Agorà, la filosofia in piazza. Mario D’Angelo e generazione spillover: mirare in alto? Godere di ciò che si ha? Le due cose? Carpe diem

498
Carpe diem per... Agorà
Carpe diem per... Agorà

«Le persone non falliscono perché mirano troppo in alto e sbagliano, ma perché mirano troppo in basso e fanno centro».

Questa frase, contenuta nel bel romanzo di Matteo Bussola[1], certamente è una frase che colpisce, certamente è suggestiva. Fa riferimento a chi, magari per paura di fallire, non insegue e non cerca di realizzare i propri sogni e mira in basso, “si accontenta”: proprio così fallendo. Ma è una frase che potrebbe essere fraintesa e portare in una direzione pericolosa, quella troppo spesso indicata dalla società odierna: potrebbe essere interpretata come l’ennesimo obbligo ad avere successo, puntando in alto; potrebbe essere interpretata come l’ennesimo dovere a (provare) piacere. La direzione è pericolosa, perché è quella della competizione a tutti i costi, quella dell’essere e dell’avere di più a tutti i costi, la direzione che tanti danni fa a livello psicologico e sociale.

Gli adolescenti o, addirittura, i preadolescenti, rischiano di essere le principali vittime di questa competizione, di questa corsa al successo, a cui spesso non si sentono preparati, soffrendo così, davvero troppo presto, per esempio di problemi di bassa autostima, oppure di incapacità di sopportare la mancanza.

È sicuramente interessante a questo proposito un libro che ha fatto molto discutere, Iperconnessi (sottotitolo: Perché i ragazzi oggi crescono meno ribelli, più tolleranti, meno felici e del tutto impreparati a diventare adulti), di Jean Marie Twenge[2]. I rischi di cui stiamo parlando sono ben descritti anche in un articolo di Giulio Costa, dove si legge: «Ragazzi che fin dall’infanzia sentono il peso di dover dimostrare sia ai propri coetanei sia agli adulti di saper creare tanti e importanti legami con l’Altro, vivendo quindi la relazione in un’ottica performativa: il peso del dover essere a tutti i costi bravi a scuola, vincenti nello sport, talenti nella musica e nelle relazioni. Sbagliare non è ammesso e fallire è proibito, perché sbagliare vuol dire infettare la propria identità e quindi sentirsi falliti […]»[3].

Un antidoto agli imperativi del successo può essere costituito da una certa filosofia, da un certo modo di pensare. Un bell’esempio lo troviamo nel fortunato libro Sapiens. Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità (anche se l’autore, Yuval Noah Harari, non è un filosofo ma piuttosto uno storico).

In questo libro leggiamo per esempio: «Ma la scoperta più importante di tutte è che la felicità in realtà non dipende da condizioni oggettive di ricchezza, salute e relazioni sociali. Dipende invece dal rapporto tra le condizioni oggettive e le aspettative soggettive. Se vuoi un carro da buoi e ti procuri un carro da buoi, sei contento. Se vuoi una Ferrari fiammante e riesci a procurarti solo una Fiat di seconda mano, ti senti frustrato. […] Profeti, poeti e filosofi hanno capito migliaia di anni fa che essere soddisfatti di ciò che già abbiamo è assai più importante di ottenere ciò che si vuole. […] È tutta una questione di aspettative»[4].

Quindi, alla frase iniziale di Bussola mi pare giusto affiancare quella di un filosofo greco di più di duemila anni fa, Epicuro: «Non rovinare ciò che hai con il desiderio di ciò che non hai»: che non è il banale invito ad “accontentarsi”; è invece l’invito a saper godere di ciò che si ha, a essere attenti a ciò che si ha, a saper vivere nel presente. È questo il vero significato del carpe diem: non significa “godi di tutto oggi”, significa invece “godi di ciò che l’oggi ti può dare”. Possiamo inseguire e cercare di realizzare i nostri sogni: ma non dimentichiamo e non trascuriamo ciò che già abbiamo. Possiamo avere un piede e un occhio nel futuro: ma è importante avere anche un piede e un occhio nel presente.

[1] M. Bussola, L’invenzione di noi due, Einaudi, Torino 2020, p. 89.

[2] J. M. Twenge, Iperconnessi, Einaudi, Torino 2018.

[3] G. Costa, Generazione spillover, «Mind», n. 188, 2020, p. 46.

[4] Y. N. Harari, Sapiens. Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità, Bompiani, Milano 2014, pp. 475-477.


Qui troverai tutti i contributi a Agorà, la Filosofia in Piazza

a cura di Michele Lucivero

Qui la pagina Facebook Agorà. Filosofia in piazza e Oikonomia. Dall’etica alla città

Prof. Mario D’Angelo

Mario D'Angelo per Agorà, filosofia in piazza e Oikonomia. Dall’etica alla città
Mario D’Angelo per Agorà, filosofia in piazza e Oikonomia. Dall’etica alla città

Docente di ruolo di Storia e Filosofia presso il Liceo Statale “Corradini” di Thiene (VI); docente a contratto di Linguistica e Filosofia del linguaggio per il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova (Corso di Laurea in Logopedia); Direttore della SAFICOF – Scuola di Alta Formazione in Counseling Filosofico; Vice-Presidente dell’Associazione Pro Senectute di Vicenza; counselor filosofico, certificato da AssoCounseling – Associazione Professionale di Categoria (con la qualifica di Supervisor Counselor e Trainer Counselor); operatore di Training Autogeno, certificato da ICSAT – Italian Committee for the Study of Autogenic Therapy and Autogenic Training. Esperto di tematiche relative alla mente, al linguaggio, alla comunicazione, al rapporto tra pensieri ed emozioni e al disagio esistenziale. Autore di diversi articoli pubblicati su riviste specializzate e co-curatore del volume Counseling filosofico e ricerca di senso (Liguori Editore, 2008). È convinto che la filosofia possa e debba vivere anche fuori dal Liceo e dall’Università, incontrando le persone e accompagnandole nella loro ricerca di senso, nella loro ricerca di chi sono e di chi vogliono essere, nel loro desiderio di stare meglio con se stesse e con gli altri. È titolare di Modus in Rebus – Studio di Counseling Filosofico, a Vicenza. Il suo blog è https://mariodangelo.wordpress.com/

Articolo precedente“A morte Zaia”: comparsa scritta di minacce
Articolo successivoGli speciali della War Room, Enrico Cisnetto con Lorenzo Sassoli de Bianchi (Luna Rossa): Napoli, New York, padre, figlio e… la musica
Mario D'Angelo
Docente di ruolo di Storia e Filosofia presso il Liceo Statale “Corradini” di Thiene (VI); docente a contratto di Linguistica e Filosofia del linguaggio per il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova (Corso di Laurea in Logopedia); Direttore della SAFICOF – Scuola di Alta Formazione in Counseling Filosofico; counselor filosofico, certificato da AssoCounseling; operatore di Training Autogeno, certificato da ICSAT. Autore di diversi articoli pubblicati su riviste specializzate e co-curatore del volume Counseling filosofico e ricerca di senso (Liguori Editore, 2008). È convinto che la filosofia possa e debba vivere anche fuori dal Liceo e dall’Università, incontrando le persone e accompagnandole nella loro ricerca di senso, nella loro ricerca di chi sono e di chi vogliono essere, nel loro desiderio di stare meglio con se stesse e con gli altri. È titolare di Modus in Rebus – Studio di Counseling Filosofico, a Vicenza. Il suo sito internet è https://profmariodangelo.it/