L’apartheid palestinese in Israele? Paola Farina fa rispondere Emanuel Segre Amar: “una falsa pandemia senza fine”

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Emanuel Segre Amar a Ginevra con Bat Ye’Or (pseudonimo della scrittrice Giselle Littman
Emanuel Segre Amar a Ginevra con Bat Ye’Or (pseudonimo della scrittrice Giselle Littman

Quando la redazione di ViPiu.it mi ha inviato un comunicato stampa, in cui apartheid e Israele erano associati, grazie a quella memoria elefantesca che ancora preservo, mi sono ricordata di un invito rimasto “disatteso”: “Ponte per Betlemme” da Vicenza, il sionista Emanuel Segre Amar a Pax Christi: “il muro ha salvato la vita a israeliani” ed ho chiesto a Emanuel Segre Amar di commentare. Ho altri impegni da affrontare, per cui preferisco riservare la poca pazienza di cui dispongo ad iniziative che sono accolte con maggior spirito di sostegno.

Emanuel Segre Amar è un Amico, nonché presidente dell’Associazione Gruppo Sionistico Piemontese ed il suo contribuito non si è fatto attendere. Una precisazione d’obbligo: Il Gruppo Sionistico Piemontese tramanda la tradizione di quello nato negli anni 20 a Torino con la denominazione di “Salotto Sionista” per volontà di sua nonna Margherita Amar, vedova Segre e di Alfonso Pacifici e che fu il primo ente italiano che si prefiggeva di far conoscere ideali sionisti in Italia. Grazie

Paola Farina

Sta diventando sempre più un luogo comune affiancare al nome Israele la parola apartheid. La storia millenaria di noi ebrei ci ha abituati a dover fronteggiare i luoghi comuni che spesso hanno causato terribili conseguenze al nostro popolo.

E apartheid non è che l’ultimo luogo comune che ha la stessa veridicità delle accuse di uccidere i bambini cristiani per impastare le azzime, o di portare morte tra le popolazioni con le pestilenze, per non citare che solo due esempi della storia passata.

Chissà se coloro che vi parlano dell’apartheid in Israele raccontano anche che in tutti gli ospedali malati ebrei, musulmani e cristiani sono ricoverati insieme e curati da medici fedeli delle tre religioni; che gli arabi, che fanno il servizio militare volontariamente (unica differenza esistente tra loro e gli ebrei) avanzano anche nella carriera militare fino ai gradi più alti; che diplomatici, anche di alto livello, fino al grado di ambasciatore, rappresentano Israele all’estero; che arabi rappresentano i loro concittadini in Parlamento (e adesso anche al governo); che giudici arabi hanno identiche possibilità professionali dei giudici ebrei, al punto che fu proprio un giudice arabo che mandò in prigione un ex presidente dello Stato di Israele.

Apartheid in Israele? Beh, ascoltate chi l’apartheid l’ha conosciuto davvero, in Sud Africa, andate a visitare Israele, e poi cambierete idea. Ve lo posso assicurare.

Emanuel Segre Amar