Per i palestinesi Argentina – Israele di calcio a Gerusalemme no, gay pride a Tel Aviv sì

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Tel Aviv è una delle città più LGBTQ friendly al mondo e ogni anno durante la prima settimana di giugno si svolge la “Settimana del Pride” con tantissimi eventi (qui la photo gallery). Si conta che oggi a Tel Aviv ci siano tra le 200.000 e 250.000 “persone diversamente normali”, provenienti da ogni parte del mondo. Quella di quest’anno è una parade particolare perché segna il ventesimo anniversario dalla prima. I festeggiamenti di ieri, iniziati alle ore 10.00 di mattina e continuati nonostante sia pieno Shabbat con un margine di tolleranza relativo, perché la galassia ultrareligiosa non approva di certo.
Di fatto i festeggiamenti vanno avanti da una settimana, con qualche disagio di traffico e logistica… Non c’è stato alcun tentativo palestinese di porre fine al GayPride di Tel Aviv, il perché è di seguito spiegato.
È vergognoso vedere calciatori al soldo dell’emiro del Qatar che rinunciano a una partita di calcio, mentre nessuno contesta il gay pride. La verità nell’annullamento della partita non sta tanto nelle minacce ai calciatori, dietro c’è il Qatar, il bancomat di Hamas che ha appena comprato il trenta per cento dell’Exxon Argentina: ricordiamo che il Qatar ospiterà i mondiali “islamici” di calcio nel 2022. Nonostante i problemi finanziari, la Federazione calcistica argentina rimborserà la società di produzione israeliana organizzatrice della partita con 2,2 milioni di dollari. Secondo quanto riferitomi, il Qatar sponsorizzerà questa mossa nefanda grazie agli stretti legami con il capo del calcio palestinese Jibril Rajoub. Il Qatar quel paese maledettamente ricco, dove gli operai sono trattati come schiavi e le donne sono come inesistenti, discrepanze che i sostenitori dei diritti umani e i Bds non vedono, ovvio il Qatar finanzia anche parte dei Bds… Che schifo di maestri di diritti umani.
Ciononostante, anche senza partita Israele – Argentina, Israele vive e aiuta a vivere: sono almeno mille gli islamici salvati in Israele in poco meno di un anno, da morte garantita nei loro paesi. La maggior parte sono gay palestinesi (gli omosessuali in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza vengono infatti incarcerati con l’accusa di essere collaborazionisti di Israele e qui seviziati e torturati, spesso fino alla morte). Non nego che ci siano problemi burocratici con le autorità israeliane per il riconoscimento dello status di rifugiato a un omosessuale, ma almeno Israele garantisce il diritto alla vita e al rispetto agli omosessuali, quello che non fanno i paesi islamici. Nonostante i problemi in essere, nessuno li ha espulsi o privati dei loro fondamentali, nessuno ha proibito le unioni di coppie miste (israelo-palestinese) e negli ultimi mesi ne sono state riconosciute centotrentatre. Il poeta Payman, gay iraniano in esilio ha tatuato un bel Magen David sul collo, ha sempre dichiarato il suo amore per Israele, perché non solo a mio, ma anche a suo dire «è il posto migliore sulla Terra, ed il più bello». Da Rights Reporter rilevo che nel corrente anno risultano esserci 1.034 Lgbtq islamici in Israele (1.011 uomini e 23 donne); ad aprile le domande accettate sono state 291 e tutte le altre sono in corso di verifica: nessuno, infatti, è stato rifiutato da Israele, che ha deciso di fare uno strappo alle sue leggi per garantire il sogno della libertà.
Ogni anno, parata ed eventi gravitano attorno ad un tema specifico. Il 2018 vede i membri più longevi della comunità LGBTQ locale quali protagonisti della Parata, del resto questo riconoscimento è pienamente meritato perché sono i pionieri dei diritti di cui oggi gode una vasta comunità, acquisti nel corso degli anni, in ambienti diversificati, spesso metafore di grandi incomprensioni.
Ieri è stata la giornata principale di Festa, ma oggi 9 giugno sta per iniziare un grande evento, un live show del DJ israeliano di fama mondiale Ofer Nissim (già nominato 4 volte nella lista dei 100 migliori DJ del mondo per la rivista DJ Magazine). Nissim, noto per la sua collaborazione con la cantante Dana International, si esibirà dalle 15:00 alle 23:00 alla Fiera di Tel Aviv. Questo momento è stato concepito e organizzato per essere il più grande concerto della storia degli eventi Lgbtq di Tel Aviv!
Sto pensando di organizzare per il 2019 un viaggio in Israele, per la ventunesima Parata con il mondo LGBTQ vicentino: potrebbe essere un momento d’incontro, in cui destra e sinistra si prendono per mano e camminano verso una riunione condivisa. Per ora io, sono etero, ma non bisogna mai porre la certezza su quello che sarà domani…tante “normalità bigotte e borghesi” nascondono diversità ben più discutibile di quelle del mondo LGBTQ!

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Paola Farina
Nata a Vicenza il 25 gennaio 1954, studentessa mediocre, le bastava un sette meno, anche meno in matematica, ragazza intelligente, ma poca voglia di studiare, dicevano i suoi professori. Smentisce categoricamente , studiava quello che voleva lei. Formazione turistica, poi una abilitazione all’esercizio della professione di hostess di nave, rimasta quasi inutilizzata, un primo imbarco tranquillo sulla Lauro, un secondo sulla Chandris Cruiser e il mal di mare. Agli stipendi alti ha sempre preferito l’autonomia, ha lavorato in aziende di abbigliamento, oreficeria, complemento d’arredo, editoria e pubbliche relazioni, ha girato il mondo. A trent’anni aveva già ricostruito la storia degli ebrei internati a Vicenza, ma dopo qualche articolo, decise di non pubblicare più. Non sempre molto amata, fa quello che vuole, molto diretta al punto di apparire antipatica. Dove c’è bisogno, dà una mano e raramente si tira indietro. E’ generosa, ma molto poco incline al perdono. Preferisce la regia alla partecipazione pubblica. Frequenta ambienti ebraici, dai riformisti agli ortodossi, dai conservative ai Lubavitch, riesce nonostante il suo carattere a mantenere rapporti equilibrati con tutti o quasi. Sembra impossibile, ma si adegua allo stile di vita altrui, in casa loro, ovviamente.