Il Consiglio di Stato ha detto sì, con dei paletti. E su quei limiti è guerra di interpretazioni. Però la certezza è che i senatori possono abolire i vecchi vitalizi come si è fatto alla Camera, con una delibera dell’ufficio di presidenza, senza rischiare richieste di risarcimento. È quanto affermano i giudici amministrativi nel parere richiesto sulla riforma dei vitalizi dalla presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, che aveva posto tre quesiti. Ovvero quale fosse “la fonte normativa idonea” per abolirli, i “profili di legittimità costituzionale del provvedimento” e ragguagli “sull’eventuale responsabilità in cui potessero incorrere i membri del Consiglio di presidenza”.Il Consiglio di Stato risponde che si può intervenire tramite delibera, e che i senatori dell’ufficio di presidenza non corrono rischi, anche in virtù dell’articolo 68 della Costituzione (“I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”). Più complesso il tema dei limiti di costituzionalità. Perché secondo i giudici si possono toccare i diritti acquisiti “quando la nuova disciplina sia razionale e non arbitraria, non pregiudichi in modo irragionevole la situazione oggetto di intervento e sussista una causa normativa giustificata da una inderogabile esigenza di intervenire o da un interesse pubblico generale”. Sillabe che provocano molte reazioni. Con ambienti del Senato che leggono il parere come la dimostrazione che “la cautela della presidente Casellati era giustificata” e che forse la delibera Fico, adottata a Montecitorio, si è spinta troppo oltre. E comunque “si andrà avanti sui vitalizi senza ostruzionismi”, ascoltando in audizione il presidente dell’Inps Tito Boeri. Mentre va oltre l’ex senatore del Pd Ugo Sposetti: “Viene confermato quanto detto dai costituzionalisti sentiti in Parlamento, non si poteva fare una legge arbitraria e retroattiva. Gli stessi principi sanciti nelle sentenze della Corte costituzionale, palesemente violati dalla delibera della Camera”. È tutt’altra la reazione dei 5Stelle. Con il presidente della Camera Fico che rivendica: “Il parere dimostra che Montecitorio per il taglio dei vitalizi ha agito con lo strumento adatto”. Ovvero con la delibera.
Mentre il capogruppo del M5S Stefano Patanuelli pressa Casellati: “Finora il Consiglio di presidenza si è riunito solo una volta per discutere di vitalizi, ma non si può perdere altro tempo”. E allora è opportuno ascoltare gli esperti. Come Gaetano Azzariti, docente di Diritto costituzionale presso l’università La Sapienza di Roma: “Il Consiglio di Stato dice che la riforma si può fare, ma il vero nodo è come si possa fare, e i giudici spiegano che l’intervento sui vitalizi deve essere ragionevole e proporzionale. In particolare, non deve violare l’articolo 38 della Carta (secondo cui i lavoratori “hanno diritto a mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”, ndr). Ma la delibera Fico rispetta quei parametri? Azzariti replica: “Questo non poteva essere chiesto ai giudici. Però rispetto all’articolo 38 si può citare il caso dell’ex deputato Franco Grillini (malato di tumore, dice che non potrà pagare più le cure per il taglio al vitalizio, ndr). E quello può essere un punto critico”. Ossia può facilitare ricorsi? Il professore è scettico: “Per le delibere dell’ufficio di presidenza vale il principio dell’autodìchia, quindi quell’atto può essere ridiscusso solo da un organo della Camera di appartenenza. Il ricorso a un giudice esterno, ossia alla Consulta, non mi pare affatto facile”.
REAZIONI OPPOSTE
Palazzo Madama: “Giusta la nostra cautela” Patuanelli (M5S): “Ora basta perdere tempo”
Poi c’è l’avvocato amministrativista Gianluigi Pellegrino, secco: “Il Consiglio di Stato ha tolto ogni alibi alla presidenza del Senato, che li cercava con i suoi quesiti. La chiara speranza era di intervenire tramite legge, che è sottoponibile a ricorsi. Ma i giudici affermano che si può intervenire tramite delibera, e che essendo un atto di carattere normativo non se ne può chiedere conto ai parlamentari”. Obiezione: non si incide su diritti acquisiti? “Il Consiglio scrive chiaramente che i vitalizi sono qualcosa di meno rispetto alle pensioni, quindi che sono meno protetti, e a maggior ragione si può intervenire anche in via retroattiva purché in modo razionale”.
di Luca De Carolis, da Il Fatto Quotidiano