L’attività del Cda della Fondazione Roi, presieduto dal prof. Ilvo Diamanti, si è conclusa la scorsa settimana con l’abbandono, momentaneo, dei lavori da parte di tre suoi componenti i quali, facendo mancare il numero legale, hanno chiaramente manifestato l’intenzione di boicottare la decisione di avviare un’azione di responsabilità nei confronti del precedente presidente Gianni Zonin per i gravissimi danni causati a quella istituzione culturale benefica fondata dal marchese Giuseppe Roi (foto). Tra l’altro il presidente Diamanti ci aveva provato, dice lui, anche in precedenza ma sempre invano.
Non poteva certo ignorare che quattro componenti del suo CdA erano stati nominati proprio dall’allora Presidente della Banca Popolare di Vicenza, i tre probabilmente usciti dalla sala (Mons. Francesco Gasparini, Giovanna de Vigili Kreutzemberg Rossi di Schio e Emilio Alberti) e Giovanni Carlo Federico Villa dimessosi pochi giorni prima della seduta del cda (dopo le lunghe battaglie di questo mezzo, ndr).
Rammento che VicenzaPiu.com, che da lungo tempo si occupa attivamente di questo argomento (qui l’ultimo articolo), aveva indicato, anticipatamente, quanto in realtà è avvenuto. Sulla base del nuovo statuto della Fondazione, di recente approvato dalla Regione, le nomine del gruppo di tre componenti il CdA di base, spettano al FAI, all’Accademia Olimpica, alla Diocesi di Vicenza, uno ciascuno, e due di questi enti hanno provveduto a rinominare i propri rappresentanti. La diocesi indicando Mons. Gasparini e il FAI la signora Giovanna Rossi di Schio. Il terzo componente dovrebbe essere designato dalla Accademia Olimpica ma tale indicazione non avverrà prima di settembre. Il quarto componente sarà il responsabile culturale o amministrativo del Museo Civico, che il Comune sta individuando, mentre un quinto membro del cda sarà cooptato dai primi quattro.
Prima di trarre una qualche considerazione in merito, credo sia corretto ricordare che i tre enti ai quali è assegnato il compito di nominare la terna fondamentale che darà vita la nuovo CdA della Fondazione Roi sono assolutamente degni di ogni rispetto e vanno, singolarmente, ringraziati per le loro specifiche attività istituzionali. E altrettanto rispetto è doveroso manifestare ai loro rappresentanti, quelli che sembrano già essere stati indicati, e quello che verrà. La questione non riguarda gli enti in quanto tali e nemmeno le personalità scelte per questo compito. Riguarda il metodo. Un metodo scelto in sostituzione del precedente che assegnava, appunto, alla defunta Banca Popolare di Vicenza il compito di costituire il CdA della Fondazione Roi indicandone i 3 componenti base.
Nel momento in cui il CdA presieduto da Ilvo Diamanti ha stilato la variazione statutaria, il Consiglio vedeva presenti e votanti due componenti accademici olimpici, una importante rappresentante del FAI, e un altro importante rappresentante del Museo Diocesano. Quattro su sette, fanno maggioranza. Se ne concluse che gli enti scelti per governare la Fondazione Roi sono l’Accademia Olimpica, il FAI, la Diocesi.
Da tale conclusione, come ho già avuto occasione di ricordare, emerge un evidente “conflitto di interessi“. Ma, a parte questo non banale elemento, credo anche che si dovrebbero gestire queste vicende all’insegna della sensibilità e dell’equilibrio tra quello che è il potere del fare e quello che è la salvaguardia della volontà del Mecenate fondatore che aveva chiaramente posto al centro dell’attività il museo comunale, e non altri enti.
E aggiungerei inoltre una sensibilità nei confronti delle città beneficiata dal Marchese Roi. Credo che un bel gesto, da pare di tutti questi attori, sarebbe quello di perseguire la strada della assoluta discontinuità con un passato tristissimo per tantissime persone per bene. Quel passato che, assieme alla deflagrazione della Banca Popolare di Vicenza, si è trascinato dietro tanti dolorosi avvenimenti e con questi anche il grande danno economico e morale causato alla Fondazione Roi.
Il rifiuto di procedere con l’azione di responsabilità verso il cav. Zonin espresso da alcuni componenti il decaduto CdA, se tali componenti dovessero essere riconfermati, continuerà con ogni probabilità ad essere espresso. Se questo avverrà credo che non si possa certamente parlare solamente di conflitto di interessi ma di assai scarsa sensibilità verso l’intera società civile vicentina.