Agricoltura conservativa, Meritocrazia Italia: “Strategie di tutela ambientale”

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In agricoltura, agli inizi del ’900, i tecnici di settore erano soliti affermare che qualsiasi fosse la causa della cattiva fertilità del suolo senza dubbio sarebbe stato possibile trovare misure correttive. Rotazione delle colture, concimazione del verde, mantenimento delle sostanze organiche e humus, tra le altre tecniche.

Il carbonio organico è componente della materia organica misurabile del suolo. È una piccola parte di terreno, ma ha un ruolo fondamentale per la funzione fisica, chimica e biologica dello stesso.

Contribuisce, infatti, al ricambio dei nutrienti, alla struttura del suolo, alla disponibilità idrica, alla emissione di gas a effetto serra, e, poiché le quantità più alte di materia organica sono presenti nei primi centimetri di profondità, è auspicabile proteggere il suolo dall’erosione (determinata dall’aratura propria dell’agricoltura tradizionale) per proteggere il mantenimento della sostanza organica del suolo. Le coltivazioni riducono le scorte, esponendo la materia organica a una decomposizione microbica.

Se, da un lato, la perdita di carbonio organico incide negativamente sulla fertilità del suolo, con un consequenziale abbassamento della resa dei prodotti coltivati, esiste anche un vantaggio, dato dall’aumento dello stock di carbonio nei terreni, che permette una mitigazione degli effetti climatici, attraverso la riduzione e la concentrazione di CO2 in atmosfera.

Si è stimato che in Europa l’utilizzo dell’agricoltura conservatrice potrebbe portare a una riduzione di circa 200 milioni di tonnellate di CO2 in atmosfera, e questo mediante un semplice sistema di lavorazione del terreno, costituito dalla rotazione colturale.

Secondo Gottlieb Basch, uno dei co-autori dello studio ‘Conservation Agriculture: Making Climate Change Mitigation and Adaptation Real in Europe’, presentato alla Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo, il potenziale di una agricoltura conservativa è enorme.

Basti pensare che quattro ettari di superficie in conversione a questa tipologia di coltivazione annullano le emissioni medie generate in un anno da un cittadino europeo; considerando tutti i terreni europei, con il cambiamento di gestione del suolo si eliminerebbero emissioni per oltre un quinto dell’impegno totale alle riduzioni, nei settori non soggetti a ETS, da raggiungere entro il 2030, secondo l’accordo di Parigi.

Passando a questo metodo di gestione del suolo solo in Italia si avrebbe un decremento di emissione nocive pari a circa 11 milioni di tonnellate, circa il 33% del totale.

L’Ecaf, federazione europea per la coltivazione conservativa, ha chiesto alla Unione europea di riconoscere questa tecnica di lavorazione equivalente al greening, al fine di favorirne l’utilizzo, trattandosi di una agricoltura più sostenibile, in grado di fornire un enorme servizio sociale.

Oltre alla rotazione sistematica nella coltivazione dei terreni, vanno considerate anche alcune colture che rendono un ulteriore aiuto all’abbattimento della CO2 in atmosfera, come, ad esempio, la coltivazione di piante leguminose e le piantagioni di barbabietola da zucchero e canapa.

Insomma, i vantaggi dell’agricoltura conservativa per la tutela dell’ambiente sono evidenti, e anche da un punto di vista economico presenta aspetti positivi, dati da una riduzione consistente del consumo di gasolio agricolo (-60-70%), dalla minore usura dei mezzi e dalla necessità di operare con trattori di bassa potenza. L’unico aspetto critico da mettere in conto è solo una possibile perdita di produttività nei primi anni, fino a che non si arrivi a regime.

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Fonte: Meritocrazia Italia

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