L’Appia Antica è considerata come una delle più grandi opere d’ingegneria civile del passato, non solo in relazione agli sforzi e alla maestria richiesti per la realizzazione, ma anche per il ruolo economico, militare e culturale che ha avuto nel corso della storia romana.
Non tutti sanno, però, che la regina viarum – la regina delle strade, come veniva definita dagli stessi Romani – aveva una “cugina” che offriva una validissima alternativa per il tratto Benevento-Brindisi: l’Appia Traiana.
Insieme, queste due vie hanno rappresentato le arterie della società romana e dell’impero, riuscendo a superare secoli e millenni per giungere fino a noi in quest’epoca fatta di impalpabili pixel e invisibili connessioni wireless.
L’Appia Antica – I lavori per la costruzione dell’Appia Antica, voluta dal censore Appio Claudio Cieco, esponente della gens Claudia, durarono oltre un secolo. Iniziati nel 312 a.C. per ristrutturare ed ampliare una strada preesistente che collegava Roma ai Colli Albani fino a Capua, venne inizialmente estesa fino a Maleventum (che proprio in quel frangente diventò Beneventum, Benevento) e, infine, al porto di Brundisium (Brindisi). L’intenzione divenne strategica: quello di Brindisi era tra i più importanti porti dell’Italia antica perché era proprio da lì che partivano le rotte commerciali per la Grecia e l’Oriente, senza contare che in questo modo si contribuiva a consolidare il dominio di Roma sui territori coinvolti dal percorso.
La tecnica di realizzazione rappresentò qualcosa di incredibilmente innovativo per l’epoca, tanto da incarnare quello che sarebbe divenuto lo standard per l’intera rete stradale del mondo romano. Dobbiamo ricordare, infatti, che al tempo i mezzi erano esclusivamente su ruote e pativano enormi difficoltà in presenza di piogge ed eventi atmosferici importanti. A questo si ovviò, inizialmente, con una pavimentazione in pietrisco (glareatum) che favoriva il drenaggio dell’acqua attraverso gli strati inferiori e, in seguito, con una vera e propria rivoluzione: grandi pietre vulcaniche levigate che poggiavano su diversi strati di pietrisco e terra che colmavano la trincea artificiale preesistente offrendo un sistema di drenaggio perfetto.
La circolazione era nei due sensi di marcia, c’erano persino dei marciapiedi ed è lungo questo itinerario che sono apparse, per la prima volta, le pietre miliari.
Attraverso la Via Appia si diffusero arti, tradizioni, filosofie, religioni e persino lingue, ma sul suo perimetro è scorso anche tanto sangue: è stato lungo il tratto che porta a Capua che, nel 71 a.C., i 6mila ribelli guidati da Spartaco finirono crocifissi, come monito per gli altri schiavi.
Va ricordato anche che, nel 1574, Papa Gregorio XIII volle la Appia Nuova (ex Via Campana): partiva da porta San Giovanni e riprendeva le prime miglia del tracciato dell’antica Via Asinaria, costeggiando l’Appia Antica. La strada a congiunzione dei due assi viari fu aperta per il Giubileo del 1700 da Innocenzo XII (Antonio Pignatelli di Spinazzola): era la Appia Pignatelli.
L’Appia Traiana – Una soluzione più lineare per il collegamento Benevento-Brindisi arrivò in epoca imperiale con l’Appia Traiana, che percorreva un itinerario più interno passando per le attuali Ariano Irpino (Aequum Tuticum), Canosa (Canusium) e Bari (Barium).
Costruita tra il 108 e il 110 d.C. per volere dell’imperatore Traiano, è rimasta in uso fino al Medioevo e oltre e, nel tratto appenninico, è ancora praticabile.
Riprendeva la preesistente e poco agevole Via Minucia, operando modifiche e deviazioni – di cui qualcuna resta ancora misteriosa – che ne migliorassero l’andamento; tuttavia, i lavori furono di minore entità rispetto a quelli realizzati per l’Appia Antica.
Il tracciato si rivelò importantissimo per i longobardi, poiché toccava numerosi centri religiosi, era percorso dai pellegrini diretti al santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano e fu asse, durante le crociate, per eserciti e fedeli in viaggio verso la Terra Santa; qui Cavalieri Templari e Gerosolimitani edificarono diverse strutture per il conforto dei viandati; più in là, sorse anche il castello di Crepacuore, fortezza che ebbe un ruolo cruciale nell’assedio dell’insediamento musulmano di Lucera (1269) da parte di Carlo I d’Angiò.
Nel corso dei secoli, molti dei ponti dell’Appia Traiana sono crollati, si pensa anche a causa del potentissimo terremoto del 1456: è rimasto in piedi il tratto Tre Fontane-Troia, ancora oggi percorribile, che durante il Rinascimento e fino al Settecento assunse un importante ruolo per il trasporto del sale marino prodotto dalle saline di Margherita di Savoia, in Puglia.