La politica vicentina si era incamminata, lentamente e cautamente, verso le elezioni amministrative del 2023 (da oggi in poi qui i passaggi fondamentali del percorso elettorale a Vicenza, ndr). Nulla di eclatante nelle prime mosse, ma anche sì. Come il riavvicinamento in FdI (imposto da Roma e dalle necessità) tra Vincenzo Forte (ex?) pupillo di Berlato e Silvio Giovine (portavoce di Donazzan in Giunta) e la scissione dal PD di Dalla Rosa and friends, costituenti una associazione con prospettive di metamorfosi in movimento o lista civica. Una brutta botta per i Dem cittadini, che perdevano tre consiglieri comunali e si ritrovavano affiancati da un nuovo gruppo consiliare (Per una Grande Vicenza) fuori del loro controllo. Che c'entra Giacomo Possamai in questo frazionamento tra i dem?
Dalla Rosa and friends fondano Per una Grande Vicenza
C'entra, eccome, perché l’iniziativa di Dalla Rosa, Colombara, Spiller, Marobin eccetera è stata spiegata come funzionale (ma in senso oppositivo o, quanto meno, ostruzionistico e/o di "contrattazione") alla candidatura di Giacomo Possamai a sindaco. Il nome del golden boy (32 anni) del centrosinistra berico, capogruppo del PD in Consiglio Regionale, era stato fatto tempestivamente filtrare dai democratici dell'apparato accreditandolo di una candidatura unica (e condivisa in tutta l’area) al ruolo di anti-Rucco.
Per una Grande Vicenza, si diceva invece, sarebbe nata proprio per mettere in chiaro che “Jack” Possamai non era affatto il candidato di tutta l’opposizione e che, per arrivare a questo unanimismo, si sarebbe, quanto meno, dovuto fare i conti con Otello, che lo aveva battuto alle ultime primarie non ricevendone, poi, adeguato sostegno elettorale, e con gli altri.
Fase uno: Possamai candidato sindaco del centrosinistra
Non ci voleva altro, forse, per raffreddare i possibili entusiasmi di “Possa” per Palazzo Trissino: si autoaccreditava, quindi, piuttosto come quello tirato per la giacchetta ma con tanti tanti dubbi ad accettare la nomination. Come dargli torto? Cinque anni fa l’avventura delle primarie non gli era andata proprio benissimo anche se si era subito rincuorato con la (più remunerativa, politicamente ed economicamente) elezione regionale.
Andando a Venezia sia pure come consigliere di minoranza e addirittura capogruppo del Pd - rifletterà giustamente, tra virgolette ipotizzate, il pupillo di Enrico Letta - "ho fatto un upgrade che mi ha portato ad un livello della politica più elevato e più interessante di quello di Palazzo Trissino con, magari, in prospettiva, il ruolo di competitor del successore di Zaia alle prossime regionali. Perché immischiarmi ora in una competizione ad alto rischio, senza nemmeno avere un sostegno netto e a 360 gradi, che – se anche andasse bene – mi farebbe restare impaludato per cinque anni nel piccolo mondo antico della politica cittadina. Mica capita a tutti i sindaci un fiume che esonda (come a Variati) o una pandemia (come a Rucco) per passare alla storia e, per giunta, per situazioni non certo volute e felici".
Fase due: "Possa" chiamato da Letta a candidarsi alle politiche
Poi le cose sarebbero cambiate. E mica poco. Perché quelli di Per un Grande Vicenza non stanno, per lo meno formalmente e tatticamente, mantenendo la supposta linea aprioristicamente anti-Possamai e sono, per così dire, "riacquisibili" nel plotone dei suoi, possibili, sostenitori. Questo, almeno, è quanto si mormora nei corridoi del Comune e negli uffici delle sedi di partiti, gruppi e associazioni del centrosinistra.
Anche se non in via ufficiale, Jack sarebbe stato l’unico anti-Rucco, allora? No, troppo facile. Perché è arrivato lo tsunami della caduta del governo e l’indizione delle elezioni politiche a fine settembre. E il nome del lettiano Possa è tornato in ballo ma in un giro diverso, addirittura nazionale, nel possibile nuovo ruolo di candidato alla Camera.
Lo vorrebbe, infatti, il segretario del PD Enrico Letta, mentore a cui Giacomo è sempre stato fedelmente legato, anche nei momenti bui del dorato esilio francese del leader. Possamai, infatti, è sempre stato leader della corrente lettiana a Vicenza, non sempre maggioritaria in città, anzi.
È pacifico che questa sarebbe un’occasione unica, per il dirigente di Marcello Cestaro nel gruppo Unicomm e figlio dell’ex storico e già potente direttore dei quotidiani del nordest Gedi-La Repubblica, ora nel mondo della finanza che conta con Banca Finint di Enrico Marchi, di fare un altro upgrade insediandosi a Roma e con una poltrona a Montecitorio. Non sarebbe candidato, questa è la condizione di accettazione del nuovo salto di qualità, come un peone qualsiasi, anche perché posti in Veneto non ce ne sono tanti a disposizione e, quelli che ci sono, finiranno senz’altro a figure tutt’altro che marginali e ben sostenute anche a Roma.
Se accetta di candidarsi, per Possamai un'autostrada per Roma
Da questo punto di vista, Possamai è ben accreditato perché Letta avrà bisogno di uomini fidati in Parlamento e lui lo è sicuramente. Chi è che, a queste condizioni, non sarebbe ben contento di rispondere signorsì alla chiamata del capo? Un treno come questo non passa un’altra volta e, se anche ripassasse, non è detto che si fermerebbe a Vicenza per far risalire Jack.
L’unico rischio è che il PD perda le elezioni e Letta sia costretto a un ruolo marginale se non a dimettersi. Ma anche in questo caso, un Possamai eletto deputato il suo scranno nell’emiciclo ce l’avrebbe e, se anche il segretario piddino fosse un altro, il quinquennio romano se lo farebbe liscio aprendosi, con le sue indubbie doti, nuovi orizzonti.
I rumors parlano di Jack in udienza la prossima settimana dal suo capo per sciogliere le riserve. Ma anche di un suo atteggiamento poco convinto ad accettare la candidatura nazionale, forse più tattico che convinto.
E la poltrona di primo cittadino di Vicenza? Amen, sarà per un’altra volta, se mai ci sarà e quando sarà "più grande".
Un bel guaio per l’area progressista berica, che resterebbe senza il possibile, sulla carta, molto sulla carta, candidato di tutti e, peggio ancora, senza un nome forte di partenza quando, a ottobre, si ricomincerà a parlare di amministrative?
O un vantaggio per quella parte, non irrilevante, dei Dem rimasti nel PD che a Possamai associano la sicura sconfitta in città per un suo, dicono, scarso appeal locale come pure dimostrerebbero le ultime primarie?
Le scaramucce locali interne al centro sinistra, ovviamente, non dispiacciono per niente alla maggioranza attuale, che pure deve trovare la sua strada tra la possibile conferma unitaria di Rucco a candidato e le altrettanto prevedibili diverse ambizioni al suo interno, solo apparentemente "sedate" dalla dichiarata, ma quanto solida non si sa, ricomposizione nazionale tra FI, FdI e Lega...
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