Antonio Fogazzaro nasce nel 1842 a Vicenza nell’attuale corso omonimo in un’agiata famiglia con tradizioni cattoliche, tant’è che alcuni suoi parenti appartengono all’ambito ecclesiastico. Sin dall’infanzia si distingue per le sue abilità intellettuali e lui stesso racconta di essere stato definito un bambino prodigio, poco vivace ma avido di libri. Saranno proprio questi libri i suoi fedeli compagni di vita, che resteranno al suo fianco durante tutto il cammino come uomo e autore.
Se durante l’infanzia già manifesta quest’indole letteraria e un carattere meno esuberante, in età adolescenziale ciò rimane invariato. Infatti non affronta lo studio con particolare interesse, ma al tempo stesso conserva una grande brama nei confronti dei libri. In particolare lo affascinano “Memoires d’Outre-tombe” del Chateaubriand e Walter Scott.
In conseguenza a questa sua personalità un po’ introversa, non ha però molti amici e i coetanei lo reputano troppo freddo e riservato. È un adolescente timido, romantico
ma anche un po’ goffo, soprattutto nel relazionarsi col mondo femminile. Se con gli umani non ha molto successo, trova invece il suo posto in un altro mondo: quello della letteratura. Proprio durante il liceo affina ancor più la sua conoscenza nel campo, in particolare grazie al professore Giacomo Zanella, attraverso il quale inizia ad ammirare il poeta tedesco Heinrich Heine, per cui nutre grande interesse.
Conclusi gli anni liceali vorrebbe seguire la sua indole di scrittore, purtroppo però il padre si oppone, perché vuole che il figlio intraprenda gli studi di giurisprudenza per una futura carriera da avvocato. Fogazzaro acconsente a soddisfare i desideri paterni e inizia quindi questo percorso, dapprima a Padova e poi a Torino, dove successivamente si trasferisce con la famiglia. Qui però non studia molto e affronta l’università malvolentieri, soprattutto considerando il fatto che non è la sua vera ambizione. In questo periodo è frequentatore più che altro dei caffè cittadini e perde anche la sua salda fede cattolica. Ha la netta sensazione di aver rotto una pesante catena, sentendosi però allo stesso tempo inquieto. Alla fine si laurea con voti modesti e fa il praticantato presso uno studio a Milano. Riguardo il tema religioso è interessante osservare come Fogazzaro abbia cercato un equilibrio, sebbene precario, tentando di bilanciare la teoria Darwiniana, da cui è affascinato ma turbato e il pensiero cattolico.
Si convince di aver trovato la soluzione al dilemma in Joseph Le Conte nella sua opera “Evolution and its relations with religiousthought”. Le Conte infatti afferma che, alla base delle forze determinanti l’evoluzione, ci sarebbe la volontà divina. Fogazzaro tiene anche delle conferenze in merito per supportare il suo pensiero ma senza conquistare però il mondo cattolico. Studiando le biografie dei grandi autori letterari, indipendentemente dall’epoca in cui si collocano, spesso emerge una problematica comune: il rapporto padre-figlio.
Esulando dall’ambito italiano e spostandoci ad est, più precisamente nella città di Praga, troviamo per esempio, un altro esponente della letteratura mondiale che sperimenta tutto ciò, anche in maniera più profonda: Franz Kafka. Quest’ultimo infatti ha sempre avuto un rapporto problematico con la figura paterna che, anche in questo caso, si intromette nelle sue decisioni e lo indirizza verso studi di giurisprudenza.
Una delle sue opere più famose, ovvero “Lettera al padre”, è la testimonianza emblematica di questa situazione. Scritta al padre ma mai inviata, ritrae la figura paterna, considerata rigida e autoritaria, dal punto di vista del figlio. Emerge comunque anche una vena di stima verso quel padre tanto temuto, che diventa quindi oggetto di un sentimento contrastante.
Da quest’opera affiora la predominanza che Hermann Kafka ha esercitato sul figlio ed è una specie di accusa nei suoi riguardi, soprattutto per la rigida educazione impartita che ha avuto poi ripercussioni in ogni ambito della sua vita.
Tornando però al protagonista di questo articolo, una volta trasferito a Milano con la famiglia, Fogazzaro riceve una visita dai conti Valmarana, che già conosceva e ha
quindi occasione di rivedere la loro figlia Margherita. Quest’incontro sfocia poi in un lieto fine perché i due si sposano a Vicenza nel 1866. Dal punto di vista lavorativo purtroppo, Fogazzaro è insoddisfatto della sua professione e si sente incompleto nella collaborazione presso uno studio legale.
Milano però si sa, è uno dei centri culturali per eccellenza, infatti nel periodo milanese conosce Abbondio Chialiva, che lo introduce nell’ambiente letterario degli scapigliati.
