I consiglieri vicentini Fabio Sebastiano e Anna Massaro non hanno preso parte al Consiglio di Amministrazione di Agsm-Aim sul “caso Quaglino”.
Una circostanza che ha avuto delle conseguenze tecniche evidenti da subito, ma che avrebbe inoltre risvolti politici neanche troppo difficili da ipotizzare, se solo si pensa al braccio di ferro da tempo in corso sulla multiutility in parte veronese e in parte berica.
Nel primo caso, l’assenza dei consiglieri vicentini Massaro e Sebastiano, ufficialmente per esigenze personali e familiari, ha praticamente reso inutile il Cda di ieri, il primo dell’era Testa, ovvero il nuovo presidente del gruppo nominato a metà dicembre dal Consiglio di Amministrazione di Agsm-Aim (ne abbiamo scritto qui).
La riunione di ieri aveva all’ordine del giorno la posizione di Stefano Quaglino, ad e dg in quota Verona, dopo i risvolti dell’operazione Agsm Aim Energia-Compago della quale è stato promotore.
Va ricordato che, dopo l’assemblea dei soci del 7 dicembre scorso, il consigliere delegato Quaglino ha ricevuto il voto contrario alla revoca e all’azione di responsabilità da parte di Damiano Tommasi, sindaco di Verona (rappresentante del 61.2% delle quote) e quello favorevole alla “cacciata” e all’azione legale di Franceso Rucco, primo cittadino di Vicenza (38.8%).
Insomma, non è un segreto che in Agsm-Aim Verona e Vicenza litighino attorno alla figura di Quaglino con posizioni politiche ben definite: il centrodesta vicentino contro il centrosinistra veronese.
Tornando all’assenza in Cda dei consiglieri vicentini Massaro e Sebastiano, che ha di fatto impedito all’organo di decidere su Quaglino, è interessante quanto riporta il collega Federico Murzio nell’edizione locale odierna de Il Corriere della Sera.
“Fonti a Palazzo Trissino escludono qualsiasi intervento o suggerimento di rimanere a casa ai consiglieri berici (da parte di Rucco, ndr).
Ma la circostanza che non passa sottotraccia è un’altra. Ossia il fatto che dal suo insediamento Testa, in quota Pd, vicino al sindaco di Verona e quindi anche alle posizioni di Quaglino (sia pur indicato all’epoca dalla precedente amministrazione di centrodestra, ndr), non abbia mai incontrato, nemmeno in modo informale prima di un Cda come si usa in questi casi, né Sebastiano e Massaro ma solo Vivian (vicepresidente del Cda di nomina vicentina, ndr).
Una sorta di sgarbo istituzionale, anche alla luce del fatto che è stato proprio Sebastiano a coordinare l’indagine interna sull’affaire Compago su delega unanime del Cda nella configurazione precedente e del collegio sindacale? Impossibile accreditarlo con certezza nonostante il comportamento del neo presidente, secondo alcuni fonti vicine all’azienda, sia stato giudicato ‘inusuale’.
Altre fonti, invece, osservano che Testa non abbia ancora compreso i meccanismi del Cda. Perché da un lato è vero che Verona con il 62 per cento circa delle quote all’assemblea degli azionisti, come già successo votando contro il ‘licenziamento’ di Quaglino e a favore di quello dell’ex presidente Casali e della consigliere Vanzo, può agire da sola indipendentemente dalla volontà di Vicenza. Ma come visto ciò non avviene nelle dinamiche del Cda. Le quali, oggi, parlano più di una frattura tra Vicenza e Verona e di ingovernabilità che del futuro industriale della multiutility“.