“Aldo Moro: la verità negata”. Una delle vicende di cronaca nera più discusse raccontata dall’On. Gero Grassi, recensione di Nicolò Altomonte

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Aldo Moro e Gero Grassi
Aldo Moro e Gero Grassi

Di Nicolò Altomonte. È stato un vero onore per noi, studenti e studentesse delle classi quinte del Liceo “Leonardo Da Vinci” di Bisceglie, ricevere nella nostra scuola il 3 febbraio l’ex parlamentare Gero Grassi per parlarci di una vicenda tanto oscura quanto delicata della nostra storia contemporanea. Nativo di Terlizzi, in provincia di Bari, l’Onorevole il 5 Agosto 2013 ha intrapreso il suo cammino alla ricerca della verità nella vicenda Aldo Moro, presentando la proposta di legge “Istituzione di una Commissione Parlamentare d’inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro”.

Ma partiamo dal principio. Chi è stato Aldo Moro? Per qual motivo Gero Grassi ha deciso di battersi per lui? Nativo di Maglie in provincia di Lecce, Aldo Romeo Luigi Moro è stato un politico italiano; definirlo “soltanto” un politico, però, sarebbe alquanto riduttivo. Numerose sono le cariche che il pugliese ha ricoperto: Ministro della Giustizia (1955-1957), Ministro della Pubblica istruzione (1957-1959), quattro volte Ministro degli Esteri, cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri. Viene ricordato come «Martire laico della libertà e della democrazia», ed è sicuramente una figura che ha dedicato la sua intera esistenza cercando di migliorare la vita di milioni di italiani, con l’obiettivo, espresso in un pensiero del 1941, nel quale Moro, in pieno fascismo, pone «La persona prima di tutto».

Il politico leccese il 16 Marzo 1978 viene improvvisamente sequestrato. La sua scorta, composta da cinque uomini e presente al momento del rapimento, viene crivellata con quasi cento colpi in meno di un minuto. Moro viene caricato su un’auto e portato via.

«Giovedì 16 marzo 1978, poco dopo le 8.20, Aldo Moro esce di casa, in via del Fronte Trionfale, 79 a Roma. È diretto alla chiesa di San Francesco. Con lui il maresciallo Oreste Leonardi, l’appuntato dei carabinieri Domenico Ricci e i tre poliziotti Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi che aspettano fuori dalla chiesa. Eleonora Moro arriva in via Fani quindici minuti dopo che l’agguato e le dicono subito che sono state le Brigate Rosse. Osserva che nessuno del  quartiere, che ha visto l’opzione terrorista, ha notato l’opzione terrorista, ha notato i brigatisti portare via le borse che il marito ha con sé. Esiste un filmato Rai 1, nel quale si vedono due alti ufficiali dell’Esercito precedere un carabiniere in alta uniforme, che porta una borsa nera con tantissima precauzione e delicatezza»[1].

Questo è l’inizio di una vicenda, di un sequestro, che terrà col fiato sospeso per la durata di cinquantacinque giorni l’intera opinione pubblica, italiana e non. In quei giorni i suoi familiari assieme a milioni di italiani vivono con la speranza che Moro sia vivo, speranza che con il passare del tempo pian piano svanisce, fino ad arrivare alla fatidica mattina del 9 Maggio 1978, giorno del ritrovamento del corpo esanime di Aldo Moro.

«Trovarsi all’alba di una soleggiata mattinata romana di fronte alla Renault 4 nella quale, il 9 Maggio 1978, in Via Caetani, a Roma, è ritrovato il corpo esanime di Aldo Moro, dà sensazioni di diversa natura. La prima immagine che ti scorre dinanzi agli occhi è quella giornata, lontana 41 anni fa, nella quale all’ora di pranzo, la televisione di un bianconero dell’epoca offre le immagini di un’Italia infranta e di un uomo sacrificato ingiustamente»[2].

Grazie al grande impegno dell’On. Gero Grassi, dopo aver presentato la proposta di legge Istituzione di una Commissione Parlamentare d’inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, vengono raccolte le firme e il consenso di 93 deputati e così il 30 Maggio 2014, dopo l’approvazione delle due Camere, il Presidente della Repubblica ha promulgato la Legge 30 Maggio 2014, n.82 con la quale si è aperta un’inchiesta per far luce sulle vicende legate al rapimento di Aldo Moro.

Ciò che è emerso dai lavori della Commissione è che da quel 9 Maggio 1978 tante sono le verità nascoste, tanti i quesiti ai quali nessuno sa ancora rispondere. Chi ha davvero sequestrato Moro? Dove è stato tenuto prigioniero per cinquantacinque giorni? Lo Stato è davvero complice in questa vicenda? Perché nessun membro della Democrazia Cristiana e del mondo politico in generale si è realmente impegnato nella ricerca di Aldo Moro?

A tutte queste supposizioni probabilmente non ci saranno mai delle risposte chiare. L’unica certezza è il ricordo vivo di Aldo Moro che dopo quasi 44 anni, viene commemorato in tutta Italia attraverso progetti del Consiglio Regionale della Puglia come “Moro vive”, “Moro martire laico”, “Moro educatore”, dai quali emerge una verità piuttosto scomoda insieme alla necessità di riscrivere un pezzo di storia del nostro passato recente, infatti, come afferma Gero Grassi: «Oggi Moro vive dappertutto attraverso la riattualizzazione del suo pensiero e delle sue opere. È sbagliato ricordare Moro solo per il rapimento e la morte, ma è altrettanto sbagliato dire di Moro che è morto. Non è vero! È stato ucciso per quello che è stato, per quello che ha pensato. Chi continua a negare quello che è successo nella vicenda umana, politica e criminale di Aldo Moro continua ad ucciderlo. Aldo Moro è vivo»[3].

[1] G. Grassi, Aldo Moro: la verità negata, Consiglio Regionale della Puglia, Bari 2022.

[2] Ivi, p. 173.

[3] Ivi, p. 18.

Nicolò Altomonte
Nicolò Altomonte

Sono Nicolò Altomonte, ho 18 anni e frequento il Liceo Linguistico Leonardo Da Vinci. Gioco a pallavolo a livello agonistico e spero entro cinque anni di raggiungere la massima serie, ma vorrei nel contempo proseguire con gli studi.


Questa rubrica è il frutto della collaborazione tra il giornale Vipiù.it e il Liceo Scientifico, Scienze Applicate, Linguistico e Coreutico “Da Vinci” di Bisceglie (BT) per i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO). Qui troverai tutti gli articoli del PCTO del Liceo “Da Vinci” di Bisceglie (BT).