“Non ti meravigliare se un giorno qualcuno ti cambia i connotati magari con dell’acido in faccia, quel giorno io e mezza Italia festeggeremo con lo spumante“. Queste le sconcertanti parole ricevute da Alessandra Moretti su FB da un suo hater. Vogliamo manifestarle la nostra solidarietà e il nostro sdegno nell’osservare come il “fenomeno” dell’hate speech stia diventando una vera e propria piaga della nostra società. È intollerabile che si continuino a manifestare queste forme di violenza e odio con sempre maggior frequenza e livore.
Un fenomeno che non nasce da adesso e che è stato spesso foraggiato anche da certi rappresentanti politici, che si sono resi attivi e complici della sua diffusione, creando inevitabilmente (e forse volontariamente) un effetto domino.
Nel cyberspazio, essendo senza confini e permettendo di potersi celare dietro falsi profili o pseudonimi, gli utenti si sentono non solo liberi di poter insultare ma anche legittimati ad esprimere tutto il proprio odio, senza filtri, in quanto apparentemente nascosti dietro l’anonimato.
Condividiamo la decisione di Alessandra Moretti di denunciare e invitiamo tutti coloro che sono vittime di violenza e odio a fare altrettanto. Qui non siamo nel campo della libertà di espressione invocata da qualcuno, qui siamo di fronte a reati e come tali vanno denunciati. Ma questo è l’epilogo del problema. Per tentare di risolverlo non possiamo limitarci a partire dalla fine. È necessario andare alla radice e intervenire in modo tale da evitare che sfoci in queste tempeste di odio e violenza verbale che stanno inquinando l’aria che respiriamo, quando addirittura non portano ad esiti più drammatici.
Bisogna investire nell’educazione, nella cultura, nell’istruzione e nell’insegnare alla popolazione ad usare la propria connessione. Ci si è preoccupati di far arrivare internet nelle case di tutti senza preoccuparsi però di insegnare alle persone a gestire la propria “on-life” e a far in modo che prendano consapevolezza e coscienza delle potenzialità dello strumento che hanno in mano, che amplifica le proprie azioni, e può creare danni agli altri come a sé stessi.
Questo è un tema che non riceve da parte delle Istituzioni l’attenzione che dovrebbe. E anche quando Liliana Segre ha proposto la mozione per istituire una Commissione contro l’intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza ricordiamo sbigottiti che ben 98 senatori del centro destra si sono astenuti; addirittura la Meloni definì questa mozione col termine di “censura”, salvo poi fare la vittima quando le offese sono state rivolte a lei. E in effetti lo è stata vittima, come lo sono stati state innumerevoli volte Laura Boldrini, Carola Rachete, Emma Bonino, ragazzine buttate in pasto agli haters da Salvini, la volontaria della Croce Rossa spagnola Luna di qualche giorno fa, Cecile Kyenge quando fu chiamata “orango” e molte altre.
Per questo le Istituzioni tutte dovrebbero avere lo stesso obiettivo e guardare nella stessa direzione in questa battaglia, perché può colpire chiunque, soprattutto persone che non hanno gli strumenti per difendersi o la forza per reagire e sopportare.
Il Veneto che Vogliamo
Movimento civico e popolare veneto