Gli esponenti di questo movimento cercano nuove strade nell’arte, rifacendosi alle tradizioni
romantiche tedesche e francesi. Fogazzaro però non riesce a trovare la sua dimensione in questa corrente, troppo ribelle per un carattere più tradizionalista e pacato come il suo. Alla fine si realizza come avvocato ma pensa di dedicarsi ancora alla poesia. Nel frattempo la sua vita viene illuminata dalla nascita della prima figlia Gina, che lo rende così lui stesso padre.
Ricollegandoci al suddetto parallelismo con Kafka per l’ambivalente rapporto con la figura paterna, ecco che Fogazzaro vuole l’opinione proprio di suo padre per l’opera “Miranda” e gli manda il manoscritto del poemetto. Questa scelta riguardo il commentatore esterno è molto interessante, anche se a lui personalmente, lo scritto già piaceva molto. Si potrebbe scorgere quindi una sorta di meccanismo per cui l’autore ricerca conferme anche in letteratura, che è essenzialmente il suo mondo, da colui che lo ha guidato finora nella vita e nelle sue scelte, opposte però alla dimensione letteraria.
Nessun editore lo sostiene purtroppo in questo progetto, tanto che deve pubblicare l’opera a sue spese nel 1874. Nonostante questa porta in faccia Fogazzaro non si arrende e nel 1881 appare infatti il suo primo romanzo, dal titolo “Malombra”. La protagonista è Marina, che trova per caso il biglietto scritto da un’antenata di nome Cecilia. Il messaggio dice, a chi lo avrebbe rinvenuto, di vendicarla contro i discendenti del marito e così Marina decide
di eseguire la sua volontà. Uccide inoltre lo scrittore Corrado Silla, considerato l’incarnazione dell’amante di Cecilia (visto che Marina rappresenta l’antenata). Le figure
centrali dell’opera, ovvero Marina e Corrado, saranno poi riprese in varie opere di Fogazzaro: lei bella, aristocratica, sensuale e inquieta; lui invece un intellettuale con ideali ma ostacolato dalle lusinghe del mondo e dalla sua stessa inettitudine.
L’autore porta nelle sue opere sempre qualcosa di personale, tanto da rispecchiarsi
nella trama di un altro suo romanzo, dal titolo “Daniele Cortis”. Durante il periodo in cui scrive quest’opera infatti ha una relazione extra coniugale con Felicita Buchner, vissuta però da entrambi con senso di colpa.
La figura principale dell’intreccio è un deputato cattolico che vuole fondare un nuovo partito ma il suo progetto si rivelerà un fallimento, parallelamente alla sua storia d’amore con la cugina Elena. Come affermato all’inizio, tutta la vita di Fogazzaro viene accompagnata dalla
letteratura, che scandisce ogni istante, sia esso felice o triste. Infatti quando suo padre muore, lui trova il modo di farlo rivivere attraverso la scrittura e lo incarna nel protagonista
del suo romanzo “Piccolo mondo antico”. Ambientato durante la seconda guerra di indipendenza sul lago di Lugano, vede come protagonista Franco Maironi, cattolico liberale e la moglie Luisa Rigey. La loro vita di coppia purtroppo è in declino e i due si allontanano a causa di incompatibilità di carattere. Inoltre, beffa della sorte, la figlia Maria muore annegata nel lago. In seguito a questo evento Luisa si chiude in se stessa e Franco si trasferisce a Torino. La vicenda si conclude però con un barlume di speranza in merito al riavvicinamento dei coniugi. Il romanzo ha un grande successo tanto che re Umberto I emana il decreto di nomina a senatore per Fogazzaro.
Visto il grande eco riscosso, “Piccolo mondo antico” ha un seguito dal titolo “Piccolo mondo moderno”. Il protagonista è Piero Maironi, figlio di Franco e Luisa, la coppia attorno a cui ruota appunto la vicenda precedente. Costui è sposato con una donna afflitta da una malattia mentale ma, l’avversa situazione in cui si trova, lo spinge tra le braccia di un’altra, Jeanne Dessalle. Tutto infine precipita quando la consorte muore. La vicenda di Piero però
non termina qui perché lo ritroviamo nel romanzo successivo, “Il Santo”, nel quale
viene descritto in vesti totalmente diverse. Vive infatti nell’abazia di Subiaco e conduce una vita all’insegna della preghiera e della penitenza. Il destino però si sa è beffardo e combina le sue carte facendogli rincontrare Jeanne Dessalle. Questa spera in un loro riavvicinamento ora che le cose sono diverse, però ciò è impossibile perché lui è troppo cambiato, anche se sarà proprio lei ad assisterlo in punto di morte.
Giungendo alla conclusione di questo excursus nella vita del grande autore qual è stato Fogazzaro, si può senza dubbio affermare che ha attraversato il mondo letterario con entusiasmo, talento e curiosità, senza precludersi alcun tipo di conoscenza. Sebbene le vicende della vita e le questioni familiari abbiano cercato di allontanarlo dalla sua passione, lui ha trovato sempre il modo di rimettersi in careggiata, sulla via che ha riconosciuto come propria sin dall’inizio, sempre in bilico tra tradizione e modernità.
Di Giulia Bisognin da Storie Vicentine n. 14-2023.