Altro che Ciampolillo, 50 up & down di Salvini: trasformismi politici e promesse mancate

275
La trasformazione di Salvini
La trasformazione di Salvini

Si è parlato molto di trasformismo negli ultimi giorni in cui abbiamo rivissuto la scena di un governo scricchiolante che cerca voti di qua e di là per stare in piedi. La stessa scena del governo Berlusconi nel 2010, salvato da Razzi e Scilipoti, di cui faceva parte anche Giorgia Meloni, ora lanciatissima nei sondaggi, al 15%. Anche la Lega era in quel governo. Lega che ora è guidata da Salvini, al 25% circa nei sondaggi, contro il 35% del 2019.

Nel frattempo ne abbiamo sentite di tutti i colori: Salvini guerriero padano che si dichiara in guerra contro lo Stato italiano; Salvini nazionalista che toglie la parola Nord dal partito e cerca voti al Sud in nome dello slogan “prima gli italiani”; Salvini che dice “mai al governo con i 5 Stelle”, Salvini che promette “autonomia del Veneto in 15 minuti e taglio accise”, Salvini che fa, invece, il governo coi 5 Stelle e dice “durerà 5 anni”. E poi? E poi niente autonomia, Salvini dice “non si fa in 15 minuti, è complicata”; niente taglio accise; dopo meno di un anno e mezzo rompe con i 5 Stelle mettendo fine al governo che doveva durare 5 anni. (In questo video pubblicato pochi mesi fa dal giornalista Emilio Mola vengono raccolte alcune delle idee cambiate e delle promesse mancate di Matteo Salvini)

Attenti anche alle sue parole sull’euro e sul Covid perché ogni giorno ne spara una diversa: Europa sì, Europa no, mascherina sì, mascherina no, chiudere tutto, aprire tutto. Forse cambia identità a seconda che indossi gli occhiali oppure no, come Clark Kent.

Ciampolillo la confronto non è che un dilettante allo sbaraglio, diciamocelo: il più grande trasformista rimane sempre lui, Matteo Salvini, capace di trasformare il senso di realtà suo e di chi gli dà retta in un modo da far invidia a Copperfield e Brachetti. Come in un recente intervento in cui è riuscito a far passare come positivo il fatto di dedicare l’unica sera a settimana in cui può stare con i figli (ipse dixit) all’ennesima comparsata televisiva (ed è pure riuscito a dire che il vero amico di Trump è il premier Conte e non lui).

Ma in questo caso ha sbagliato il collega conduttore della trasmissione, doveva fargli togliere il microfono e dirgli: “senatore, la prego, stia pure con i figli, ci scusi”. A Matté, ma chi te lo fa fare? Non sei un vigile del fuoco o un chirurgo, non sei il premier o il presidente della Repubblica. Sei all’opposizione, rilassati, che tanto, anche se per una sera ti riposi e stai con i figli, ci pensa l’altro Matteo a sparare bordate contro il governo.