Sette alberi da abbattere a Parco Querini, Civiltà del Verde: “perchè sono a fine vita o perché intralciano il cantiere?”

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Alberi Parco Querini
Alberi Parco Querini

Civiltà del Verde – si legge nella nota che pubblichiamo a firma del suo presidente Romana Caoduro – non vuole fare polemiche sulla notizia di sette alberi a fine vita che verranno abbattuti. Da mesi chiede una verifica della situazione  di questi alberi , la documentazione che illustri che questi alberi sono affetti da “gravi patologie” (le robinie) e da inclinazioni tali da essere pericolosi (platani). Si trovano nella zona vicina alle serre dove deve sorgere il manufatto con i servizi igienici e tecnologici (324mq).

Nella lettera che il Comune ha inviato alla Soprintendenza, prot. n. 0040483/2019 del 12/03/2019 si legge: ”si fa presente che all’interno dell’area di cantiere si trovano alcuni elementi arborei per i quali risulta indispensabile procedere con il taglio…”. Si evidenzia che gli stessi  funzionari del Comune affermano che tali alberature intralciano il cantiere in quanto insistono nell’area dove “sono previsti gli scavi di fondazione del progetto di restauro e rifunzionalizzazione delle ex Serre anche con movimentazione di mezzi e persone nella zona di protezione delle chiome con conseguenti rischi potenziali per gli operatori sottostanti…”

Vale a dire che le piante che appartengono al Parco e ne completano la bellezza intralciano i lavori di costruzione di questo nuovo manufatto e pertanto vanno abbattute.

Sono davvero ammalate? Sono davvero tanto inclinate da diventare un pericolo alle persone, e quali?

È un dato di fatto che tali situazioni di sofferenza, mai segnate prima, sono emerse solo in occasione dell’avanzare dei lavori relativi al cosiddetto progetto di restauro e rifunzionalizzazione delle serre.  Questi alberi c’erano naturalmente anche due anni fa quando è stato redatto il progetto, erano sani e nessuno aveva visto i platani come pericolosi. L’inclinazione, che tra l’altro parte non dalla base ma da una certa altezza perché i rami vanno a cercare la luce e poi si raddrizzano (una loro dote naturale), non vuol dire pericolosità. Anzi, in un parco può essere una particolarità che li rende attraenti e peculiari.

Date le parole perentorie dell’assessore e quanto si legge nella documentazione prodotta dai funzionari del Comune constatiamo delle forti contraddizioni che forse sarebbe opportuno chiarire. Per nascondere queste contraddizioni non basta un dito ma ci vuole di sicuro un albero.

Ci chiediamo anche perché questa loro interferenza non è mai stata valutata in fase di approvazione del progetto , per la quale si doveva chiedere  ed essere rilasciata una autorizzazione paesaggistica, che è atto autonomo e presupposto rispetto al permesso di costruire.

Siamo in un parco con vincolo monumentale. In un giardino storico le masse arboree creano scenari molto suggestivi e i platani,  per dimensione e varietà concorrono alla straordinaria qualità paesaggistica del luogo. Il nostro spassionato consiglio è di lasciare gli alberi dove sono.

Associazione Civiltà del Verde

Romana Caoduro