Come annunciato, prosegue il folto periodo di uscite musicali che ci accompagnerà per tutta la primavera. Dopo che venerdì scorso ci ha portato tante novità, tra le quali spicca il disco di Bresh, questa settimana è stato il turno dell’album di Paky, il quale rappresenta un passo decisivo per la definitiva imposizione del rapper di Rozzano come big della scena italiana, arrivato dopo un percorso di crescita graduale, costituito da una fitta serie di singoli e collaborazioni cominciato ormai quasi tre anni fa.
Come era prevedibile Salvatore è un progetto a due facce, cronaca della sua prima fase di carriera e del suo duro e doloroso passato. Avevamo già visto questo bifrontismo in Paky, tanto nei singoli che avevano anticipato l’album (come Blauer, leggero quanto potente e come Mama I’m criminal e Storie tristi, ben più crudi e conscious), quanto nelle sue canzoni precedenti. Ad alcune più forti e d’impatto come Tuta Black con Shiva si alternano altre più introspettive come Non scherzare.
In Salvatore è lo stesso Paky che nella traccia-skit omonima dell’album ci racconta la triste e macabra storia dietro il titolo del suo disco e ce ne anticipa il concept di divisione in due parti opposte. Entrando nei dettagli delle tracce di questo lavoro, possiamo apprezzare la potenza pura e riconoscibile che contraddistingue la prima parte e che è caratteristica peculiare di Paky; personalmente tra queste ho apprezzato particolarmente Blauer, No Wallet con Marracash e 100 uomini, nelle quali la coesione tra le barre dure e crude si fondono perfettamente con la base, regalandoci dei banger assoluti.
La seconda parte dell’album di Paky, invece, mi ha impressionato nella schiettezza e nel modo crudo in cui sono trattati gli argomenti della vita di strada, in cui le emozioni e le immagini date sono descritte in modo chiaro ed esplicito per arrivare nel modo più diretto possibile all’ascoltatore.
Paky nella totalità del disco risulta sempre sincero quanto credibile e la stesura del suo progetto risulta soddisfacente anche essendo arricchita da collaborazioni ben calzanti con l’idea di partenza. Marracash e Shiva tirano fuori flow e barre potenti perfette per la prima parte, mentre Guè, Geolier e la coppia Luchè-Mahmood invece sono ben contestualizzati nel clima cupo della seconda parte.
Salvatore ha ovviamente dei difetti ed essendo il disco di debutto di Paky è anche chiaro che non ci si potesse aspettare un disco perfetto. I problemi principali stanno nella struttura stessa del lavoro; essendo questo un disco molto lungo e diviso in due parti molto diverse tra loro, il risultato porta a due filoni di media lunghezza che diventano un po’ ripetitivi, il che però, come detto, essendo perpetuato dalla strutturazione stessa del progetto, evidentemente è stato qualcosa di voluto e quindi non proprio un difetto.
L’album di Paky è comunque un progetto di ottima qualità e uno tra i migliori fra quelli usciti nel 2022, ora non ci resta che vedere come andrà avanti la carriera del rapper di Rozzano, ormai considerabile pienamente come un big della scena.
Qui troverai tutti i contributi della nuova rubrica New Musical Tales (Nuovi Racconti Musicali) che prova a nascere con studenti liceali partecipanti a un progetto di scuola-lavoro a cui contribuisce ViPiu.it sotto la guida del prof. Michele Lucivero, per poi magari allargarsi ad altri studenti, ad altri giovani e ad appassionati di musica.
Questa rubrica è il frutto della collaborazione tra il giornale Vipiù.it e il Liceo Scientifico, Scienze Applicate, Linguistico e Coreutico “Da Vinci” di Bisceglie (BT) per i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO).