100 mila studenti universitari ma solo 2 mila alloggi. Il dato è fornito dalle consigliere regionali Vanessa Camani (Partito Democratico) e Elena Ostanel (Il Veneto che Vogliano), che intervengono sul tema che di recente sta facendo molto discutere anche grazie alle pacifiche manifestazioni “in tenda” degli studenti per il caro affitto.
“Aprire immediatamente un tavolo di confronto con le organizzazioni studentesche – dicono le due consigliere -, sia sul tema dell’emergenza residenziale che su quello del finanziamento regionale, insufficiente, destinato alle borse di studio. Individuare, anche in collaborazione con Esu e Comuni, un numero adeguato di alloggi universitari, tanto per gli studenti idonei a beneficiare di un posto letto pubblico ma anche per gli studenti non assegnatari di beneficio. Pianificare gli interventi in modo che le ristrutturazioni previste e quelle in corso, anche quelle in capo a Esu, diventino residenze prioritariamente studentesche pubbliche o garantiscano forme di convenzionamento.
Sono queste le azioni individuate – aggiungono -, e proposte come impegno per la Giunta regionale, attraverso una mozione presentata. Al centro l’emergenza abitativa studentesca che sta animando manifestazioni di protesta in tutta Italia”.
È grave – denunciano le consigliere – che di tutte le istituzioni coinvolte dalle rivendicazioni legittime degli studenti la Regione Veneto sia l’unica che ancora non si sia attivata in alcun modo. Eppure proprio in Veneto, a fronte di oltre 100.000 studenti sono disponibili poco più di 2 mila posti letto. Una carenza che penalizza pesantemente anche gli studenti che avrebbero il diritto per merito ad un alloggio pubblico”.
Questi alcuni dati forniti da Camani e Ostanel: a Venezia, a fronte di 1.144 richieste di alloggi pubblici Esu, ne sono state accolte 480, a Verona 468 su 908 richieste, a Padova dei circa 1.500 studenti idonei hanno trovato alloggio soltanto in 654.
“La mozione presentata – proseguono le due consigliere – evidenzia che per troppi anni la Regione Veneto non ha investito, né direttamente né tramite gli Esu regionali, adeguate risorse per garantire un aumento degli alloggi per gli studenti meritevoli e, più in generale, per ampliare l’offerta di posti letto nelle residenze universitarie.
Gli affitti privati, a cui si devono rivolgere gli studenti in cerca di alloggio, hanno visto, negli ultimi anni e in particolare dopo la pandemia, un aumento medio del 40%, fenomeno che ha posto le città venete in cima alle classifiche nazionali di città con gli affitti più cari: Venezia quinta, Verona settima, Padova ottava in Italia.
Ad aggravare la situazione anche il fenomeno turistico degli affitti brevi, tipico delle città d’arte, condiziona pesantemente il mercato degli alloggi, cannibalizzando il tessuto abitativo e aggravando una carenza strutturale di alloggi disponibili.
Nel richiamare all’esigenza di colmare le carenze della mancata erogazione delle borse di studio a tutti i soggetti vincitori di bando e risultati idonei, e della mancata programmazione di agevolazioni sul trasporto pubblico locale per gli studenti. Inoltre, la programmazione prevista dagli Esu regionali, finanziata unicamente con le risorse pubbliche nazionali, appare totalmente inadeguata e sottodimensionata rispetto alle esigenze della popolazione studentesca“, concludono Camani e Ostanel.