Non per vantarmi ma io e Tex Willer siamo nati lo stesso giorno: il 30 settembre 1948. So benissimo che la cosa ha una rilevanza del tutto limitata al mio ambito familiare e amicale. Ogni tanto la tiro fuori per giocarci su, farci due risate. Ho un caro amico che chiamo “vecchio cammello” e lui mi chiama “satanasso”. Ci mangiamo due bistecche alte tre dite con una montagna di patatine, innaffiate da un boccale di birra, e tutto finisce lì.
Sono perfettamente consapevole della futilità del fatto.
O meglio lo ero.
Da qualche giorno ho realizzato che Tex Willer ha un potenziale rivoluzionario notevole.
Mi sono convinto, ultra convinto, che sia l’unico in grado di mobilitare le masse.
Come? Ve lo dirò, ma prima affrontiamo il punto cruciale.
Se Tex è un‘arma così potente come io non dubito sia, chi la può utilizzare rappresenta un pericolo che un Governo deve assolutamente mettere sotto controllo.
Chi detiene allora questo potere?
Ma è ovvio: la Sergio Bonelli Editore.
Come può esercitare questo potere? Semplicemente dicendo che Tex Willer cesserà le pubblicazioni.
Vedrete allora una sollevazione popolare mai vista prima che chiederà a gran voce che Tex non muoia e, se non avrà una risposta positiva subito, metterà a ferro e fuoco ogni edicola, per cominciare.
Si pretenderà che il Governo faccia una legge che vieti alla Bonelli di far cessare le pubblicazioni di Tex e, se è necessario, di finanziare la casa editrice almeno quanto abbiamo fatto con l’Alitalia, per evitare che qualche magnate cinese ci compri anche Tex Willer.
Non ci credete?
Credeteci pure. Noi italiani sappiamo quando è ora di scendere in piazza per le cose importanti