Molto tempo fa, quando i filosofi erano tenuti in seria considerazione nella società, essi si riunivano solitamente nell’Agorà, la piazza principale, situata nella zona più bassa della città, dove le attività economiche e commerciali pullulavano di vitalità. Questa collocazione urbanistica dell’Agorà, dal forte valore simbolico, fu pensata dopo che il potere politico fu sottratto, così capita quando ci sono le svolte democratiche, alle prerogative dei re, che invece lo gestivano dall’alto dell’Acropoli.
Nell’Agorà i filosofi, che erano gli esperti non solo dei meccanismi della politica, ma anche dell’economia, della medicina, dell’educazione, si incontravano per mettere a disposizione dell’intera cittadinanza il loro sapere, affinché la società potesse andare nel migliore dei modi possibili, mettendo a frutto non solo la saggezza di cui ognuno era portatore, ma facendolo attraverso uno scambio produttivo e dialettico di idee, di valori, di modelli e stili di vita.
Non che all’epoca dei greci, perché tra i modelli culturali a noi più vicini sono loro che hanno largamente adottato la pratica della democrazia attraverso discussione nella pubblica piazza, le cose andassero sempre bene, ma quantomeno, se oggi ancora ci fregiamo e ci vantiamo di vivere in regimi democratici, dovremmo tenere in considerazione questa interessante procedura mediante la quale chi più sapeva si metteva, in qualche modo, a disposizione della collettività.
Dai tempi dei greci ad oggi di acqua sotto i ponti ne è passata e in qualche caso l’acqua si è portata dietro anche i ponti a causa dell’incompetenza e della scarsa capacità di gestione da parte degli amministratori della cosa pubblica. E così la popolazione è rimasta isolata, si è trovata nell’impossibilità di percorrere e attraversare quei ponti che le permettevano di operare scambi proficui e pacifici sia dal punto di vista culturale sia dal punto di vista economico.
In seguito alla caduta di quei ponti, simbolici e non solo, la politica è tornata ad occupare i piani alti della città, mentre la filosofia si è dileguata dalla pubblica piazza ed è rimasta sempre più ai margini della vita sociale, ponendo anche profondi interrogativi sull’utilità di un’intera classe di professionisti per la comunità, salvo in casi sporadici in cui il filosofo si è messo a disposizione della città ed ha cercato di armonizzare la riflessione filosofica con l’esperienza politica al servizio della collettività, come ha fatto in passato Massimo Cacciari[1].
E così con un gruppo di cultori della filosofia e delle scienze umane abbiamo pensato di aprire una rubrica che mostri l’attualità della filosofia per la collettività e che funzioni come un contenitore di riflessioni individuali da rendere pubbliche per innescare quella necessaria dialettica che è il sale della democrazia.
Lo spazio, l’agorà ce l’offre un direttore illuminato, quello del network VicenzaPiù che, compiuti i suoi studi classici, prima di quelli ingegneristici, davanti al mausoleo di Cicerone a Formia, dove ora spesso torna, è aperto allo scambio e favorevole a tutte le proposte in cui si possa generare cultura a partire dal contributo di gente che si assume la responsabilità di scrivere e di «gente che voglia e sappia leggere» (così mi ha riferito una volta che mi sono preoccupato del fatto che i temi trattati potessero non essere alla portata di tutti).
Si tratta, quindi, di cogliere l’occasione per parlare con passione di valori, di idee, ma anche di temi concreti legati alla vita quotidiana, alla gestione degli spazi pubblici, alla fruizione della città, avendo alle spalle un patrimonio culturale e filosofico inestimabile e millenario, da cui poter trarre degli insegnamenti. Tutto ciò, però, nella consapevolezza che ogni tempo ha le sue domande ed esse richiedono delle risposte sempre nuove, inedite, aperte alle sollecitazioni e alle suggestioni che può offrire solo il dialogo.
I tempi sono cambiati, oggi ci muoviamo con sempre maggiore agilità in spazi virtuali, che, con tutti i loro limiti relativi alla mancanza di prossimità, permettono però di lambire territori lontani e accorciare le distanze.
Oggi i filosofi appaiono sempre più come dei mediatori temporali e culturali di un contesto globale, alla ricerca di plausibili risposte a vecchi e nuovi interrogativi, muovendosi negli anfratti delle prospettive interculturali e interdisciplinari con lo scopo di rimettere in circolo, riattualizzandole attraverso il riferimento a situazioni presenti, le riflessioni dei filosofi: questo facevano i filosofi nell’Agorà e questo è ciò che vogliamo riproporre in questa nuova rubrica.
[1] Della sua esperienza politica come parlamentare, europarlamentare, consigliere regionale, ma soprattutto come sindaco di Venezia rimane anche una profonda riflessione filosofica: M. Cacciari, La città, Pazzini Editore, Rimini 2004.
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