La dipendente Cristina Gallio: “ex direttore Poste di Vicenza mi ha slacciato il reggiseno”. L’accusato Vincenzo Vozzolo si proclama innocente e vince il 1° round: il giudice Ivana Morandin condanna il GdV per diffamazione

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Anni fa, è un esempio, ci furono “enciclopedie” sulle accuse a Gianni Giglioli che ogni giorno il quotidiano locale ci propinava a sostegno della sua colpevolezza per la questione Aim. L’allora assessore di Achille Variati si dimise di conseguenza per non metetre in difficoltà la sua amministrazione con un gesto unico nell’Italia post tangentopoli, che senza, purtroppo, stroncare i criminali decapitò un’intera classe politica, colpevole di prendere soldi essenzialmente per il proprio partito, senza che ne fosse pronta un’altra con gli effetti devastanti che subiamo e che iniziarono con l’avvento al potere di Silvio Berlusconi, padre putativo di una progenie di para-politici, in ultimo Matteo Renzi, che oggi con la politica fanno affari essenzialmente in prima persona. 


Tornando all’esempio Il Giornale di Vicenza, dopo le enciclopedie di accuse, dedicò solo paginette alle udienze del processo, poi celebrato e sede deputata a riscontrare le accuse e ad emettere le vere sentenze, e Gianni Giglioli, che rinunciò anche ala prescrizione, fu assolto già in primo grado con formula piena.

Non sappiamo, quindi, quanti sappiano della realtà, l’innocenza sentenziata di Giglioli, raccontata in poche righe, e quanti, invece, ne ricordino la colpevolezza suggerita da certi media. Se dovessi giudicare in base alla mia esperienza personale, sbattuto da quello stesso foglio più volte in prima pagina per la vicenda genericamente riferibile come inchiesta sulla Minetti Vicenza e mai “gratificato” dalla pubblicazione del semplice fatto di non essere mai stato neanche rinviato a giudizio, beh dovrei dire che pochi conoscono la verità (eppure io dirigo questo giornale, anche se, però, non l’ho mai usato per farmi pubblicità), ma molti di più ricordano le accuse così tanto che ho dovuto anche dare mandato allo studio Ellero di querelare Lorenzo Cracco (chiederà al GdV di pagargli l’avvocato?), un componente di Noi che credevano nella BPVi, che, non sapendo cosa obiettare alle mie considerazioni sulla legge 205 a tutela dei risparmiatori vittime della Banca Popolare di Vicenza e non solo, mi ha rinfacciato ipotetici scheletri nell’armadio proprio per la vicenda della società di volley da me gestita e che, con me presidente, non è mai fallita, ma la cui attività è stata solo fagocitata da altri signorotti, “imprenditori” di cui molti associati a quella Confindustria Vicenza a cui appartiene di fatto il giornale e che, loro sì, la loro società (e la pallavolo femminile di livello) l’hanno portata al fallimento!

Scusateci per la lunga premessa che, però, aiuta a capire perché ci occupiamo della vicenda di “reggiseni slacciati”, di cui al titolo, che mai seguiamo se singolo fatto di cronaca, ma che ci preme, non solo perché l’accusato è nato, guarda il caso, nel mio paese, Castelforte in provincia di Latina, ma, soprattutto, per aprire un’altra finestra sul ruolo della stampa in una città che dalla stampa è stata ferita a morte, vedi i fatti della ex Popolare locale (cfr. il nostro libro dossier “BPVi, Bugie Popolari di Vicenza“)  e che ogni giorno vede deviata la sua attenzione, questa è una nostra opinione, dalle sue necessità reali e dai problemi veri, che, leggendo quel foglio, non sono, che so, le conseguenza del crac della banca, l’aver perso la Fiera di Vicenza, lo sfregio in arrivo della linea lenta della Tav, gli sfruttati e i morti sul lavoro, ma i 4 immigrati etiopi che, non, vengono accolti dalla Diocesi di Vicenza, l’invasione di africani e musulmani, che magari lavorano nelle concerie e nelle acciaierie,  e… le anatre, quelle sì, che muoiono.

