Gentile direttore, ci scrive un ex dipendente di BPVi che ci dà frequentemente, insieme ad altri, vari spunti tra cui quello di cui all’articolo «Pervasiva mala gestio della BPVi, i dipendenti contro banca e Bankitalia: “non sapevamo nulla e comprammo anche noi le azioni”», ho ascoltato interamente tutte le deposizioni, tra cui quelle recenti di Sansone Ambrosini, grazie al prezioso lavoro che sta facendo riprendendo le udienze e mi è sembrato di sentire storie molto differenti.
Gennaro Sansone (ispettore di Banca d’Italia, ndr), anzitutto, ha grossi deficit di memoria e, quando ricorda, riconduce ogni fatto relativo all’ispezione 2012 alla motivazione della stessa: verificare la qualità del credito!
Così, anche quando ha avuto a disposizione la lista dei primi 30 soci finanziati (poi aumentata di numero…) e le relative pratiche di fido, ha sostenuto che lo scopo del suo lavoro era verificare che non vi fossero state distorsioni nella concessione del credito ai soci e di non essersi accorto dell’esistenza di una correlazione tra finanziamenti e acquisti di azioni.
Anche quando gli sono stati evidenziati casi macroscopicamente evidenti di “baciate”, ricompresi in quella lista, ha addirittura “non confermato” le sue stesse dichiarazioni fatte ai pubblici ministeri in sede di indagine!
Claudio Ambrosini (responsabile Credito ordinario della fu Banca Popolare di Vicenza, ndr) mi è sembrato molto più lucido e convincente; non ha mai cambiato versione e ha sempre convintamente dichiarato di aver consegnato le pratiche di alcune baciate e anche gli ordini di acquisto azioni datati antecedentemente alla stessa delibera di fido!
Ha inoltre dichiarato di aver esplicitamente riferito a Sansone dell’esistenza della prassi di finanziare l’acquisto di azioni della banca, manifestando anche il dubbio della possibile non conformità all’art. 2358 cc.
Sansone mi è sembrato, invece, poco convincente e addirittura in imbarazzo.
Ci sono state anche altre deposizioni di dirigenti (Turco, Cauduro… ) che sono nel senso di confermare che gli ispettori avevano tutti gli elementi per riscontrare l’esistenza delle baciate.
La mia opinione-sensazione è che Sansone le baciate le abbia viste, come ha testimoniato Ambrosini, ma non abbia dato granché importanza al “fenomeno”; in sostanza, si è limitato a fare il suo “compitino” guardando le delibere e verificando il merito creditizio; lui un problema di “effettività” del capitale della banca non se lo è posto ritenendo, magari o chissà perché, che fosse un fenomeno limitato.
Ma da una figura altamente professionale qual’è un ispettore Bankitalia, non ci si può accontentare del compitino: era suo dovere chiedere ai dirigenti della banca di fare una verifica del fenomeno nonché di informare il collegio sindacale per un controllo più approfondito anche post-ispezione.
A questo punto credo sarebbe molto utile riconvocare insieme Sansone e Ambrosini per un confronto tanto più che hanno giurato entrambi di dire la verità, che ora non appare unica. Non credo che l’accusa sia interessata a farlo perchè Sansone ne uscirebbe male e verrebbe rinforzata la tesi che nel 2012 Banca d’Italia sapeva delle baciate: ciò finirebbe per essere una clamorosa attenuante per gli imputati i quali sosterrebbero che la pratica dei finanziamenti correlati non era stata stoppata dalla Vigilanza.
Tuttavia, il giudice, che deve emettere una sentenza il più possibile basata sui fatti, potrebbe essere dell’idea di riconvocarli… vedremo.
Approfitto per ringraziarla per il prezioso lavoro che sta facendo riprendendo le udienze (peccato solo per la qualità dell’audio dell’aula …) e la saluto cordialmente.
Lettera firmata