Addio a Simonetta Avalle, “la signora del volley”: Tor Sapienza la piange con tutt’Italia. Ovunque un minuto di silenzio poi boati di applausi

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Simonetta Avalla, la sua foto nella camera ardente a Tor Sapienza
Simonetta Avalla, la sua foto nella camera ardente a Tor Sapienza

Mercoledì scorso, 29 gennaio, nella chiesa parrocchiale di San Vincenzo de’ Paoli a Tor Sapienza, riempita all’inverosimile anche negli spazi collaterali resi disponibili a chi non aveva trovato posto, si è svolto l’ultimo saluto a Simonetta Avalle, “la signora del volley”, una delle figure più importanti della pallavolo italiana, non solo femminile, ma soprattutto, oltre che una insegnante, e non solo di filosofia, una donna che ha lasciato un segno profondo nella vita di chi l’ha conosciuta, come chi vi scrive.

La chiesa di Tor Sapienza, cerimonia funebre della signora del volley
La chiesa di Tor Sapienza, cerimonia funebre della signora del volley

Simonetta Avalle (nata a Roma nel 1950 il 21 aprile, giorno della fondazione della Caput mundi, e ora volata via il 27 gennaio, il Giorno della Memoria) è stata più di una grande allenatrice di pallavolo, tra l’altro la prima donna in A1: ha formato generazioni di atlete, preparato centinaia di allenatori e allenatrici, scambiato conoscenze con decine di dirigenti di massimo livello, di club e federali, trasmettendo valori che andavano oltre lo sport.

Il suo legame con me, nato con la sponsorizzazione nel 1987-1988 della sua squadra di Roma in A2, quella del club proprio di Tor Sapienza presieduto da un altro grande, il fratello Gianni, si è rafforzato nel tempo, prima nel 1990-1991 quando grazie soprattutto a lei e allo staff, dirigenziale e tecnico, del Colli Aniene, Roma salì in A1 per la prima volta, e poi fino a coinvolgerla a cavallo del 2003 e 2004 nel progetto pallavolistico di Vicenza, che, anch’essa, nel 1997-1998 era salita in A1, cosa che non sarebbe successa se lei e il fratello non mi avessero trasmesso il virus della passione per il volley femminile. Io, Roma, prima, e Vicenza, poi, le dobbiamo essere riconoscenti. Grazie Simo!

Simonetta Avalle in un time out della Minetti Infoplus Vicenza
Simonetta Avalle in un time out della Minetti Infoplus Vicenza

Anche quando le nostre strade si sono separate, professionalmente, per le scelte societarie difficili e non sempre comprensibili dall’esterno, Simonetta è rimasta per me un riferimento costante. Oggi il suo esempio e il suo insegnamento restano vivi nel cuore di chi l’ha conosciuta e amata, anche a Vicenza.

A Roma lo ha testimoniato il fiume di persone, di ogni età, donne e uomini, che, dopo averle porto l’ultimo saluto nella camera ardente allestita per lei dalla Fipav, ha invaso al chiesa , per poi tracimare, a fine cerimonia, sciogliendo le emozioni in un applauso incontenibile tra le lacrime di molti e molte, tra cui, incontenibili, quelle della vicentina di Noventa Consuelo Turetta, arrivata da campionessa esperta alla sua corte a Roma  nel 1992 -1993, e della laziale di Sezze Manuela Leggeri, scoperta da Simo e portata in A1, sempre a Roma, nel 1993-1994 a soli 16 anni per intraprendere una carriera favolosa passata, poi, anche per Vicenza.

Manuela ha “singhiozzato” parole toccanti mentre provava a darle il saluto pubblico in chiesta ringraziando Simonetta Avalle per essere stata la sua “guida costante per tutta la vita sportiva e, soprattutto personale…”.

Nella chiesa parrocchiale di San Vincenzo de’ Paoli a Tor Sapienza, oltre a Turetta e Leggeri, c’erano tante altre atlete, del passato, del presente e del futuro, queste rappresentato dalle giovani del Centro di Qualificazione Regionale del Lazio, affidato alle sue cure e che hanno deposto sulla sua bara, circondata da molte altre “testimonianze” le bandiere della Federazione di Pallavolo.

