Acqua delle nostre brame

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  Con 9,2 miliardi di metri cubi, l’Italia detiene il primato nell’Unione europea del volume di acqua dolce complessivamente prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. Il consumo d’acqua pro-capite vede l’Italia al primo posto in Europa con valori estremamente variabili sul territorio nazionale che spaziano da 150 a 400 litri al giorno. Per quanto riguarda l’origine delle acque utilizzate in Italia quasi i tre quarti derivano da laghi e fiumi ed un quarto da risorse sotterranee. Per la destinazione d’uso delle risorse idriche a livello nazionale, il settore agricolo utilizza il 60% dell’intera richiesta di acqua, il settore energetico e industriale il 25% e gli usi civili il 15%. Nello specifico, l’84,8% del prelievo nazionale di acqua per uso potabile deriva da acque sotterranee, il 15,1% da acque superficiali. 

Il dato preoccupante riguarda le perdite delle reti di distribuzione che, purtroppo, fa rilevare un tasso di circa il 40 per cento, sia per l’uso potabile che per quello irriguo. Sebbene le perdite siano restituite al ciclo idrologico, sono da considerare l’effetto negativo locale di un eccessivo sfruttamento della risorsa, causato dalla necessità di sopperire ad un alto tasso di perdite, nonché il danno economico che il fenomeno determina.
 
Insomma, di fronte a un imponente prelievo idrico corre parallela una altrettanto imponente perdita della rete di distribuzione dovuta ad una cattiva gestione pubblica, considerato che il 97% delle imprese del settore sono pubbliche o a controllo pubblico e, a differenza di quanto affermato negli slogan, l’acqua era e rimane pubblica.
 

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Fonte: Acqua delle nostre brame

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