Una passeggiata nella storia: l’Antica Minturnae

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All'interno dell'Antica Minturnae; credits: ilpuntoamezzogiorno

Quanto può costare un viaggio nel tempo? Se lo sarà chiesto qualunque scienziato visionario e persino qualche fan della saga di “Ritorno al Futuro” perché, in fondo, anche mettere in piedi una DeLorean avrà il suo prezzo! Ma, senza scomodare film di fantascienza e formule matematiche, ci sono luoghi che ci permettono di fare un balzo all’indietro verso epoche lontanissime: uno di questi è il bellissimo Comprensorio archeologico di Minturnae, situato negli immediati pressi del Ponte Real Ferdinando sul Garigliano.

Con i pochi euro richiesti per aggiudicarsi il biglietto d’ingresso si guadagna un’esperienza incredibile. E non solo per la bellezza e l’antichità dei reperti presenti, ma anche e soprattutto per l’immensità del sito, che è veramente imponente.

Ma andiamo con ordine.

Antica Minturnae vista dall'alto; credits: anticaminturnae.it
Antica Minturnae vista dall’alto; credits: anticaminturnae.it

Chi conosce le realtà archeologiche puteolane – dagli scavi di Cuma all’Anfiteatro Flavio -, all’ingresso dell’Antica Minturnae si rende immediatamente conto di come ci si ritrovi davanti ad un unico, lunghissimo fil rouge che accomuna tutto il mondo romano, senza distinzioni di territori, regioni, confini. L’impatto visivo è identico, si rintracciano persino gli stessi oggetti a corredo del paesaggio, come le enormi anfore che venivano utilizzate per stoccare grandi quantità di derrate alimentari, olive e vino.

Il Comprensorio appare come una specie di bolla nello spazio-tempo in cui è quasi possibile vedere – immaginare – gli abitanti dell’antica città-porto passeggiare e svolgere tutte le operazioni del loro quotidiano.

Minturnae faceva parte della Pentapoli aurunca (federazione di città fondate dall’antico popolo degli Aurunci su cui, però, ci sono ancora tantissime incertezze storiche che meritano di essere approfondite in un successivo articolo dedicato) e venne distrutta dai Romani nel 314 a.C. durante la seconda guerra sannitica. Non ci volle molto, però, perché i vincitori si rendessero conto della posizione strategica del territorio: nel 295 a.C., infatti, furono gli stessi Romani a ricostruire la città che, grazie alla sua costa, permetteva fiorenti commerci e un ampio controllo via mare.

Minturnae appare anche in una delle biografie (Vite parallele) redatte da Plutarco: nel descrivere la vita di Gaio Mario, l’autore accenna al fatto che – una volta dichiarato nemico pubblico – il console si sia rifugiato tra le paludi del territorio per sfuggire ai sicari di Silla.

Della storia relativamente più recente della città non si conosce tantissimo: di certo si sa che nell’alto medioevo (580-590) venne distrutta ancora una volta, probabilmente dai Longobardi, e che nel corso del tempo, purtroppo, il sito archeologico è stato depredato di opere importantissime e di pregio; si parla addirittura di ben 158 sculture portate via nel 1820 da un generale austriaco, il conte Laval Nugent von Westmeathdal, comandante dell’esercito borbonico.

Ed è proprio questo il motivo per cui moltissimi reperti appartenenti, in origine, al Comprensorio e alla sua storia oggi sono visionabili soltanto all’estero in località come Zagabria (Croazia) e Filadelfia (USA).

Ma l’Antica Minturnae è molto più di quello che ha perso.

All’interno del suo perimetro, i visitatori possono incantarsi a guardare il panorama sui Monti Aurunci dai gradoni del Teatro Romano (I secolo d.C. circa) da oltre 4000 spettatori o addentrarsi nel sottosuolo per scoprire le meraviglie custodite nell’Antiquarium, tra cui sculture di ogni tipo e persino monete ripescate proprio nel Garigliano. Ancora, si può camminare sui blocchi di lava basaltica che compongono un tratto originale della via Appia e sono a disposizione dei curiosi i resti del Foro Repubblicano (II secolo a.C.), del Capitolium (dedicato a Giove, Giunone e Minerva), del Foro Imperiale, del Macellum, delle Tabernae e del complesso termale (II secolo d.C.).

Il sito si incornicia in un territorio ricchissimo di luoghi da esplorare: oltre al vicinissimo ponte sospeso già citato e allo skyline condito dalle cime degli Aurunci, a due passi c’è l’imponente insieme di arcate dell’Acquedotto Vespasiano che ancora resistono al tempo e il commovente Cimitero inglese con i caduti della Seconda guerra mondiale.