Il boom dei codici bianchi nei Pronto Soccorso degli ospedali veneti è un brutto segnale di carenza nella medicina territoriale e dei medici di famiglia: è questa l’analisi della consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon, in riferimento all’analisi 2022 realizzata dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari. “Quel 54% di codici bianchi nell’analisi di Agenas – spiega Bigon –, messo a confronto con il 9,55% della Lombardia, con appena il 20% di codici verdi, sta a significare che mancano infatti quei filtri territoriali che impedirebbero un affollamento di casi che non sono di stretta emergenza”.
Secondo la consigliera Bigon il problema è anche nei costi. “In Lombardia – osserva l’esponente dem – un paziente in codice bianco spende molto meno rispetto al Veneto, che introita tantissimi soldi per i codici bianchi rispetto a tutte le altre regioni, ma nello stesso tempo abbiamo poco personale, in buona parte esterno, nei Pronto Soccorso. Viene da chiedersi, e bisogna chiarirlo, se esista un’effettiva, corretta presa in carico. Basti pensare al caso di Legnago, dove l’utenza, dopo ore di attesa, si rivolge al PS privato”. Bigon fa anche una considerazione sul fatto che a fronte di una crescente richiesta di salute, legata all’invecchiamento della popolazione, si assiste alla riduzione dei posti letto: il Veneto ha i tassi più bassi tra le regioni del nord, con soli 3 posti per ogni 1000 abitanti. “Una carenza che si aggiunge al taglio ed al depotenziamento della sanità territoriale. Rispetto al 2019 i posti sono diminuiti del 11,34% nel pubblico ed aumentati del 7,62% nel privato. Un quadro – conclude Anna Maria Bigon – che evidenzia un dato di fatto: chi non ha soldi, non si cura”.