Se Beppe Grillo e il M5S strepitano che ai pentastellati non interessano le poltrone ma Luigi Di Maio, il loro capo politico (per quanto ancora?), minaccia, da neo… salvinista, le elezioni due minuti dopo aver indicato al presidente Sergio Mattarella il nome del premier da designare in Giuseppe Conte ma tre dopo aver capito che sarà dura, anche per Conte, tenerselo alla sua destra come vice premier;
se tutti i partiti, a destra e a manca, da anni hanno strizzato l’occhio ai risparmiatori già “strizzati” invece dalle due banche venete messe in Lca o dalle quattro dell’Italia centrale risolte ma, soprattutto, dal “sistema” che doveva vigilare, ma, poi, tra i nomi papabili al Mef, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, appare quello di Salvatore Rossi, barese non proprio severo con la Banca Popolare di Bari e da pochi mesi non più direttore generale di Banca d’Italia , il “vigilante” per antonomasia, per raggiunti limiti di età ma senza neanche essere stato biasimato per aver dichiarato a giugno 2018 che “più che ricostruire la fiducia (dei risparmiatori, ndr) direi che è necessario aggiustare qualche incrinatura”;
se Gianluigi Paragone (ex direttore de La Padania, ora senatore M5S) dice, da quando teme che col nuovo governo sarà ancora meno probabile per lui presiedere la Commissione d’inchiesta bis sul sistema bancario e finanziario, che no, lui con i penmtastellati non leghsioti non ci sta più;
e se Matteo Salvini per puntare ai pieni poteri ora si è sfilato da solo e più velocemente di quanto avrebbe potuto fare il mago Houdini tutte le 1.000 e più polo, felpe e t-shirt che indossava a seconda delle occasioni; se il M5S ha sempre detto “mai col Pd” e se il Pd ha sempre ribattuto “mai col M5S” ma, poi, oggi vanno a nozze e, per giunta, il monolite a 5 stelle si apre come un fuoco d’artificio e i Dem si ricompattano come mai da… sempre;
se in questo quadro Silvio Berlusconi sembra un buon padre, sorry bisnonno di famiglia; se la patria british della democrazia chiude il Parlamento per non farlo decidere sulla Brexit; se il sovranista a 50 stelle e anti UE Donald Trump tifa per l’europeista a 5 stelle Conte; se Sarri dopo la tuta del Napoli indossa la grisaglia della Juventus e se il “bianconero per sempre” Conte, Antonio non Giuseppe, abbraccia l’odiata Inter;
se l’Adusbef nazionale sostiene che i risparmiatori delle banche non devono pagare per il supporto alle loro istanze di adesione al Fondo Indennizzo Risparmiatori ma, intanto, un suo membro del direttivo, pur di acquisire clienti già “intortati” dalle banche e poi incantati dal verbo di don Enrico Torta col suo “chierico” di fiducia Andrea Arman, prima “si converte” al verbo del prete di Dese e, poi, chiede qualche centinaio di euro (cfr. Il Corriere del Veneto ripreso da VicenzaPiù.com, ndr);
se tutti questi sono solo una parte infinitesimale degli esempi di incoerenza del nostro mondo, vicino e lontano, beh se il presidente di Adusbef, l’avv. Antonio Tanza, ha appena tolto all’incoerente membro nazionale avv. Paolo Polato ogni riferimento nel sito ufficiale alle due sedi prima a lui assegnate, Venezia e Treviso, nel Veneto presieduto a livello regionale dal coerente e confermato avv. Fulvio Cavallari, allora chapeau alla coerenza della “Associazione a difesa dei consumatori e degli utenti-. Adusbef, particolarmente specializzata nel settore bancario”, come si legge nel suo sito e come il presidente Tanza ha dimostrato che vuole continuare ad essere.
Questo passo ci incoraggia a proseguire nella nostra battaglia per fare chiarezza su chi lucra sui risparmiatori a cui l’assessore Manuela Lanzarin ancora non ha completamento aderito non svelando ancora importi e criteri dei contributi a 8 associazioni e… loro legali
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