Ebbene l’accusato di stalking e molestie Vincenzo Vozzolo (oggi 54 anni) su quel giornale è stato già condannato il 30 marzo 2016 non solo da questa sequenza di titolo, sommario e occhiello “«Molestie alla collega. Le slaccia il reggiseno»IL CASO. L’ex dirigente deve rispondere in aula delle accuse di violenza sessuale e stalking. A giudizio il direttore delle Poste Avrebbe allungato le mani su una sottoposta tormentandola «Era molto attratto dalle donne»” ma dal racconto interno in cui veniva raccontato anche come “un maiale”…

Noi non sappiamo come andrà a finire il processo, giunto ora alla sua seconda udienza (nella foto, autorizzata, Il collegio e i legali esaminano il 18 settembre un video della difesa nel processo Vozzolo), ma, ecco di nuovo le accuse pubblicate ma le udienze non raccontate perché il GdV alle udienze noi non l’abbiamo visto né abbiamo letto una riga sulle testimonianze davanti al collegio giudicante dell’accusatrice, Cristina Gallio (oggi 57 anni), e dei primi due testimoni, Andrea Schio e Moira Cassano, ascoltati dal presidente Lorenzo Miazzi e dai giudici a latere Camilla Amedoro e Filippo Lagrasta col pm Barbara De Munari, che aveva chiesto l’archiviazione per insufficienza di riscontri poi tramutata in imputazione coatta dal giudice Roberto Venditi, lo stesso, un caso, del processo BPVi e di quello di Gianni Zonin contro chi scrive, dal legale della Gallio, avv. Anna Silvia Zanini, e dai difensori di Vozzolo, prof. Emanuele Fragasso junior e avv. Michele Grigenti

Seguiremo ancora, per quanto possibile, il processo e ne riferiremo l’esito e/o eventuali sviluppi solo se particolari in termini di comunicazione sperando che, nel frattempo, questo articolo spinga il GdV ad occuparsene correttamente dopo aver lanciato la pietra dell’accusa senza ritrarre al mano un’altra volta dopo averlo fatto con Giglioli, me, Vozzolo e chissà quanti altri: non tutti hanno figli equlibrati e mogli comprensive come le nostre contro accuse, non provate, lanciate contro vite private …

Tanto più che le testimonianze da noi ascoltate sono ad oggi a dir poco contraddittorie, sia quella della presunta Asia Argento in salsa locale, sia di chi supporta la sua tesi con una confusione e una certa ritrosia a rispondere, che ad un certo punto anche il presidente Miazzi martedì 18 è stato costretto a “riprendere”. 

Intanto, mentre l’ufficio postale centrale di Bassano, diretto ora da Vincenzo Vozzolo dopo che le Poste hanno vagliato la sua posizione, a fine 2016 è stato premiato per i risultati conseguiti nel settore finanziario, il direttore, con gli avvocati Nuccia Figatti e Giancarlo Carletti, ha vinto la sua prima battaglia, quella contro il GdV, che non ha fatto ricorso contro la sentenza.

Dopo aver interpellato via Pec chi ora è stato condannato, cioè la Athesis, editrice del giornale, il suo direttore dell’epoca, Ario Gervasutti, e il collega, Paolo Mutterle, che ha firmato l’articolo del 30 marzo 2016 e dopo non aver ricevuto riscontri, che siamo sempre pronti a pubblicare, alla domanda (“per la da noi sentita correttezza deontologica con cortese urgenza e immediatezza vostre dichiarazioni, prese di posizione e determinazioni al riguardo“) ecco i termini sintetici della decisione di condanna del GdV:

A seguito del “ricorso proposto da Vozzolo Vincenzo contro Mutterle Paolo, Gervasutti Ario e Athesis spa, rispettivamente, quali giornalista, direttore e proprietaria del Giornale di Vicenza; considerato che il ricorrente ha chiesto la condanna in solido dei convenuti al risarcimento dei danni da egli subiti per effetto del contenuto diffamatorio dell’articolo di stampa pubblicato nel Giornale di Vicenza di data 30.03.2016, avente ad oggetto presunte molestie arrecate dal Vozzolo ad alcune colleghe sul posto di lavoro

con provvedimento firmato dal Giudice Dott. Ivana Morandin il 3 settembre 2018 con accoglimento totale il 10 settembre 2018 (in fondo alcune motivazioni*)

Il Tribunale di Vicenza, definitivamente pronunciando nella causa civile iscritta al n. RG 7740/2017, ogni diversa domanda o eccezione disattesa: 

– accoglie la domanda di Vozzolo Vincenzo e, per l’effetto, dichiara la natura diffamato-ria e lesiva dell’onore e della reputazione del ricorrente dell’articolo pubblicato in data 30 marzo 2016 sul quotidiano Il Giornale di Vicenza dal titolo “Molestie alla collega Le slaccia il reggiseno” e dell’articolo pubblicato in data 30 marzo 2016 on line su Il Giornale di Vicenza dal titolo “Direttore “molesta la collega, le slaccia il reggiseno”;

– condanna Mutterle Paolo, Gervasutti Ario e Athesis spa, rispettivamente, quali giornalista, direttore all’epoca dei fatti e proprietaria de Il Giornale di Vicenza, in solido al pagamento in favore del ricorrente della somma di euro 9.500,00 oltre interessi legali dalla data della presente decisione al saldo, a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale e pena pecuniaria ex art. 12 l. 47/1948“.

condanna Mutterle Paolo, Gervasutti Ario e Athesis spa in solido al pagamento in fa-vore del ricorrente delle spese di lite, che liquida in euro 3.804,00, di cui euro 259,00 a titolo di spese ed euro 3.545,00 a titolo di compensi, oltre spese generali, iva e cpa come per legge“.

