Antibiotico resistenza, i dati dell’indagine effettuata dall’Ulss 8 Berica: comportamenti a rischio per oltre 1 vicentino su 4

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convegno antibiotici resistenza
convegno antibiotici resistenza

Il 22% dei vicentini, più di 1 su 5, ritiene di non dovere ricorrere al consulto del medico per l’assunzione di antibiotici, sebbene la maggior parte si rivolga correttamente al medico. Il 33% – 1 su 3 – sospende la terapia prima del previsto, con potenziali ricadute sullo sviluppo di resistenze. Inoltre ben il 37% riferisce di avere in casa un antibiotico probabilmente avanzato da precedenti terapie, con il rischio quindi di un riutilizzo futuro scorretto.

Sono questi i dati più significativi emersi dall’indagine sull’utilizzo dei farmaci antibiotici condotta dall’ULSS 8 Berica sulla popolazione assistita, attraverso un questionario somministrato tramite le farmacie come indicazione da parte di Azienda Zero.

I risultati sono stati presentati ieri pomeriggio in occasione di un incontro pubblico dal titolo “Antibiotico-Resistenza: una nuova pandemia”, organizzato dall’ULSS 8 e promossa dal Rischio Clinico in collaborazione con il Centro Servizi per il Volontariato.

L’incontro pubblico organizzato sul tema si inserisce nell’ambito della Giornata mondiale per la sicurezza delle cure, istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2019, con lo scopo di promuove il coinvolgimento attivo dei pazienti e dei caregiver nella sicurezza dell’assistenza sanitaria.

Una tematica che anche nel vicentino necessita di maggiore attenzione e del contributo di tutti compresa la popolazione, come dimostrano proprio i dati del questionario somministrato dall’Azienda socio-sanitaria berica tramite le farmacie. Del resto il problema è sempre più diffuso, tanto è vero che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito l’antibioticoresistenza tra le dieci principali minacce sanitarie nei prossimi anni, insieme ad altri fenomeni come il cambiamento climatico, le pandemie e l’esitazione vaccinale. Si stima che la resistenza agli antibiotici possa causare 10 milioni di decessi in più all’anno entro il 2050. L’organismo europeo per il controllo delle malattie infettive (ECDC) stima che il numero di infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici in Europa è stato nel 2020 di 801.517 casi e che queste infezioni hanno causato 35.813 decessi nel 2020. Nonostante questo fenomeno riguardi tutta l’Europa, la gravità del problema nel nostro Paese è particolarmente rilevante. Infatti, in Italia nel 2020 si è verificato un terzo di tutti i decessi correlati all’antibioticoresistenza registrati su scala europea (10.000 morti).

«Il questionario – commenta la dott.ssa Romina Cazzaro, Direttore Sanitario dell’ULSS 8 Berica – dimostra la diffusione anche tra la popolazione vicentina di alcuni fattori di rischio significativi, anche se va riconosciuto che comunque l’81% degli intervistati ha risposto con consapevolezza in merito all’uso appropriato dell’antibiotico sulla base della prescrizione medica. Le statistiche aggiornate e gli studi più recenti ci dimostrano però quanto grande sia la minaccia derivante da una crescente diffusione della resistenza ai farmaci antibiotici, per questo motivo abbiamo voluto organizzare un momento di sensibilizzazione rivolto a tutta la popolazione. Cambiare una mentalità e correggere dei comportamenti è sicuramente un percorso non facile, ma questo è solo un primo passo di altre iniziative che come ULSS 8 Berica abbiamo allo studio, rivolte sia alla popolazione, sia agli operatori sanitari».

Del resto si tratta di un tema complesso, anche perchè vi contribuiscono diverse cause: l’aumentato uso di questi farmaci, spesso non appropriato sia in medicina umana che veterinaria, l’uso degli antibiotici in zootecnia e in agricoltura e una maggiore diffusione dei ceppi resistenti dovuto a un aumento dei viaggi e degli spostamenti internazionali.

Proprio alla luce della complessità delle cause, per preservare il valore degli antibiotici e tutelare la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente, è fondamentale che non solo gli operatori sanitari ma anche i cittadini prendano coscienza della portata di questo fenomeno. È grazie al contributo di tutti, infatti, che si può provare a fermare la diffusione delle resistenze agli antibiotici.