C’è da segnalare oggi per l’agenda politica l’audizione del ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, alle 14 nella commissione Politiche Ue di Montecitorio. Si parlerà molto del prossimo bilancio Ue e del Recovery Fund, e dal ministro si attende una disamina sia sulle risorse per la coesione nel nuovo Qfp (Quadro finanziario pluriennale) che sugli interventi per il Mezzogiorno che il Governo presenterà a Bruxelles per ottenere l’accesso alle risorse Recovery.
Inaugurato ieri con soddisfazione a Genova il nuovo Ponte San Giorgio, il Governo resta al lavoro sul dl Agosto e sul Piano da presentare a Bruxelles per ottenere gli oltre 200 miliardi – tra prestiti e sovvenzioni – del Recovery Fund. Oggi i ministeri dovranno inviare alla cabina di regia di Palazzo Chigi le loro proposte da inserire nel Recovery Plan, ma sembra che non tutti siano pronti; i dicasteri meglio messi sembrano essere il Mit e quello per il Sud. Il Piano definitivo va inviato all’Ue entro il 15 ottobre, e fermo restando il lavoro che porterà avanti l’Esecutivo, ci sono ancora delle incognite sul ruolo del Parlamento.
Al momento sembrano tramontate sia le ipotesi di una bicamerale (con la presidenza da affidare alle opposizioni) che quella di istituire commissioni ad hoc alla Camera e al Senato per il Recovery fund. La strada potrebbe quindi essere quella “classica”, con l’approdo del Piano nelle commissioni Bilancio e poi nelle aule.
Passando poi al dl Agosto – il nuovo decreto manovra da 25 miliardi finanziato con il terzo scostamento di bilancio – il testo non dovrebbe essere discusso nel pre-Cdm di oggi pomeriggio, ma nel Consiglio vero e proprio di giovedì. Tuttavia, potrebbero esserci slittamenti. Anche oggi, nei ministeri più coinvolti e a Chigi, si continuerà a lavorare per mettere nero su bianco quanto prima la versione definitiva.
Il principale capitolo di spesa (circa 10 miliardi) riguarderà le misure per il lavoro, con la proroga della cassa integrazione “Covid”. Attesa anche l’estensione fino alla fine del 2020 del blocco dei licenziamenti e la deroga al decreto Dignità per prorogare senza causali i contratti a tempo determinato. Il testo dovrebbe contenere anche misure fiscali, come il differimento dei termini della riscossione delle cartelle attualmente fissati al 31 agosto, e nuove risorse per la scuola, con circa 1,3 miliardi per nuovi arredi, assunzione di nuovi docenti e riduzione dell’affollamento delle classi. Infine, si prevedono circa 5,2 miliardi per gli enti locali, anche per un ristoro dei mancati incassi della tassa di soggiorno.
C’è poi il nodo immigrazione: gli sbarchi irregolari dalla Tunisia sono diventati un problema, e il Governo sta provando a fermare gli arrivi anche intensificando la collaborazione con le autorità locali. Proprio con queste ultime è stato raggiunto un accordo di massima per rimpatriare 80 irregolari alla settimana ed è stato offerto quanto già fatto per la Libia: il controllo congiunto dei confini marittimi, l’addestramento della Guardia costiera e la fornitura di mezzi per sorvegliare meglio le coste.
Inoltre, alla visita a Tunisi – avvenuta nei giorni scorsi – del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, potrebbe seguire a breve anche una missione del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. C’è poi l’aspetto più politico della vicenda: la ripresa degli sbarchi ha riacceso i riflettori su un problema che l’emergenza Covid aveva completamente cancellato, e le opposizioni sono già sul piede di guerra. Oltretutto su un terreno dove – Lega e Fratelli d’Italia in particolare – si muovono a loro agio da sempre. Ma pare che il malumore su come sia stata gestita questa ondata di arrivi sia anche interno alla maggioranza, e il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, non sarebbe soddisfatto della tempestività con cui si sarebbe mosso Giuseppe Conte, a cui verrebbe imputato di aver rinviato troppo la soluzione del problema.
Sul fronte dei lavori parlamentari, oggi alle 12.30 in aula alla Camera arriva il dl sulla parità di genere nelle elezioni regionali, approvato ieri – senza modifiche – dalla commissione Affari costituzionali. Il provvedimento si è reso necessario dopo che il Consiglio regionale pugliese – in vista delle regionali del mese prossimo – non è riuscito a trovare un accordo per garantire la parità di genere nelle liste elettorali. È dovuto quindi intervenire il Governo, che già il 23 luglio, attraverso il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, aveva avvertito la Regione: o adeguava la legge elettorale regionale ai principi delle pari opportunità per l’accesso alle cariche elettive entro il 28 luglio, o lo avrebbe fatto l’Esecutivo (fonte Public policy).