La lezione?

Questa è una sentenza contro un giornale, non è la prima volta e non è l?unico, che nella testa dei lettori ha insinuato una sentenza ancora non pronunciata da chi, solo, ha il diritto dovere di farlo: un giudice.

Se Vozzolo verrà condannato lo scriveremo ma nessuno può condannarlo o assolverlo prima di allora.  

Se sarà colpevole lui dovrà confrontarsi con la sua coscienza e la sua famiglia ma un giornale un giornalista non possono e non devono violentare persone e famiglie. 

È un?abitudine sempre più frequente è sempre più indegna. 

 

*…rilevato che l’articolo in questione ascrive al ricorrente – seppure come circostanze narrate da testimoni agli inquirenti – fatti e comportamenti che, a ben vedere, sulla scorta della documentazione prodotta dalla convenuta, sembrano in parte non essere stati effettivamente riferiti (si veda, ad esempio, la parte dell’articolo nel quale si riferisce che il Vozzolo, a detta della testimone, sarebbe stato “molto attratto dalle donne” al punto da tentare con le dipendenti più carine di “ridurre le distanze fisiche nel dialogo avvicinandosi con la bocca all’orecchio fino a toccarlo con le labbra”; e “In un’occasione sarebbe stato sorpreso con una collega seduta sulle sue gambe, intenta a imboccarlo con delle patatine”…;

ritenuto che, sotto tale profilo, l’articolo in questione debba ritenersi effettivamente diffamatorio e non scriminato dal diritto di cronaca, in quanto riportante fatti non corrispondenti alla verità oggettiva o anche solo putativa nel senso sopra descritto dalla giurisprudenza di legittimità;
rilevato in proposito che, con riguardo a tali specifici contenuti dell’articolo 30.03.2016, la convenuta Athesis spa si è limitata a dedurre la fedeltà e coerenza degli stessi al contenuto delle dichiarazioni rese da Gallio Cristina e Cassano Moira in sede di sommarie informazioni…;
considerato, ulteriormente, che il giornalista Mutterle Paolo e l’allora direttore del Giornale di Vicenza Gervasutti Ario, non costituendosi in giudizio, non hanno fornito elementi di giudizio atti a dimostrare, il primo, di aver riportato acriticamente e unicamente il contenuto di fonti da egli reperite con un serio e diligente lavoro di ricerca e, il secondo, di aver esercitato sul con-tenuto del periodico da lui diretto il controllo necessario ad impedire che con la pubblicazione fosse commesso il reato di diffamazione ai danni dell’odierno ricorrente;

ritenuto che l’articolo pubblicato in data 30.03.2016 nella testata Il Giornale di Vicenza assuma un contenuto diffamatorio anche laddove, nel riportare l’oggetto della querela sporta ai danni del Vozzolo e, in particolare, gli atti molesti da quest’ultimo asseritamente posti in essere, giunge a descrivere riassuntivamente gli stessi come comportamenti “da maiale“;
considerato, infatti, che tale epiteto non risulta essere stato effettivamente utilizzato dalle signore Gallio e Cassano nei verbali di sommarie informazioni prodotti in atti…, né da altri soggetti eventualmente sentiti dagli inquirenti o dallo stesso giornalista, per cui integra necessariamente un giudizio imputabile direttamente a quest’ultimo;
ritenuto, sul punto, che il limite della continenza, intesa come correttezza formale dell’esposizione e non eccedenza dai limiti di quanto strettamente necessario per il pubblico interesse, sia stato in concreto superato per effetto dell’utilizzo dei suddetti termini;
ritenuto, inoltre, che neppure possa essere invocata la scriminante del diritto di critica, posto che in relazione a tale giudizio sintetico dei comportamenti imputati al Vozzolo, anch’essi analiticamente riportati nell’articolo, non pare sussistere un interesse dell’opinione pubblica alla conoscenza della specifica interpretazione del fatto data dal giornalista Mutterle Paolo;
ritenuta, sotto tali unici profili, l’illiceità della pubblicazione dell’articolo del 30.03.2016, in quanto lesivo dell’onore e della reputazione del sig. Vozzolo Vincenzo;
ritenuto che una lettura complessiva dell’articolo in questione consenta di escludere ulteriori profili diffamatori, posto che le condotte asseritamente poste in essere dal direttore ai danni della collega vengono riportate come specificamente riferite da terzi o, comunque, narrate dal giornalista con toni dubitativi e/o mediante l’uso del condizionale…