Alex Marangon, l’autopsia: “Morte per trauma cranico, probabile suicidio”

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(Adnkronos) –  Alex Marangon, il 25enne di Marcon (Venezia) ritrovato senza vita il 2 luglio 2024 sul Piave, dopo aver partecipato a un rito sciamanico a base di ayahuasca nell’abbazia di Vidor (Treviso), sarebbe morto per un violento trauma cranico dopo una caduta di circa 15 metri. "La dinamica del suicidio per precipitazione appare maggiormente compatibile" con le lesioni trovate sul suo corpo: è la conclusione della consulenza che la procura di Treviso ha affidato al medico legale Alberto Furlanetto.  "Tutte le lesioni cutanee presentavano caratteristiche di vitalità ed erano dunque riferibili a traumi subiti mentre l'organismo era vivente" e "si può affermare che la causa di morte è stato il violento trauma cranico". Determinante per il decesso "anche il violento trauma toracico subito al lato sinistro del corpo" scrive l'esperto.  Il medico legale nella relazione consegnata alla procura ipotizza in che modo potrebbe essere avvenuta la morte. "Si può ragionevolmente ipotizzare che il giovane sia precipitato oltre il parapetto della terrazza belvedere, forse con le mani in avanti e nel cadere abbia ripetutamente urtato contro i rami degli alberi posti lungo il dirupo sottostante la balaustra della terrazza riportando la ferita al fianco sinistro e le contusioni multiple al volto, alle spalle e alla schiena". Dopo una caduta di circa quindici metri, parzialmente frenata dai rami presenti, "si può ipotizzare che il corpo abbia toccato terra con la parte sinistra della testa riportando un violento trauma cranico mortale e successivamente con il lato sinistro del torace ove si produceva un significativo trauma toracico".  Dall'autopsia svolta dal Furlanetto su incarico della procura, emerge anche che Alex Marangon non è morto sul colpo. Per l'esperto in anatomia e istologia patologica – che ritiene il suicidio l'ipotesi "maggiormente probabile" – il giovane precipitato dal parapetto della terrazza belvedere "sarebbe rimasto in vita per un certo lasso di tempo". Una deduzione che arriva sulla base di due fattori: il trauma cranico che ha portato all'emorragia mortale "può condurre a morte in breve tempo ma non causa un decesso immediato" e in corrispondenza del trauma toracico sulla parte sinistra del corpo si rileva "una cospicua raccolta ematica" processo che a sua volta richiede un "certo tempo per realizzarsi", si legge nell'autopsia. Il 25enne "dopo aver colpito violentemente la roccia sottostante il dirupo sia rimasto steso sul bagnasciuga e sia rimasto vivo e agonizzante per un tempo non inferiore a venti minuti-mezz'ora durante i quali i fenomeni emorragici subaracnoidei, pleurici e cutanei hanno potuto manifestarsi". Dopo questo lasso di tempo "è possibile che il corpo sia stato parzialmente sommerso dall'acqua fredda con o senza fenomeni di annegamento terminali, del tutto ininfluenti nel determinare il decesso in quanto la morte stava subentrando a causa del trauma cranico subito".  La dinamica ipotizzata dal medico legale Furlanetto "non è ovviamente l'unica possibile, ma appare la più probabile stante le circostanze dei fatti così come ricostruite a fascicolo". Numerosi testimoni raccontano del giovane "in condizioni psicofisiche alterate, in prossimità della terrazza poco prima della sua scomparsa": Marangon avrebbe assunto "ayahuasca e cocaina, oltre a basse concentrazioni di Mdma e Thc". Le lesioni "sono compatibili con il passaggio del corpo attraverso i rami degli alberi" e sulla volontarietà del gesto "si può prendere in opportuna considerazione la concordanza delle versioni dei presenti che escludono alterchi violenti e la mancanza sul corpo del ragazzo di lesioni da difesa o afferramento. L'altezza dalla quale il corpo sarebbe caduto è sufficiente per determinare il trauma cranico mortale". Per il medico legale si possono prendere in considerazione anche dinamiche alternative, ma sarebbe difficile fornire spiegazioni convincenti. "Il trauma cranico potrebbe essere stato causato da un corpo contundente, come pure il trauma toracico, ma in questo caso qualcuno avrebbe dovuto percepire i rumori di un alterco e forse anche espressioni di dolore. Le lesioni cutanee contuse e abrase del tronco come pure la ferita al fianco sinistro potrebbero anche essere state prodotte in altro modo, ma l'azione lesiva dei rami appare francamente la più verosimile". Nell'ipotesi di un allontanamento del ragazzo e di un aggressione a distanza dalla terrazza "si deve ricordare che il giovane era scalzo al momento dei fatti e la cute della pianta dei piedi è integra, il che escluderebbe che egli abbia camminato sui sentieri adiacenti l'abbazia". Nel ritenere maggiormente compatibile l'ipotesi di un suicidio, dinamica che spiega le lesioni traumatiche riscontrate, "corre l'obbligo di segnalare la peculiarità delle lesioni cutanee al volto, per numero, sede ed estensione; possono essersi determinate mentre il capo del giovane passava attraverso i rami, ma non è possibile escludere che egli abbia subito dei colpi prima di cadere" inferti, in ipotesi, in una lite. "Anche la frattura costale sinistra suscita alcune perplessità. Anche in questo caso è possibile che la causa della lesione traumatica sia stata un urto durante la caduta ma non si può escludere una diversa etiologia (ad esempio un calcio ricevuto durante una colluttazione)". Dubbi che non cambiano la conclusione della consulenza: "La dinamica del suicidio per precipitazione appare maggiormente compatibile" con le ferite.  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)