(Articolo di Antonino Pellegrino da VicenzaPiù Viva n. 9, luglio-agosto 2024, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr). Nell’ultimo decennio, contrariamente a quanto avvenuto a partire dagli anni ‘70 contraddistinti da aneliti libertari in campo sociale, civile e sessuale, si assiste ad una sorta di progressivo oscurantismo delle libertà fondamentali (aborto, divorzio, libertà di stampa, eutanasia) che interessa proprio le democrazie occidentali, che su tali valori si fondano.
Ciò accade proprio in un momento in cui pare che le democrazie occidentali siano soccombenti nei confronti dei regimi autoritari, autocratici e teocratici che si affermano in Asia, nei Paesi orientali e nell’Est Europeo.
Negli Stati Uniti, dal 2022, le donne si trovano fortemente limitate se non private della tutela del diritto all’aborto, regolato non più da leggi centrali federali ma da quelle dei singoli Stati.
Lo Stato della Florida ha addirittura proibito l’aborto dopo sei settimane di gravidanza. A questa menomazione di un diritto fondamentale della donna, si è invece contrapposta la giusta tutela in Francia che il 4 marzo 2024 ha – prima nazione al mondo – inserito il diritto all’aborto nella Costituzione, riconoscendo così il diritto delle donne di scegliere liberamente.
Anche nel nostro paese stiamo assistendo a quelle che sono “barbariche” intromissioni nella più intima sfera privata da parte di associazioni pro-vita come l’offerta di denaro a donne incinta per evitare che abortiscano o – peggio – l’aberrante pratica di far ascoltare il battito cardiaco del feto per dissuaderle dall’aborto.
Ciò che appare ancor più grave e come queste situazioni vengano promosse o tollerate dalle Istituzioni che invece dovrebbero contrastarle in quanto a nessuno dovrebbe essere consentito di invadere la libertà di scelta altrui ma unicamente di conformare la propria vita e le proprie scelte alle convinzioni personali, applicandole coerentemente unicamente a sé, purché non rechino danno ad altri.
Nulla vieta ovviamente che la seguace di un movimento pro-vita decida liberamente, per sé, di finalizzare ogni atto sessuale alla procreazione proibendosi di abortire, senza arrecare disturbo ad altre cittadine, com’è giusto in uno stato democratico laico e fortunatamente estraneo alle logiche delle tristemente note “repubbliche religiose”.
Altrettanto doveroso è che lo Stato garantisca, a tutte le donne, adeguate e diffuse strutture sanitarie che in concreto attuino il diritto di ciascuna ad abortire rapidamente ed in sicurezza.
Per quanto siano passati 50 anni dal tentativo dell’allora DC di far abrogare la legge sul divorzio del 1970, miseramente naufragato per volontà di un’ampia maggioranza (59,26%) di italiani, questo approccio oscurantista, limitativo di importanti diritti fondamentali dell’essere umano, non è ancora passato a miglior vita.
Secondo la RSF, Reporters Sans Frontières oppure Reporters without borders (QR: libertà di stampa) anche la situazione della libertà di stampa nel nostro paese non è degna delle più avanzate democrazie del Nord Europa (ai primi 10 posti della classifica vi sono nell’ordine Norvegia, Danimarca, Svezia, Olanda, Finlandia, Estonia, Portogallo, Irlanda, Svizzera e Germania), collocandosi l’Italia al 46° posto (-5 rispetto al 2023) dietro le isole Fiji ed il Regno di Tonga: «La libertà di stampa in Italia continua ad essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, soprattutto nel sud del Paese, nonché da vari piccoli gruppi estremisti violenti. I giornalisti denunciano anche i tentativi da parte dei politici di ostacolare la loro libertà di coprire casi giudiziari attraverso una ‘legge bavaglio’
oltre alle procedure SLAPP (SLAPP = Strategic Lawsuits Against Public Participation – cause strategiche contro la pubblica partecipazione -, si tratta di cause promosse non per
vincere una controversia legittima, ma per intimidire, imbavagliare o punire coloro che cercano di partecipare e di esprimersi su questioni di interesse pubblico e spesso sono rivolte contro i media, le ONG o rappresentanti della società civile) che sono una pratica comune in Italia».
Un recente esempio della involuzione del nostro Paese sul tema è la modifica del 19/12/2023 al codice di procedura penale che vieta la pubblicazione delle ordinanze cautelari, integrali o per estratto, fino al termine dell’udienza preliminare.
Non a torto quindi la RSF – nel sito citato – afferma che: «Governments fail to protect journalism. A growing number of governments and political authorities are not fulfilling their role as guarantors of the best possible environment for journalism and for the public’s right to reliable, independent, and diverse news and information. RSF sees a worrying decline in support and respect for media autonomy and an increase in pressure from the state or other political actors» (cioè ..un numero crescente di governi e autorità politiche non stanno adempiendo al proprio ruolo di garanti del miglior ambiente possibile per il giornalismo…).
Sembrerebbe quasi che la soluzione al malaffare sia mettere a tacere la stampa libera piuttosto che prevenirlo con idonee norme, punire gli autori e aumentare la trasparenza dei comportamenti dei politici e delle Istituzioni, favorendo la transizione verso una democrazia matura ed allineata alle migliori prassi di quelle più avanzate.
La gravità di questo approccio è dimostrata dal fatto che ogni forma di censura mina la democrazia alle fondamenta, come mostrano le posizioni in classifica di Cina e Russia.
E poi «in Italia manca ancora una legge che preveda la possibilità di aiuto medico alla morte volontaria per le persone che non dipendono da trattamenti di sostegno vitale». (QR: Eutanasia).
L’eutanasia (consentita in Svizzera, Spagna, Paesi Bassi, Lussemburgo, Belgio, Canada, Colombia) è un altro tema, ancora una volta, fortemente divisivo perché affrontato con un approccio “ideologico” analogo a quello dell’aborto e del divorzio, per quanto sia invece un tema che una moderna democrazia e la società civile dovrebbero risolvere considerato il crescente disagio esistenziale dell’uomo moderno e la acquisita consapevolezza di ciascun individuo della propria dimensione umana e del diritto di ciascuno di poter liberamente decidere della propria esistenza.
La recente scelta dell’ex premier olandese Dries van Agt e di sua moglie, – entrambi novantatreenni e da tempo molto malati – di fare ricorso all’”eutanasia di coppia è l’esempio della sensibilità sul tema del nostro tempo.
Il concetto stesso di democrazia laica e il diritto di ciascuno di essere artefice del proprio destino e della propria vita impongono che lo stato democratico moderno si mantenga neutrale rispetto a tutti questi temi fortemente divisivi (quali sono quelli che implicano questioni etiche e/o religiose) non ponendo veti alle libertà individuali e consentendo a ciascuno di decidere secondo la propria coscienza e visione della vita.
Questa è la principale sfida della moderna democrazia, pena l’inevitabile deriva verso lo stato autoritario, l’autocrazia o la teocrazia, china sulla quale vi sarebbero già numerosi Paesi anche Europei.