Vi dico di una donna filosofa di nome Trotula, che visse a lungo e fu assai bella in gioventù e dalla quale i medici ignoranti traggono grande autorità e utili insegnamenti. Ci svela una parte della natura delle donne. Una parte può svelarla come la provava in sé; l’altra perché essendo donna, tutte le donne rivelavano più volentieri a lei che non ad un uomo ogni loro segreto pensiero e le aprivano la loro natura.
Anonimo[1]
Con grande piacere affido alla rubrica Agorà. La filosofia in piazza alcune riflessioni, che svolgerò per praticità in alcune puntate, su un personaggio storico femminile a lungo dimenticato dalla nostra scienza, il cui recupero coincide con dei grandi mutamenti culturali, che vogliamo condividere con tutte le nostre lettrici e i nostri lettori e che sono ancora in atto oggi visto che ha appena fatto notizia Antonella Polimeni, il primo rettore dell’università La Sapienza, la più grande d’Europa oltre che una delle più antiche del mondo visto che è stata fondata nel 1303, nel Basso Medioevo.
Come spesso accade quando la vicenda di cui si parla riguarda una donna, le difficoltà e le incertezze nella ricostruzione storica partono dall’inizio, in questo caso dal nome, Trotula.
Di certo, come preside della facoltà di Medicina era la neo “rettrice” romana di origini calabresi, Trotula era medico, o meglio medica la più famosa tra le magistrae della Scuola Medica Salernitana sorta nel IX secolo e fiorita poi in quelli successivi, raggiungendo larga fama in tutta Europa. La peculiarità di tale istituzione, che ne attesta il carattere laico, fu proprio la presenza di numerose donne, le mulieres salernitanae, sapienti nel curare le malattie, come pure nel prevenirle.
Le opere più conosciute di Trotula, De passionibus mulierum ante, in et post partum (Trotula maior), e il De ornatu mulierum (Trotula minor), esemplificano al livello più alto l’impegno della Scuola nei confronti della salute delle donne. La prima opera, infatti, è un trattato di ginecologia e ostetricia, la seconda di cosmetica, intesa in senso ampio, in quanto la bellezza e la salute del corpo esprimevano l’appartenenza e la piena armonia col mondo naturale.
Incertezze sul nome si diceva: Trotula, Trocta, Troctula, Trotta è nome che nelle sue varianti appare strano a noi, ma assai comune all’epoca e che, nelle diverse forme, viene in ogni caso attribuito a una donna di grande sapienza, vissuta a Salerno nell’XI secolo, che esercitò a lungo la professione medica e l’insegnamento nella sua città.
Viene detta “filosofa” e non stupisce, perché filosofa/filosofo, nel Medio Evo in particolare, equivale a sapiente, versato nelle varie discipline: logica, astronomia, matematica, scienze naturali e medicina soprattutto. Chiamare “filosofa” Trotula significa collocarla ai piani più alti del sapere. Di lei si dice fosse stata assai bella in gioventù. Si sposò e furono medici di grande successo nella Schola medica salernitana anche il marito e i figli.
La sua biografia presenta delle lacune e qualche contraddizione, ma della sua esistenza non si può dubitare, troppe le testimonianze anche coeve. Autorevolezza e fama europea l’accompagnarono fino al XV secolo e i suoi trattati vennero tradotti in molte lingue, anche dopo l’invenzione della stampa.
Trotula viene considerata la prima ginecologa della storia in senso proprio, in quanto fu la prima a occuparsi di medicina delle donne con un approccio laico, scientifico, moderno. Fin dalle età più antiche sono state le donne le custodi della vita e della morte, preposte alla cura delle malattie, usando la conoscenza della natura, delle erbe in particolare. Gli antropologi attribuiscono alle donne le prime conoscenze “scientifiche”, giacché più degli uomini, che si occupavano della caccia, le donne vivevano immerse nel mondo della natura, che studiavano nel senso etimologico della parola studium, nel senso di coltivare, di prendersi cura.
Donne senza alcuna istruzione sono state levatrici e sapienti conoscitrici dell’uso curativo delle erbe e per questo guardate con ammirazione, ma Trotula è stata propriamente una ginecologa, e non semplicemente una levatrice, perché ne ha codificato le regole, che ha messo per iscritto e le hanno consentito il fare scuola. La sua grande attenzione all’igiene e alla prevenzione ha anticipato di secoli le linee dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il periodo in cui è vissuta, l’XI secolo, viene pregiudizialmente situato tra i cosiddetti “Secoli bui” del Medioevo e considerato dall’Umanesimo in poi come un’epoca di decadenza e oscurantismo rispetto alla grandezza dell’età romana. In realtà, se l’età precedente l’anno Mille è stata per l’Occidente cristiano assai dura, si dimentica che in quello stesso periodo un’altra civiltà, quella araba, visse un periodo di grande fulgore. Gli arabi, infatti, a partire dal VII secolo avevano saputo assimilare il meglio delle culture con cui erano entrati via via in contatto con la conquista di vastissimi territori e, traducendo nella loro lingua quanto più fu possibile del patrimonio culturale dei popoli sottomessi, consentirono in seguito agli amanuensi cristiani di riportare tale patrimonio in Occidente
Dalla filosofia alla matematica, dalla letteratura alla medicina, dalla musica all’astronomia, attraverso la mediazione degli arabi è stato possibile mettere a disposizione degli intellettuali europei, all’epoca quasi esclusivamente monaci, una preziosa eredità spirituale che era stata dimenticata e che, tornata alla luce, costituì il sostrato ideale dell’Umanesimo, grazie all’indispensabile e paziente contributo delle centinaia di amanuensi al lavoro negli scriptoria dei grandi monasteri disseminati in tutto il vecchio continente.
Gli arabi non solo succhiarono il midollo delle civiltà con cui vennero a contatto, la greco-ellenistica, la persiana, l’indiana, l’egizia, ma, traducendo nella loro lingua migliaia di testi filosofici, scientifici, letterari furono il tramite attraverso cui l’Occidente si riappropriò delle sue radici. Non mancò, tuttavia, il loro originale contributo alla storia dell’umanità attraverso una rielaborazione delle conoscenze acquisite in campi come l’agricoltura, l’idraulica, l’urbanistica, la medicina. Le loro città, Bagdad in primis, erano vivacissimi centri economico-culturali, nelle quali la qualità della vita, soprattutto dal punto di vista igienico, fu decisamente superiore a quella delle principali città europee coeve.
In Sicilia la dominazione araba (IX-XI sec.) ha rappresentato un periodo di sviluppo, sia in campo economico sia culturale, della cui influenza hanno beneficiato i territori limitrofi del Sud Italia, il salernitano tra questi. Trotula e la fiorente Schola Medica salernitana ci raccontano una storia di sviluppo economico e artistico nel Sud Italia in contrasto con l’idea di arretratezza di quei territori che perdura anche ai nostri giorni come fosse un destino immutabile. La vicenda di Trotula ci ricorda che è esistito un Sud ricco ed evoluto più del Nord, espressione di una cultura nata dall’inclusione e che solo in condizioni simili potrà rifiorire…..
[1] P. Greco, Trotula. La prima donna medico d’Europa, L’asino d’oro, Roma 2020, p. 11. La stessa citazione si trova in P. Manni, Prefazione, in Trotula de’ Ruggiero, La sinfonia del corpo, Manni, Lecce 2020, p. 30.
di Carla Poncina
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a cura di Michele Lucivero
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