
Nicolò Stefano Aldighieri, vice presidente regionale di Gioventù Nazionale – Veneto, ha reso omaggio al ricordo di Sergio Ramelli, giovane studente che cinquant’anni fa, il 29 aprile 1975, morì a soli diciotto anni, dopo settimane di agonia in seguito ad un’aggressione: “Un’aggressione – ha ricordato Aldighieri – che non nacque da un diverbio personale o da uno scontro accidentale, ma dall’odio premeditato e feroce contro un ragazzo che aveva avuto il coraggio di esprimere, pacificamente e con rispetto, idee non conformi al clima politico del tempo”.
Secondo Aldighieri ricordare Sergio Ramelli – cui è dedicata anche una mostra aperta dal 26 al 30 aprile al Bar Minerva, in centro storico, vicino al vecchio tribunale cittadino – vuol dire interrogare la coscienza nazionale. “Perché un Paese che non è in grado di unirsi, al di là delle differenze politiche, intorno alla memoria di un ragazzo ucciso per aver manifestato liberamente e rispettosamente le proprie idee, è un Paese che tradisce se stesso. Ogni volta che il nome di Sergio Ramelli viene ignorato, sminuito o relegato a oggetto di divisione, avviene una seconda morte: più subdola, più dolorosa. È una ferita inferta – ha ribadito Aldighieri – non solo alla sua memoria, ma ai principi fondamentali su cui si fonda ogni democrazia: la libertà di pensiero, il rispetto dell’altro, la dignità della persona. Non si tratta di chiedere di cancellare le differenze, né di uniformare le letture storiche. Si tratta di affermare un principio elementare e non negoziabile: che di fronte alla morte violenta di un giovane, ogni steccato deve cadere. Non esistono, e non devono esistere, morti di serie A e morti di serie B. Ogni tentativo di graduare il valore delle vittime a seconda della loro appartenenza politica è la testimonianza di una nazione ancora immatura, ancora incapace di guardarsi con verità e con coraggio. Per questo il ricordo di Sergio Ramelli non può essere confinato all’ambito di una sola comunità politica, per quanto nobile e fedele. È un dovere che riguarda tutti: istituzioni, cittadinanza, culture politiche diverse. Un dovere che deve tradursi in uno sforzo concorde, in una volontà comune di superare finalmente quella fallimentare logica che pretende di giudicare il valore della vita attraverso la lente delle ideologie”.
Secondo l’esponente vicentino di Gioventù Nazionale, solo se ogni vittima viene riconosciuta come tale, senza distinguo, si può costruire una memoria nazionale degna di questo nome, passando anche alle giovani generazioni il messaggio che la libertà di pensiero, il rispetto delle idee altrui e il rifiuto della violenza sono patrimoni indivisibili, da difendere con orgoglio e con fermezza. Da questo l’iniziativa: “Ho presentato al Sindaco di Vicenza, Giacomo Possamai, la proposta di intitolare uno spazio pubblico o di apporre una targa in memoria di Sergio Ramelli, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua scomparsa. È una proposta che nasce da un giovane dirigente di un movimento giovanile e si rivolge a un giovane primo cittadino, provenienti da percorsi politici diversi, ma chiamati — oggi più che mai — a dimostrare che il rispetto della memoria autentica può unire anziché dividere. Ci auguriamo sinceramente – conclude Aldighieri – che il Sindaco accolga favorevolmente questa proposta, offrendo così un segnale alto di maturità democratica e di riconciliazione nazionale. Sarebbe infatti il segno concreto che una nuova generazione, cresciuta lontano dalle lacerazioni ideologiche del passato, sa oggi riconoscere il valore della memoria come elemento fondante di una democrazia matura, capace di onorare tutte le vittime senza distinzione. Un gesto che non solo renderebbe omaggio a una giovane vita spezzata dall’odio, ma contribuirebbe a costruire il futuro di una nazione che trova la propria forza morale nel riconoscere le ferite del passato e nel trasformarle in coscienza condivisa.