Anna Maria Bigon e la punizione alla dissidente del Fine vita. Delrio a Rep: “Brutto segno”

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Anna Maria Bigon
La consigliera regionale Pd Anna Maria Bigon

Ieri, giovedì 25 gennaio 2024, il segretario provinciale del Partito Democratico di Verona, Franco Bonfante, ha destituito la dissidente Anna Maria Bigon dall’incarico di vice del partito nella città veneta.

Si tratterebbe di una diretta conseguenza dell’astensione della consigliera regionale in occasione del voto nel parlamentino veneto della legge regionale sul fine vita, in controtendenza con il voto favorevole dell’intero gruppo dei dem veneti.

Una astensione che continua ad essere “marchiata” come affossamento del progetto di legge ideato dall’associazione Luca Coscioni e sul quale il governatore Zaia ha messo la faccia in prima persona. Dimenticando però che in occasione di quella votazione, determinante è risultato il comportamento della Lega, che a Palazzo ferro Fini, si è divisa: solo 16 leghisti su trenta hanno votato sì e due si sono astenuti (ne avevamo scritto qui).

La decisione sulla dissidente Anna Maria Bigon è maturata a livello locale, almeno stando a quanto detto da Franco Bonfante, segretario provinciale del Pd di Verona: “Me ne assumo l’intera responsabilità. La scelta è mia. Non si poteva far finta di nulla”. Dunque, nessun coinvolgimento del Nazareno.

Sulla vicenda, La Repubblica di oggi in edicola, approfondisce il fatto che la decisione ha scatenato l’ira dei cattolici del partito, schierato a difesa del principio di libertà di coscienza sui temi etici. Graziano Delrio aveva minacciato di autosospendersi se ci fossero state punizioni.

E al quotidiano del Gruppo Gedi ha detto: “La sua decisione, motivata come conseguenza politica del comportamento di Bigon in aula, è un brutto segnale. È inammissibile che si voglia processare una persona per le sue idee. Ad Anna Maria confermo la mia vicinanza e condivisione per le scelte compiute in piena libertà”.

E ancora: “Tutti nel Pd, Bigon inclusa, siamo d’accordo che si debba recepire la sentenza della Corte Costituzionale sul fine vita – si sfoga Delrio con Repubblica -, ma nonostante questo ci si ostina a non ascoltare le motivazioni nel merito e i tanti dubbi sull’opportunità di 20 leggi regionali su un tema tanto drammatico e delicato.

È furente, l’ex ministro dei Trasporti che da mesi batte sul disagio dei cattolici nel nuovo Pd di Schlein. Espresso in un recente convegno anche da Pierluigi Castagnetti. Si omette di vedere che il problema della non approvazione in Regione Veneto sta nei 25 voti mancanti alla giunta di destra e che la risposta deve venire dal Parlamento nazionale, conclude il senatore dem”.