Gianni Avalle, al centro tra dirigenti nazionali e locali del volley
Gianni Avalle, al centro tra dirigenti nazionali e locali del volley

Per la Federazione nazionale c’erano i due vicepresidenti, il romano Luciano Cecchi e il veneto Adriano Bilato, poi c’era il vicentino di Camisano Mauro Fabris, presidente della Lega Pallavolo Serie A Femminile dal 2006 grazie alla “campagna” sostenuta da Bergamo in combinata col club biancorosso.

Nel piazzale della parrocchia di Tor Sapienza in attesa del feretro di Simonetta Avalle
Nel piazzale della parrocchia di Tor Sapienza in attesa del feretro di Simonetta Avalle

C’erano tanti altri dirigenti, piccoli e “grandi”, federali e di società, impossibile vederli e citarli tutti, allenatori (ne ricordo uno per tutti, Paolo Pedata, suo secondo ai tempi della “nostra” prima Roma in A1) e allenatrici, il campione del volley maschile e suo amico Claudio Di Coste, il collega giornalista di Fipav, Corriere dello Sport e Messaggero, Carlo Lisi. E c’era Jacopo Volpi, fino al pensionamento, direttore di Rai Sport, amico da sempre di Simonetta e Gianni Avalle e che ho riscoperto, con un po’ di emozione, come anche mio, ai tempi di Roma, dal suo saluto “televisivo”: “Ciao, presidente”.

Perugia - Taranto di Superlega maschile
Perugia – Taranto di Superlega maschile

La chiesa mercoledì scorso era gremita, dentro e fuori una folla esorbitante si era radunata per renderle omaggio. Ma dallo stesso giorno, fin dalle varie gare infrasettimanali, la folla intorno alla memoria di Simonetta Avalle è cresciuta a dismisura: è stato, infatti, attuato in tutte le gare dall’under 14 alla Superlega maschile un minuto di silenzio, un evento che lo stesso Gianni Avalle non ricorda che sia mai stato fatto in modo così totale invece che solo per i campionati nazionali.

E in tutti i palazzetti luccicanti e in ogni palestra, anche grigia, d’Italia, spesso con striscioni spontanei inneggianti a Simonetta durante le partite di pallavolo maschile e femminile, da mercoledì fino ad oggi, dopo il minuto di silenzio si è scatenato l’applauso scrosciate di tutti i presenti mentre i microfoni di tv e radio nazionali e locali hanno raccolto testimonianze e tributi accorati.

Vibo - Scandicci (ritorno quarti di finale Coppa Italia serie B femminile)
Vibo – Scandicci (ritorno quarti di finale Coppa Italia serie B femminile)

Uno su tutti quello di Lorenzo Pintus, allenatore del Cuneo, che, a Perugia, prima ancora di commentare la vittoria in A1 femminile delle piemontesi sulle umbre, ha omaggiato in lacrime anche lui la sua, la nostra Simonetta Avalle, “la signora del volley” di tutti.

Chiudiamo con una sintesi dell’omelia, molto umana, di don Riccardo, il “vecchio” parroco della chiesa, che ha conosciuto la “fedele” Simonetta da ragazzina al 27 gennaio e che spesso ha guidato anche il pulmino del club dei fratelli, felicemnte, siamesi Avalle, questa cronaca di un evento triste, ma che, se ricorderemo gli insegnamenti, sportivi e di vita, e il sorriso di Simonetta, tanto forte quanto la grinta che nascondeva, sarà di stimolo per tutti quelli che amano il volley e lo sport in generale, quello pulito di Simonetta.

Che ora vola più in alto delle sue più forti schiacciatrici, l’ultima impresa della “signora del volley”.


Le parole del parroco: un ritratto umano di Simonetta

Don Riccardo ha salutato subito vecchi amici, allieve, compagni di viaggio nello sport e nella vita, ma anche persone del quartiere che l’hanno vista crescere e diventare un punto di riferimento. Simonetta è nata a Tor Sapienza, ha vissuto qui, ed è qui che oggi il quartiere si è stretto intorno alla sua famiglia per dirle addio.

Durante la cerimonia, il parroco ha tracciato un ritratto intenso e accorato di Simonetta, non solo come sportiva, ma come donna, educatrice e guida per tante persone. “Erano tanti anni che non venivo a Tor Sapienza”, ha esordito, “eppure oggi rivedo molte persone che hanno fatto la storia di questo quartiere, e tra loro c’è Simonetta, che di storia ne ha scritta tanta.”

