Azioni sindacali forzate hanno condotto all’arresto di alcuni sindacalisti della Logistica a Piacenza con l’accusa di associazione per delinquere. Questo, in sintesi, il terreno sul quale poggia l’inchiesta della polizia e della Procura della Repubblica di Piacenza che ieri ha condotto all’esecuzione di misure cautelari nei confronti di 8 sindacalisti appartenenti alle sigle autonome Si Cobas e Usb.
A emetterle, su richiesta della procura piacentina, il Gip del Tribunale di Piacenza: sei sindacalisti, dall’alba di ieri, si trovano agli arresti domiciliari. Per 5 di loro è stata associata anche la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre per il sesto sindacalista quella del divieto di dimora a Piacenza, al pari del settimo. All’ultimo degli indagati è stato invece notificato soltanto l’obbligo di presentazione.
Tra i soggetti ai domiciliari figurano – secondo fonti di stampa – il dirigente nazionale del sindacato SI Cobas, Aldo Milani, e tre dirigenti locali della sigla a Piacenza, Mohamed Arafat, Carlo Pallavacini e Bruno Scagnelli.
Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero costituito due distinte associazioni a delinquere al “riparo” delle sigle sindacali. Il loro obbiettivo sarebbe stato “introitare i proventi derivanti dalle sostanziose conciliazioni lavorative e dal tesseramento dei lavoratori impiegati nel settore della logistica piacentina a seguito dei conflitti che venivano artificiosamente creati dagli stessi“, informa la Questura di Piacenza.
In sostanza, secondo la ricostruzione dei fatti elaborata dalla Procura e che prende in esame ben 7 anni, dal 2014 all’anno scorso, gli indagati avrebbero organizzato scioperi e altre azioni di protesta solo “apparentemente rivolte alla tutela dei diritti dei lavoratori”, come dichiarato dalla procuratrice Grazia Pradella in una conferenza stampa di ieri in questura.
In realtà, secondo il pubblico ministero, dietro il loro operato “si celavano azioni delittuose finalizzate ad aumentare sia il conflitto con la parte datoriale sia tra le opposte sigle sindacali, al fine di aumentare il peso specifico dei rappresentanti sindacali all’interno del settore della logistica per ottenere vantaggi che esulavano dai diritti sindacali apparentemente tutelati.
L’indotto economico ricavato – ancora la Pradella – serviva inoltre ai vertici dell’organizzazione, oltre che per un diretto guadagno personale, anche per alimentare le figure intermedie dei delegati, da tenere a libro paga del sistema, con la prospettiva di carriera”.
In questo scenario gli inquirenti spiegano che i soggetti che avrebbero subito tali comportamenti, multinazionali o singoli datori di lavoro, esasperati, accettavano le richieste economiche.
Sin dalle prime ore successive all’esecuzione delle ordinanze di misura cautelare sono giunte le reazioni delle sigle sindacali coinvolte. Di alcune di esse abbiamo dato conto da queste pagine (leggi Arrestati sindacalisti SI COBAS e USB a Piacenza: attacco intimidatorio al diritto di sciopero?). Dal punto di vista delle organizzazioni sindacali si tratterebbe di un tentativo di criminalizzare le lotte volte a ottenere migliori condizioni lavorative per gli opera di un settore, in questo caso quello della Logistica, in cui si registrerebbero molti casi di sfruttamento.
Intanto, l’Unione Sindacale di Base, ha proclamato lo sciopero generale della Logistica a partire dalle 20 di ieri e fino allo stesso orario di oggi, mercoledì 20 luglio. “Lanciamo un appello a tutte le federazioni – si legge sul sito USB – perché attivino presidi di protesta in ogni città. Stiamo valutando con i nostri legali la controffensiva giudiziaria per smontare questo vero e proprio teorema antisindacale e le ulteriori iniziative di lotta”.
Non si è fatta attendere anche la presa di posizione dell’Usb del Veneto che ha organizzato un presidio presso la Prefettura di Verona per oggi, mercoledì 20 luglio, dalle 17 e 30 alle 19. Secondo la rappresentanza veneta, le lotte compiute nel piacentino e che oggi sono oggetto d’indagine “hanno visto la nostra organizzazione sindacale impegnata contro le forme più bestiali di sfruttamento, contro l’uso criminale delle cooperative, quelle che hanno lucrato per molti anni illegalmente sul lavoro sottopagato di centinaia di migliaia di lavoratori al comando delle multinazionali della logistica che hanno fatto grandi profitti sulla schiena di lavoratrici e lavoratori del settore”.