Con 396 voti favorevoli, 57 contrari e 3 astenuti, nella serata del 3 agosto la Camera ha approvato la riforma del processo penale. L’obiettivo della ministra della Giustizia Marta Cartabia è ridurre entro i prossimi cinque anni del 25% la durata media dei processi penali. Uno dei punti più controversi della nuova normativa è lo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado, tanto in caso di assoluzione che di condanna.
Introdotto dal predecessore di Cartabia, Alfonso Bonafede, è stato mantenuto. Per i reati più gravi, tra i quali mafia, terrorismo, violenza sessuale e traffico di droga, il giudice potrà chiedere ulteriori proroghe di un anno, mentre restano imprescrittibili i reati puniti con l’ergastolo. All’interno del pacchetto di riforme si inserisce anche l’impegno per un miglioramento delle condizioni del sistema carcerario italiano, reso ancora più urgente da episodi come le recenti violenze del 6 aprile scorso contro i detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Sul tavolo c’è l’ipotesi di utilizzare i fondi europei per costruire otto nuovi padiglioni e formare il personale che lavora nei penitenziari. I finanziamenti comunitari verranno impiegati anche per facilitare il lavoro della magistratura. Il Pnrr prevede lo stanziamento di 2,3 miliardi di euro per l’assunzione a tempo determinato nei prossimi 5 anni di quasi 22mila persone. Di queste, 5410 saranno personale tecnico amministrativo e 16500 laureati in Giurisprudenza, Economia e Scienze Politiche. L’iniezione di nuovo organico dovrebbe velocizzare i processi penali del 25% e quelli civili del 40%. Dopo il passaggio di martedì sera alla Camera, ora la discussione passa al Senato.