Potrebbe essere complicato fare acquisti alla vigilia di Pasqua: i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Vicenza hanno proclamato lo sciopero di tutto il personale dipendente dalle imprese che applicano il CCNL della Distribuzione Moderna Organizzata, in seguito alla rottura delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale. Lo sciopero sarà attuato mediante l’astensione dal lavoro per l’intero turno giornaliero e con un presidio delle lavoratrici e dei lavoratori alle ore 7.30 davanti la sede di Leroy Merlin di Torri di Quartesolo (Vicenza).
Le segreterie provinciali hanno espresso in un comunicato congiunto profonda indignazione per l’ennesima rottura delle trattative per il rinnovo del CCNL della Distribuzione Moderna Organizzata (DMO). “Federdistribuzione – si legge nel comunicato – si dimostra ancora una volta irresponsabile e arrogante, negando ai lavoratori e alle lavoratrici del settore il giusto riconoscimento economico e professionale. Dopo quasi 51 mesi dalla scadenza del precedente contratto, le proposte avanzate da Federdistribuzione sono inaccettabili.”
In particolare, ad aver provocato lo stop alle trattative e lo stato di agitazione sono state la prospettiva di precarizzazione del lavoro con l’introduzione di contratti a termine di durata indeterminata oltre i 24 mesi; lo smantellamento del sistema di classificazione del personale, con il demansionamento degli addetti alle operazioni ausiliarie alla vendita; l’azzeramento della dignità professionale, con il sotto inquadramento di chi ha la responsabilità di interi format commerciali; la creazione di una nuova mansione al quinto livello per la movimentazione delle merci, con lo svuotamento dell’attuale previsione al quarto livello.
Secondo Fabio La Russa, Segretario Generale Filcams Cgil Vicenza, i lavoratori del commercio sono tutti uguali, pertanto “Non ci stiamo con la decisione della DMO che pensa di creare differenze retributive e di trattamento per chi svolge lo stesso identico lavoro nel commercio. Inoltre bisogna riconoscere una retribuzione dignitosa senza fare dumping sulle mansioni dei lavoratori del settore.”
Confcommercio, Confesercenti e Distribuzione Cooperativa hanno già rinnovato il loro Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, mentre Federdistribuzione “si ostina a negare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori della grande distribuzione”. Le imprese associate a Federdistribuzione realizzano un giro d’affari di oltre 83,2 miliardi di euro, hanno una rete distributiva di 19.500 punti vendita, di cui oltre 7.600 in franchising, danno occupazione a più di 240.000 addetti e rappresentano oltre il 32% del valore dei consumi commercializzabili. Proprio in virtù di questi numeri, lo schema negoziale di Federdistribuzione viene definito dai sindacati mortificante e inaccettabile, un vero e proprio attacco ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici di un settore che in Provincia di Vicenza coinvolge circa 10.000 famiglie.
Matteo Bocchese, Segretario Generale Fisascat Cisl Vicenza, sottolinea come ancora una volta sia necessaria la mobilitazione e poi lo sciopero per via di un’associazione datoriale che con pretese irrealistiche ha fatto naufragare una trattativa già complessa di suo: “Non possiamo accettare retrocessioni su diritti contrattuali e garanzie attualmente già in essere. Vogliamo ribadire il nostro dissenso all’introduzione di sistemi che generano flessibilità incontrollata e generalizzata, allo smembramento del sistema di classificazione del personale e dell’azzeramento di ogni dignità professionale”.
Roberto Frizzo, Segretario generale Uiltucs Vicenza, insiste su un atteggiamento che ricalca uno schema già visto, teso a rendere i lavoratori più deboli e con meno diritti, con aumenti concessi ma non negoziati: “Invece di rispettare la dignità dei dipendenti che ogni giorno producono la ricchezza e la marginalità di cui tanto si vantano le aziende del settore, parlano di buone prassi, di aziende sostenibili, di responsabilità sociale, ma agiscono contrariamente ai loro stessi codici etici.”
I tre sindacati concludono invitando tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore a partecipare massicciamente allo sciopero e invitando anche i cittadini a sostenere la mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici della DMO non facendo acquisti nei punti vendita aderenti allo sciopero il 30 marzo 2024.
A sua volta, in un suo comunicato, Federdistribuzione ha ribadito il rammarico per la rottura unilaterale della trattativa sul rinnovo del contratto collettivo di lavoro della DMO da parte delle organizzazioni sindacali Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e UiltucsUil e ha definito immotivata e irresponsabile la proclamazione di una giornata di sciopero per il 30 marzo 2024.
Federdistribuzione, si legge nel comunicato, non ha fatto mai mancare la disponibilità alla trattativa nelle diverse fasi che si sono succedute nei mesi precedenti e nel corso dell’ultimo incontro del 26 e 27 marzo ha dato disponibilità a riconoscere gli aumenti salariali espressamente richiesti dalle Organizzazioni Sindacali, avendo sempre messo al primo punto l’importanza di tutelare i lavoratori insieme alla necessaria sostenibilità per le imprese. Precisa anche di non aver fatto alcuna richiesta di “flessibilità incontrollata” nella definizione dei contratti a termine, ma solo una integrazione rispetto a quanto già previsto dalla legge; né è stato proposto alcuno “smembramento del sistema di classificazione del personale” ma l’inserimento di nuove figure professionali e nuovi ruoli di coordinamento e organizzazione; inoltre non ha proposto alcun demansionamento né alcuna riduzione dei diritti dei lavoratori. La reazione delle organizzazioni sindacali, secondo Federdistribuzione, appare quindi sproporzionata e ingiustificabile in rapporto all’andamento del negoziato.
Malgrado il rifiuto delle organizzazioni sindacali di rinnovare il CCNL, le imprese aderenti a Federdistribuzione hanno quindi deciso di riconoscere ai propri lavoratori un aumento di 70 euro lordi (riparametrati al IV livello) a decorrere dal prossimo mese di aprile a titolo di anticipo sui futuri aumenti contrattuali, mantenendo l’auspicio che le organizzazioni sindacali possano tornare quanto prima al tavolo negoziale con l’obiettivo comune di giungere al rinnovo contrattuale.