Perché l’emergenza Coronavirus serva a qualcosa, dopo aver distrutto certezze e mietuto vittime, bisognerà pure trarne delle conseguenze aprendo un dibattito su alcuni punti nodali anche, se non soprattutto, in base alle esperienze, positive e negative, fatte nella sua gestione.
Su alcuni temi in particolare, tutti, se ci pensate bene, collegati fra di loro, sarà, secondo noi, opportuno ragionare e tra questi
- l’ambiente in senso lato, la cui mala gestio, e sia pure in attesa di studi approfonditi e definitivi, di certo ha contribuito a generare il flagello attuale del Coronavirus e altri potrebbe incubarne
- le infrastrutture e l’edilizia, capendo se alle grandi opere” si potranno sostituire le “opere grandi” dando ugualmente lavoro (a imprese e dipendenti) ma anche una risposta alle priorità con la messa in sicurezza delle strade, dei ponti, di cui uno è crollato anche oggi, e, più in generale, del territorio, disastrato e disastrabile da eventi naturali o frutto dell’incuria umana; con il ripristino del decoro urbano anche tramite il riutilizzo di opere esistenti ma ora abbandonate e in disuso per avere carceri, scuole e luoghi di servizio pubblico (ospedali, biblioteche…) degni del terzo millennio am senza erosione di ulteriori spazi
- la scuola e la ricerca, la prima scoperta come arretrata nei suoi sistemi di insegnamento, tutto fuorché tecnologici e poco considerata per i suoi operatori, gli insegnanti, che dovrebbero essere scelti tra le eccellenze del paese e pagati di conseguenza, perché è da loro che parte il domani; la seconda, priva di quelle risorse che sarebbero indispensabili non solo a progettare un futuro migliore ma anche a “difendere” o curare il presente aggredito da minacce biologiche e non solo
- ultima in questo elenco parziale ma non l’ultima, anzi, delle questioni è la sanità, che ha mostrato tutti i suoi limiti, nonostante l’enorme sforzo di medici, infermieri e personale sanitario, a causa della ormai storica e superata ripartizione di risorse, che ha privilegiato il privato rispetto al pubblico con le conseguenze che rimangono scolpite nel numero, non ancora definito e definitivo, delle vittime e dei drammi che lasciano dopo di loro, e a causa della parcellizzazione delle competenze affidate alle regioni con risposte diverse per qualità ma unite dai ritardati se non mancati coordinamenti decisionali.
Non sono solo questi i temi che devono diventare virali nei nostri ragionamenti, perché tanti ne omettiamo di quelli che vogliamo raggruppare sotto il nome generico di qualità della vita, ma di certo i temi appena elencati sono tra i più importanti anche per gli effetti che potranno avere su quella qualità e tra i più urgenti perché le decisioni da prendere richiederanno tempo per essere attuate e perché, se non verranno discusse e prese oggi, domani potremmo aver dimenticato tutto.
In attesa del prossimo, peggiore flagello.
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