cercare e trovare inserzioni e offerte di lavoro in linea con le proprie esigenze.

Le ragioni di una situazione così negativa

È facile capire che a determinare una situazione tanto critica sono stati in modo particolare i provvedimenti di lockdown che erano stati decisi nel tentativo di contenere la diffusione del contagio. Da una parte sono state bloccate tutte le attività stagionali correlate alla Pasqua, mentre dall’altra parte le attività estive sono state avviate in ritardo e comunque non al 100%. In più, si può notare un forte aumento di un trend di rallentamento dell’occupazione che a ben vedere era già in corso da lungo tempo, con una perdita su base annua di quasi 41mila posizioni di lavoro.

I numeri di Vicenza

Prendendo in esame i dati relativi al nostro territorio, si scopre che a Vicenza sono andati in fumo 4.700 posti di lavoro, anche se peggio hanno fatto Treviso e soprattutto Padova, rispettivamente con una perdita di 5.300 posti di lavoro dipendente e di 5.600 posti. È andata meglio a Verona, con un aumento di circa 1.400 posti, e a Venezia, dove la crescita è stata di 6.700 posti: ma è facile capirne il motivo, visto che si tratta di due province a forte vocazione turistica che hanno finito per pagare il prezzo più salato nel corso del periodo di crisi occupazionale e sanitaria. L’inizio della stagione estiva ha messo in evidenza un leggero recupero, che però fino ad ora non è stato sufficiente per compensare le perdite che si sono verificate nel periodo del lockdown, in modo particolare per ciò che concerne le mancate assunzioni.

I numeri negativi

Anche se Rovigo, con una crescita di 300 posti di lavoro, e Belluno, con una crescita di 500 posti di lavoro, si collocano in un terreno che si può considerare positivo, in tutte le province risulta negativo il saldo su base annua. Verona e Venezia sono in cima alla graduatoria dei saldi negativi, visto che nel corso dell’ultimo anno sono stati persi in totale oltre 34mila posti di lavoro dipendente (24mila a Venezia e 10mila a Verona). Come è facile intuire, i comparti che hanno sofferto di più sono quello del commercio e quello del turismo. Per il secondo trimestre il saldo evidenzia 12mila posti di lavoro, il che vuol dire 22mila posizioni in meno rispetto al secondo trimestre dello scorso anno. Per quel che riguarda l’industria, nel 2019 l’aumento era stato di 4.200 posti, mentre quest’anno la crescita si è fermata a circa 900 unità.

I danni occupazionali

Quel che è certo, come viene messo in evidenza dall’Osservatorio di Veneto Lavoro, è che non potranno essere recuperati in tempi brevi i danni occupazionali che si sono registrati dal mese di febbraio, e cioè dall’inizio della crisi. Si parla di qualcosa come 53mila posti di lavoro dipendente che sono sfumati, tenendo conto sia dei rapporti di lavoro terminati che delle mancate assunzioni. Per il mese di luglio, comunque, ci sono stati segnali di recupero piuttosto incoraggianti, sulla scia di quelli già notati prima a maggio e poi a giugno. Le posizioni di lavoro sono cresciute di ben 12mila unità, più di quello che era avvenuto lo scorso anno. Già alla fine della primavera, insomma, sono giunti i primi segnali di ripresa, complici il recupero almeno parziale delle assunzioni e la fine della caduta occupazionale.