Il caso di Andrea Soligo, operaio trevigiano morto sul lavoro a Tezze sul Brenta il 5 gennaio 2022 al centro di un dibattito pubblico in programma venerdì 19 maggio 2023, alle 18 e 30 presso la sede del sindacato Cub-Confederazione Unitaria di Base di Vicenza. Nella sede di via dei Mille saranno presenti anche gli avvocati della famiglia Soligo, Fabio Capraro e Marco Bonazzi.
Il procedimento giudiziario inerente la morte di Andrea Soligo – spiega il CUB -, che lascia una giovane vedova e due figli in tenera età, si è infatti interrotto con un’archiviazione nonostante i vari elementi forniti dalla perizia tecnica evidenziassero che concausa dell’incidente fatale sia stata la mancanza di rispetto di tutte le norme di sicurezza previste.
“Forse Andrea sarebbe ancora vivo e con la sua famiglia – commentano i legali della famiglia -. Eventi come questi possono intaccare la fiducia nella giustizia e aggiungono tristezza alla tristezza, facendo sì che la morte di Andrea sembri ancora più dolorosa. È necessario almeno chiarire le vere cause di questo incidente, poiché solo attraverso un processo adeguato e giusto si può garantire di apprendere dagli eventi tragici e fare tutto il possibile per prevenire che si ripetano”.
Giorgia Gatto, la giovane vedova di Andrea, non si arrende e dopo le lettere inviate due mesi fa al Presidente della Repubblica e al Ministro Nordio, ora ha scritto anche a Giorgia Meloni e al Procuratore di Vicenza Lino Giorgio Bruno.
La famiglia di Andrea Soligo chiede che si faccia quanto necessario per appurare la verità dei fatti chiedendo che il caso sia riaperto dopo che il giudice di Vicenza, dottor Nicolò Gianesini, lo scorso 13 dicembre aveva chiuso le indagini preliminari con un decreto di archiviazione.
Il giovane operaio morì durante lo svolgimento del proprio lavoro cadendo da una scala non a norma, presso la Fen Srl di Tezze sul Brenta dove stava eseguendo un intervento in esterna per conto della Veneta impianti di Riese Pio X nella Marca per la quale lavorava.
“Non voglio a tutti i costi che qualcuno venga condannato per la morte di Andrea – scrive Giorgia Gatto -, ma quanto meno vorrei che venisse approfondita, magari con una perizia, la dinamica dell’incidente. Appurare le vere cause di quanto accaduto potrebbe essere da deterrente per altri incidenti e per fare in modo che questo dolore non colpisca altre mogli, altri bambini, altri genitori, altri fratelli“.