Ha raccontato di quando, nel 1972, la squadra di pallavolo in cui Simonetta militava e allenava muoveva ancora i primi passi nel panorama sportivo romano. “Ricordo che c’erano pochi mezzi e molte difficoltà, ma lei non si fermava davanti a niente. Ho persino dovuto chiamare qualche volta i pompieri per far recuperare i palloni finiti chissà dove, perché la squadra si allenava in condizioni non sempre ottimali. Ma Simonetta non si è mai lamentata, anzi: vedeva sempre una possibilità anche dove gli altri vedevano ostacoli.”

Ma più che la pallavolo, ciò che ha voluto sottolineare il sacerdote è stata la dedizione totale di Simonetta alla formazione delle persone, alla loro crescita non solo come atlete, ma come esseri umani. “Per Gianni, era una sorella sempre presente. Per le sue giocatrici, era un punto di riferimento che andava oltre lo sport. Ha insegnato non solo la pallavolo, ma anche il valore del sacrificio, della disciplina, del rispetto. Ha formato donne capaci, madri attente, cittadine consapevoli. Chi l’ha conosciuta sa che non si trattava solo di vincere partite, ma di costruire qualcosa di più grande.”

E ha aggiunto: “Ci sono persone che lasciano un segno indelebile, persone che determinano la storia. E la storia di Simonetta non è fatta solo di trofei, ma di generazioni di ragazze che hanno trovato in lei un’ispirazione, un modello di impegno civile e umano.”

Simonetta: la passione e l’umiltà di una grande donna

Il parroco ha poi raccontato alcuni aneddoti che mostrano il carattere tenace e curioso di Simonetta. “Era una che voleva sempre imparare. Anche quando aveva già raggiunto livelli nazionali nel volley, non smetteva di studiare, di mettersi alla prova. Faceva viaggi con Gianni in paesi lontani per seguire tornei, per capire nuove tattiche, per imparare dagli altri. Perché chi insegna, diceva sempre, non deve mai smettere di imparare.”

Eppure, nonostante fosse una figura di autorità nel suo sport, non aveva mai un tono arrogante o prepotente. “Non alzava mai la voce per imporsi, non gridava per intimorire. La sua era un’autorevolezza naturale, che derivava dal rispetto e dalla competenza. Non si imponeva, si faceva ammirare. E questo la rendeva speciale.”

Ha poi ricordato come Simonetta fosse una donna estremamente intelligente e colta, un aspetto che a volte veniva messo in secondo piano rispetto alla sua carriera sportiva. “Era insegnante di filosofia, e non lo dimentichiamo. La filosofia è stata la base del suo modo di affrontare la vita e la pallavolo: cercava il senso profondo delle cose, andava oltre la superficie, insegnava non solo a vincere, ma a capire il valore delle sfide.”

L’ultimo incontro: l’abbraccio prima della chemioterapia

Ma il momento più toccante dell’omelia è stato quando il parroco ha ricordato l’ultima volta che ha visto Simonetta. “Quando è venuta da me, poco prima di sottoporsi a una nuova sessione di chemioterapia, era serena. Volle confessarsi. E alla fine mi abbracciò. Io quell’abbraccio me lo ricorderò per sempre. Era come se sapesse che sarebbe stato l’ultimo. Eppure, anche in quel momento, non c’era paura nei suoi occhi, ma una forza incredibile.”

Ha poi concluso dicendo: “Per i cristiani, il saluto non è mai un addio, ma un arrivederci. Simonetta ha portato a termine la sua missione. È compiuto. Ora spetta a noi portare avanti il suo esempio, il suo insegnamento. Oggi siamo qui per piangerla, ma anche per ringraziare Dio di avercela donata.”

Un tributo che va oltre la pallavolo

Alla fine della cerimonia, il clima era di profonda commozione. Non si è trattato solo di un funerale, ma di un tributo a una donna che ha segnato profondamente la vita di molte persone. Non solo nello sport, non solo a Tor Sapienza, ma ovunque abbia lasciato il suo segno.

Simonetta Avalle non era solo un’allenatrice, non era solo una “signora del volley”. Era un’educatrice, una donna di cultura, una guida, un’anima capace di trasformare il gioco in un’occasione di crescita umana. E oggi, nella sua chiesa, nella sua Tor Sapienza, è stata salutata con tutto l’amore e il rispetto che meritava.

Ma il suo esempio, il suo insegnamento, il suo modo di vivere la pallavolo e la vita continueranno a vivere nel cuore di chi l’ha conosciuta. Perché certe persone non ci lasciano mai davvero.