Nel 1991 quando ci fu la 64a Adunata Nazionale degli Alpini io c’ero. C’ero eccome, avevo 24 anni. Che ricordo ho di quell’evento? Confuso (articolo ripreso da VicenzaPiù Viva, disponibile nelle 115 edicole di Vicenza e dintorni, nella nuova sede di Contrà Vittorio Veneto 68 e online per gli abbonati – clicca qui).
Non in senso negativo, non era l’adunata ad essere confusa, sono i miei ricordi. Perché esattamente negli stessi giorni in cui gli Alpini hanno festosamente invaso Vicenza, la mia famiglia era alle prese con un trasloco. E no, noi non siamo come gli americani dei film, dove ogni familiare, compresi i bambini, ha il suo scatolone, e tutto il resto sta su un furgoncino, perché i mobili nella casa nuova – di solito stregata, ma quello è un altro discorso – ci sono già. No, nella mia famiglia tre traslochi abbiamo fatto, e tutti e tre un’impresa. Come spostare Abu Simbel. Il camion dei mobili, i bauli di legno per i vestiti e per i libri, ma soprattutto scatole su scatole di ciò che mia madre definiva alternativamente “le traje” o “gli altarini”. Soprammobili, ninnoli vari, oggetti di dubbia provenienza e nessuna utilità che però nessuno aveva coraggio di abbandonare. Insomma, il decluttering non andava di moda. In tutto questo poi c’era sempre un gatto, che fortunatamente non soffriva di nostalgia dei luoghi quindi si adattava al nuovo ambiente più facilmente di noi.
Comunque non divaghiamo, mentre noi facevamo la spola tra zona stadio e centro storico, cercando di rendere vivibile la nuova casa, intorno Vicenza viveva la sua settimana alpina con crescente fervore. Mi colpiva vedere ogni spazio verde nelle vicinanze di casa, sia la vecchia sia la nuova, occupato da una tenda alpina. Erano dovunque, persino nelle aiole spartitraffico. O forse non proprio, ma quella era la sensazione. Ignorante in materia di Adunate, avevo chiesto spiegazioni a mio padre. Il quale ne era entusiasta. Lui non ha fatto l’Alpino, il servizio militare l’ha fatto nell’Aviazione, ma aveva una grande ammirazione per gli alpini. Appassionato di storia, rispettava il valore e l’importanza degli Alpini durante i due conflitti mondiali. Poi amava le passeggiate in montagna, l’Ortigara era una delle sue mete preferite, e lo spirito di sacrificio, la concretezza, il “lavorare bisogna” erano le sue regole di vita. Fra l’altro, dato che il primo giorno nella nuova casa il gas non funzionava, aveva scherzosamente suggerito di andare nell’accampamento alpino più vicino a chiedere di farci mangiare qualcosa di caldo… È rimasta una battuta, anche perché il gas il giorno dopo funzionava, però sono sicura che gli alpini ci avrebbero tranquillamente fatto mangiare con loro.
Francamente non ricordo se anche per l’Adunata del 91 le strade siano state chiuse per tre giorni. Ho qualche dubbio perché mio padre è sempre andato a lavorare e il trasloco lo abbiamo fatto senza problemi, e casa mia oggi è in zona rossa. Altri tempi, anche altro traffico. Mio padre mi aveva raccontato che addirittura un gruppo di Vicenza era partito una settimana prima per recarsi a Trento e poi fare “l’avvicinamento”, perché essere già sul posto non era abbastanza entusiasmante… Non so se fosse una leggenda o un fatto reale, però dava l’idea dello spirito con cui era vissuta l’Adunata.
La città era invasa, ma è stata una bella invasione. Lamentele non ne ricordo. Cioè, ci sono sicuramente state, perché il vicentino medio si lamenta di tutto, se non ci sono manifestazioni perché la città è morta, se ce ne sono perché disturbano la quiete, se sono in centro perché “tutto in centro, il resto della città non conta”, se sono in periferia “chi vuoi che ci vada”… Ma l’adunata del 91, forse perché in epoca pre social essere al centro dell’attenzione nazionale per un giorno era ancora un evento da celebrare, non ha suscitato particolari polemiche. Certo, c’era il timore che una città relativamente piccola come la nostra non riuscisse ad assorbire bene l’impatto della presenza di un numero di alpini cinque volte superiore alla sua popolazione, e come al solito ci sarà stato qualcuno con la puzza sotto il naso a parlare di evento anacronistico. Però non ho un ricordo nitido di sentimenti negativi, sicuramente nulla di paragonabile alle polemiche più recenti. Anche il problema dell’atteggiamento verso il gentil sesso non è stato menzionato. Forse c’era una diversa sensibilità, ma devo dire che nei giorni dell’Adunata, tutte le volte che mi imbattevo in un gruppo di alpini, e ne ho incrociati molti, non ho mai avuto un briciolo né di paura né di disagio. Al contrario, ad uscire di sera mi sentivo persino più sicura. Ci sono stati complimenti non richiesti? Bè, chiamatemi scema, ma mi sarei avvilita se non me ne avessero fatti. Una parola gentile, un apprezzamento, se restano nell’ambito della correttezza, senza fischi, cori o stupidaggini, faccio fatica a considerarle negativamente.
Venendo all’adunata vera e propria, personalmente, concentrata sulle faccende di casa mia, l’ho vissuta più dalla tv che in diretta. Non ho assistito ai tanti eventi di contorno né alla sfilata della domenica. Le cronache dell’epoca parlano di una macchina organizzativa che ha funzionato benissimo, affrontando e risolvendo problemi ed imprevisti, compreso quello di sistemare al riparo tanti alpini in difficoltà per l’imperversare del maltempo, che per fortuna ha risparmiato il giorno clou della sfilata. Mi spiace non essere stata tra le migliaia di vicentini che hanno assistito a tutte le otto ore di sfilata, magari riuscendo a vedere, pur da lontano, il Presidente della Repubblica di allora, Francesco Cossiga, che ha seguito con partecipazione e compiacimento il lungo snodarsi degli Alpini in marcia dalla tribuna d’onore. Perché, al di là dell’effetto “gita scolastica” dei giorni precedenti, il comportamento, l’educazione e lo spirito degli Alpini si sono manifestati in ogni momento solenne, tanto che la sera della domenica era più il dispiacere che il “sollievo” per la fine dell’Adunata. E, sorpresa, ma nemmeno tanto, il lunedì mattina le vie, le piazze, gli spazi verdi della città erano puliti come, anzi più di come erano stati prima dell’arrivo dell’«orda» alpina.
La città è tornata alla normalità, laboriosa di giorno e sonnacchiosa di sera, ma l’adunata ha lasciato nel cuore un bel ricordo. Magari confuso, come il mio, ma sicuramente positivo.